2025-05-29
«Fu Pio XI il primo pontefice “motorizzato”»
Il responsabile delle Collezioni storiche dei Musei vaticani: «Usò una Bianchi tipo 20 dopo i Patti lateranensi. Con Giovanni XXIII arrivarono mezzi americani. Paolo VI viaggiò in carrozza per la crisi petrolifera. La Campagnola su cui Wojtyla fu ferito? Reliquia».Per giungere dalla Terrasanta a Roma, l’apostolo Pietro, considerato il primo Papa della Chiesa cattolica, compì un lunghissimo tragitto spesso a piedi che, a immaginarlo oggi, appare epico. Con l’andare dei secoli, la mobilità pontificia su terra ha seguito l’evoluzione dei trasporti. Da cavalli e muli, passando dalle carrozze, si è giunti alle automobili. Papa Robert Francis Prevost, Leone XIV, ne ha finora utilizzate tre. Volkswagen Multivan, Mercedes-Benz G580 Eq e, come «papamobile», una Jeep bianca. Scendendo sotto il Giardino quadrato, parte integrante del percorso classico dei Musei vaticani, nel Padiglione delle carrozze, in un perimetro di 105 metri, sono ospitate carrozze e automobili originali utilizzate dai pontefici. Iniziamo questo viaggio con Sandro Barbagallo, dal 2012 responsabile delle collezioni storiche dei Musei vaticani.La nascita del padiglione ebbe l’assenso di Paolo VI. «Il padiglione nacque, nel 1973, principalmente per accogliere tutti quei cimeli che, dai tempi di papa Leone XIII, arredavano l’appartamento Borgia, in quegli anni svuotato dagli arredi, in gran parte cinquecenteschi, per far spazio alla galleria di arte religiosa moderna e contemporanea dei Musei vaticani. Iniziò così la riorganizzazione dei Musei».In carrozze e automobili si riproduce in trono papale. «Tutte le carrozze in uso esclusivo al Papa, dietro, hanno una seduta singola che rievoca un trono. Ciò anche nelle automobili, fino a quella utilizzata da Giovanni Paolo II, in continuità con l’antico protocollo. Nelle carrozze la forma è di un vero e proprio trono. Esso torna a essere tale nelle prime tre auto, ossia nella Graham-Paige, nella Citroën Lictoria C6 e nella Mercedes Nürburg e viene trasformato in forme più moderne nella Mercedes di Paolo VI, poi passata a Giovanni Paolo II. Tale resta anche nella Lancia Thesis Giubileo, regalata dall’avvocato Gianni Agnelli a Giovanni Paolo II».I Papi avevano a disposizione, per spostamenti non ufficiali, altre carrozze, oltre a quelle di gala? «Le carrozze sono: di gran gala, gala, ordinarie e di curia. A disposizione non avevano solo una carrozza, ma diverse, più o meno ricche a seconda dell’occasione. Abbiamo memoria che Urbano VIII si fece fare una carrozza da campagna per andare in vacanza a Castel Gandolfo. Nel padiglione abbiamo soltanto una carrozza di gran gala, utilizzata esclusivamente cinque volte l’anno per le grandi occasioni. L’ultima volta la utilizzò Pio IX l’8 settembre 1870, quando si recò a celebrare la festa del nome di Maria a Santa Maria del popolo. Dalla breccia di Porta Pia, 20 settembre 1870, questa carrozza rimase nel cosiddetto garage nobile. Ordinariamente, il Papa utilizzava una carrozza di gala. Se doveva spostarsi all’interno della Città del Vaticano, ricorreva a carrozze meno vistose, fino al cosiddetto landò, ancora conservato, di Leone XIII: nero, per un tiro a due o a quattro. È quella che si vede in un famoso filmato dei fratelli Lumière degli anni Novanta dell’Ottocento. È, a sua volta, l’ultima carrozza papale prima dell’arrivo delle auto, poi passata a Pio X, a Benedetto XV e a Pio XI».Il primo Papa che ricorse a un’auto? «Pio XI, papa Achille Ratti. L’auto cui ricorse, all’indomani dei Patti lateranensi l’11 febbraio 1929, fu una Bianchi tipo 20, una delle macchine già in uso in Vaticano ma non dal Papa, il quale non poteva uscire dal Palazzo Apostolico se non per passeggiare nei Giardini vaticani. Andò a San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, a celebrare il 50° della sua consacrazione sacerdotale. Nell’aprile 1929 arrivarono le prime auto. Il 21 aprile una Fiat 525, l’1 maggio l’Isotta Franchini 8, in dicembre la Graham-Paige; nel 1930 la Citroën Lictoria C6 e, a novembre dello stesso anno, la Mercedes Nürburg disegnata da un giovanissimo Ferdinand Porsche».Casi straordinari di utilizzo delle carrozze anche durante la motorizzazione? «Dal 1929 al 1930 le automobili presero ufficialmente il posto delle carrozze. Ma l’ultimo Papa ad aver utilizzato, in forma ufficiale, una carrozza, è stato Paolo VI, come conseguenza della guerra del Kippur (da cui la crisi petrolifera che determinò l’austerità, ndr), l’8 