
Secondo i pm di Caltanissetta, i boss da cui la toga comprò la casa in nero erano anche membri di una loggia coperta.Nella storia della controversa compravendita di immobili (a prezzo di favore e, in parte, in nero) tra l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e personaggi in odore di mafia (Vincenzo Piazza, Salvatore Buscemi e Francesco Bonura, tutti successivamente condannati in via definitiva) non poteva mancare una spruzzata di massoneria. Il magistrato in pensione, attualmente indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento della mafia, il 9 luglio scorso, è stato interrogato per quasi 12 ore. E durante lo sfibrante faccia a faccia è emerso che i venditori mafiosi di diversi immobili alla famiglia Pignatone e di un appartamento all’ex pm Guido Lo Forte erano pure massoni. «Quest'immobiliare Raffaello è di per sé un'associazione addirittura, Piazza, Bonura,Buscemi Salvatore...» attacca il procuratore Salvo De Luca.Pignatone prova a parare il colpo: «No».De Luca cala l’asso, citando due importanti pentiti: «Che, secondo indicazioni che vengono da Siino (Angelo, ndr) e da Pennino (Gioacchino, ndr), erano anche massoni in loggia coperta».Un tema quello della masso-mafia che ha portato, a giugno, gli inquirenti a far perquisire gli immobili un tempo abitati dall’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, deceduto nel 2017, il primo a occuparsi dell’uccisione di Paolo Borsellino.Dal decreto di perquisizione si apprende che tale nuovo procedimento ha ad oggetto «il coinvolgimento di soggetti esterni a Cosa nostra» nella strage di via D’Amelio, «con particolare riferimento al contributo fornito da appartenenti ad associazioni massoniche "coperte"».La pista è stata avviata dopo un’attenta rilettura delle testimonianze di pentiti come Giovanni Battista Ferrante, il quale attribuì a Totò Riina questa clamorosa affermazione, a proposito delle stragi del 1992-1993: «I massoni vosiru ca si fici chistu». I massoni vollero che si facesse questo. Durante queste indagini i magistrati nisseni hanno ritenuto necessario approfondire l’ipotizzata «appartenenza massonica» di Tinebra «fin da epoca precedente a quella in cui diresse la Procura di Caltanissetta».Il sopra citato Pennino, già nel 1998, aveva parlato della super loggia Terzo Oriente, «struttura sorta sulle ceneri della P2» che si proponeva «di affiliare tutti coloro di cui non si poteva rendere manifesta l’appartenenza massonica, al fine di creare un organismo capace di gestire il potere al di sopra dei partiti e del governo». A parlare a Pennino di questa organizzazione sarebbero stati principalmente «il medico Giuseppe Lisotta, cugino di Vito Ciancimino (l’ex sindaco mafioso di Palermo, ndr), nonché Antonino Schifaudo, i quali esplicitamente gli manifestarono la loro appartenenza al Terzo Oriente, facendogli alcuni nomi di persone affiliate e in particolare: (omissis), il medico Antonino Cinà e l’imprenditore Buscemi». È possibile che il riferimento fosse proprio all’uomo che ha venduto casa a Pignatone. Negli anni ’90, per questo tipo di rapporti pericolosi, Pignatone, Lo Forte, l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco e un altro loro collega furono messi sotto inchiesta per corruzione e poi archiviati. Adesso Pignatone e l’ex pm Gioacchino Natoli sono accusati di favoreggiamento della mafia per il presunto insabbiamento di un fascicolo (con tanto di richiesta di distruzione di bobine e brogliacci) che riguardava i presunti affari illeciti dei fratelli Buscemi nelle cave di marmo di Carrara. Il 9 luglio, di fronte alla domanda sui grembiulini, Pignatone capisce subito l’aria che tira e prende immediatamente le distanze dal mondo delle logge: «Di massoneria io non ho mai capito niente per la verità... non ho fatto manco indagini che erano monopolio, monopolio lo dico scherzando, dei colleghi, Napoli e Croce...». De Luca incalza: «Per completezza le faccio anche questa domanda, sa se suo padre era vicino ad ambienti massonici?». Ricordiamo che Francesco Pignatone è stato un importante politico democristiano siciliano, il cui ruolo sarebbe stato attenzionato durante un’indagine su una società partecipata dalla Regione, la Sirap.L’ex giudice di papa Francesco replica sulla possibile affiliazione del babbo a una loggia: «Lo escludo […] mio padre era un cattolico molto più serio di me, era presidente diocesano dell'Azione cattolica, fu eletto per questo motivo […]. Credo che anche lui, come me, non ha mai capito niente di massoneria. Io ho pure comprato un libro sulla massoneria […] di un tale Da Mola o Dal Mola (in realtà Aldo Mola, autore della più nota storia della massoneria italiana, ndr), qualcosa del genere ed è uno dei pochissimi libri che non sono riuscito a finire…» Le indagini sui rapporti tra mafia e massoneria sono portate avanti dai carabinieri del Ros e proseguono alacremente. Consulente della Procura è Piera Amendola, dal 1981 al 1988 responsabile dell’archivio della commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2.Nei giorni scorsi abbiamo svelato che la Procura ha anche contestato a Pignatone il contenuto della relazione di minoranza della commissione Antimafia del 1976. Il primo dei firmatari (sette parlamentari comunisti, da Gerardo Chiaromonte a Gelasio Adamoli) è il deputato Pio La Torre, ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982 per la sua strenua battaglia alle cosche. Il dossier chiamava già pesantemente in causa i costruttori che hanno venduto casa a Pignatone. Per esempio vi si leggeva: «I documenti dei Carabinieri offrono un quadro impressionante del rapporto fra alcune imprese (Vassallo, Piazza, Moncada, eccetera) e alcuni capimafia (Torretta, Nicola Di Trapani, Buscemi) e amministratori comunali di Palermo, come Ciancimino, Di Fresco, Pergolizzi e Matta».Ma anche: «Per quanto riguarda specificamente il Piazza, nel documento 951, agli atti della Commissione, si legge che egli «dà avvio all'attività edile che lo pone in contatto diretto con il noto capomafia Torretta Pietro e con Bonura Salvatore, che in primis approntano i loro capitali. Nacque così, come è notorio nella borgata Uditore, il connubio Piazza-Torretta-Bonura, che diede l'avvio alla realizzazione di svariati edifici, anche se sotto le mentite spoglie di ditta individuale intestata al solo Piazza Vincenzo. Infatti l'impresa Piazza Vincenzo risulta iscritta alla locale Camera del commercio in data 6 novembre 1961 […] con sede in Via Lo Monaco Giaccio, n. 6, Uditore, attuale domicilio di Pietro Torretta». Ma l’indagato, di fronte a tale contestazione, si è schermito: «Io questa relazione l'ho letta quando sono entrato nel famoso pool Antimafia, non mi ricordo se nel 1988 o 1989, probabilmente non tutti i capitoli, ma l'analisi generale che faceva La Torre... con la conoscenza ormai del Maxiprocesso […]. Dopo il Maxiprocesso scopriamo che c'è Bonura, che c'è Buscemi...».Ma se Pignatone sostiene di avere compreso la situazione solo dopo la metà degli anni Ottanta, qualche notizia sui suoi immobiliaristi di fiducia (lo anticipiamo: non buona) era già uscita nel 1973 sull’Unità.Nel numero del 13 novembre, il quotidiano comunista riprende i contenuti di un rapporto inviato dal Questore di Palermo Ferdinando Li Donni alla commissione Antimafia e acquisito su richiesta dei difensori nel processo per diffamazione intentato da Ciancimino contro il parlamentare del Pci Girolamo Li Causi. Nel documento sono più volte citati i fratelli Giovanni e Francesco Bonura e Salvatore Buscemi come imprenditori legati ai corleonesi Ciancimino e Lisotta (il massone, ndr), soci con Buscemi nella Società immobiliare siciliana, della quale Buscemi era anche amministratore. Quest’ultimo, annota l’articolo, è stato pure procuratore della immobiliare Lurano dei fratelli Francesco e Giovanni Bonura, entrambi figli di una sorella del noto boss di Palermo-Uditore Pietro Torretta.Il quotidiano si sofferma anche sul primo appalto aggiudicato a Ciancimino dalle Ferrovie dello Stato nel 1951, evidenziando che in suo favore intervenne anche una «commendatizia» dell’onorevole Bernardo Mattarella, padre del presidente della Repubblica. Ai Bonura, essendo nipoti di Torretta. spettava per «diritto di sangue» il mandamento Uditore. I Bonura e Buscemi, quindi, si alleano con i Corleonesi per uccidere Salvatore Inzerillo, capo del mandamento Passo di Rigano che comprendeva Uditore. Inzerillo viene ucciso l’11 maggio 1981 e il mandamento, per decisione di Riina venne diviso in due: Passo di Rigano e Uditore e capi dei due mandamenti diventarono Salvatore Buscemi e Francesco Bonura, ovvero gli uomini che, tra il 1978 e il 1983, hanno fatto numerosi affari con i Pignatone e hanno anche venduto un appartamento a Lo Forte.
Jannik Sinner (Ansa)
Il campione italiano si impone a Torino sullo spagnolo in due set: «È stato più bello dello scorso anno». E guadagna cinque milioni.
«Olé olé olé Sinner Sinner». Sarà pure «un carrarmato», un caterpillar, come l’ha definito Massimo Cacciari, ma dopo le Finals che assegnano il titolo di Maestro della stagione, forse non vanno trascurate le doti tattiche e la forza mentale che lo ha fatto reagire nella difficoltà come quelle che ieri hanno consentito a Jannik Sinner di spuntarla al termine di un match combattuto e a tratti spettacolare su Carlos Alcaraz, protagonista di un tennis «di sinistra», sempre secondo l’esegesi del tenebroso filosofo. Il risultato finale è 7-6 7-5. «Senza il team non siamo niente. È stata una partita durissima», ha commentato a caldo il nostro campione. «Per me vuol dire tanto finire così questa stagione. Vincere davanti al pubblico italiano è qualcosa di incredibile».
Giuseppe Caschetto (Ansa)
Giuseppe Caschetto è il sommo agente delle star (radical) nonché regista invisibile della tv, capace di colonizzare un format con «pacchetti» di celebrità. Fazio e Gruber sono suoi clienti. Ha dato uno smacco al rivale Presta soffiandogli De Martino. «Guadagno fino al 15% sui compensi».
Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
«Compra la terra, non si svaluta mai», dicevano i nonni. E non solo. A livello nominale in effetti è vero: i prezzi dei terreni salgono. Se però guardiamo le quotazioni togliendo l’inflazione si nota che dal 2000 i valori sono crollati di oltre il 20%.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».