dicembre 1973, dovendosi recare in piazza Mignanelli per omaggiare l’effigie dell’Immacolata. Le carrozze vaticane rimaste erano vecchie e inutilizzabili e, per l’occasione, fu affittato un landò da Cinecittà».Quali Papi ricorsero allaMercedes Nürburg disegnata da Porsche? «Sono stati Pio XI e Pio XII, ma la Nürburg è stata utilizzata relativamente poco perché la macchina per eccellenza è sempre stata la Graham-Paige. Quando Pio XII uscì dal Vaticano per recarsi al Quirinale, l’auto fu la Graham-Paige, rimasta in uso fino agli ultimi giorni della sua vita. Con Giovanni XXIII ci fu un cambio e cominciarono ad arrivare le prime auto americane, come la Buick, le Cadillac, che giunsero fino ai primi anni di pontificato di Paolo VI. Dopodiché Paolo VI ricevette, nel 1966, una Mercedes 300 Sel limousine, adottata anche da Giovanni Paolo II, che tenne come macchina esclusiva per tutti i 26 anni di pontificato. Anche questa è esposta nel Padiglione delle carrozze e, dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, è stata fortemente blindata».È singolare anche la storia della stupenda Citroën Lictoria C6, con scomparto porta-breviario sormontato da reliquia di San Cristoforo, protettore dei trasportatori, e pulsantiera per il Papa: avanti, indietro, adagio, forte, ferma, Vaticano. «Quella macchina fu un regalo della Citroën (attenzione: non la Citroën francese ma la Società italiana Citroën di Milano, ndr) e di tutti i dipendenti della Citroën italiana. Ciascuno dei dipendenti donò le ore di lavoro necessarie per realizzarla. Dentro è allestita come una sorta di salottino del Settecento veneziano, in legno e broccato. Ha un trono vero e proprio. Il motivo della pulsantiera? Riecheggiando le antiche carrozze, il Papa è all’interno dell’abitacolo mentre lo chauffeur è nella parte esterna, all’aperto, coperto soltanto da una tenda in cuoio. Se il Papa avesse voluto dirgli qualcosa, questi non l’avrebbe sentito. Con la pulsantiera si accendevano, sul cruscotto, le luci corrispondenti alle indicazioni».Perché ha percorso solo 193 chilometri? «È sempre stata ritenuta eccessivamente appariscente e, alla fine, sono state preferite la Nürburg e la Graham-Paige, interamente nere. È stata utilizzata da Pio XI e Pio XII».Nell’Anno Santo 1975, Paolo VI fece acquistare una Toyota Land Cruiser per fare più volte il giro di piazza San Pietro e benedire più pellegrini possibili. «È la prima papamobile in assoluto. Considerando che con l’espressione “papamobile” non intendiamo la berlina, l’auto papale, ma la macchina bianca scoperta che tutti conosciamo. Tornerà a breve qui da noi. In questo momento è all’autoparco per una revisione generale».Pertanto, per chiarezza, la Jeep bianca utilizzata da Leone XIV è una papamobile che, obiettò un latinista, potrebbe chiamarsi pure Autovehiculum Pontificium? «È una papamobile. Le papamobili sono quelle bianche scoperte. Le berline papali sono quelle nere chiuse».La Fiat 1107 Campagnola bianca donata a Torino dalla Fiat a Giovanni Paolo II è la papamobile su cui subì l’attentato del 13 maggio 1981. È coperta da segreto pontificio? «Se ci fosse stato il segreto pontificio su quest’auto, non sarebbe esposta nel museo. Il segreto pontificio fu tolto dallo stesso Giovanni Paolo II perché, nessuno ci ha fatto caso, ma nell’ultimo periodo della sua vita questa papamobile fu ripresa dallo stesso Karol Wojtyla, in piazza San Pietro. Benedetto XVI, nelle sue prime apparizioni, utilizzò proprio questa Campagnola. Il motivo per cui fu riportata nel garage nobile esclusivo del pontefice, dove non può entrare nessuno se non gli addetti, e da lì non fece più nessuna uscita, è perché iniziarono ad arrivare i doni della Mercedes a Benedetto XVI. Quando arrivai ai Musei, nel 2012, feci richiesta di esposizione e fu approvata. Ricordo l’emozione. Anche perché quest’auto è una reliquia di terza classe, in quanto utilizzata da un Papa dichiarato santo. Reliquie di terza classe sono tutti gli oggetti che un santo ha utilizzato. Lo sono anche la Mercedes 300 Sel e altre».Ricordiamo che nel museo c’è anche la Renault 4 del 1994 con 300.000 chilometri fatta restaurare dal sacerdote veronese don Renzo Zocca e donata a papa Francesco. Ma le auto con targa vaticana pagano la tassa di circolazione, in Italia chiamata «bollo»? «La macchine con targa Scv, auto di Stato, non pagano alcuna tassa. Le auto targate Cv, ossia auto vaticane in uso a persone e dirigenti che ne usufruiscono per servizio, pagano una forma di tassa».