2025-04-04
Il piano di Parigi per erodere Piazza Affari
Nei progetti di Euronext, la società che controlla i listini di Francia e Italia, ci sarebbe la volontà di eliminare le doppie quotazioni Innalzando i nostri costi spingerebbe società e fondi sulle altre Borse. Terminate le ispezioni di Consob e Bankitalia sulla holdingLa storia di Euronext e della tendenza francocentrica della società che gestisce i listini di Parigi, Milano, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Oslo e Dublino va avanti da anni. Ha dei risvolti politici, certo, perché al di là dell’azionariato composito (la nostra Cassa Depositi e Prestiti ha una quota vicina all’8%), le scelte dell’amministratore delegato francese, Stéphane Boujnah, il manager in carica dal 2015 che ha guidato il gruppo all’acquisizione di Borsa Italiana nel 2021, sono sempre apparse a orientate a favorire gli interessi d’oltralpe a discapito di quelli italiani. I rapporti hanno conosciuto fasi alterne, tante oscillazioni che hanno anche portato allo storico sciopero dei dipendenti di Borsa. Quello strappo è rientrato, ma da qualche mese a questa parte le tensioni sono di nuovo all’ordine del giorno. Uno dei temi è quello che riguarda gli Etf, i fondi quotati in borsa che replicano l’andamento di un indice, di un settore di una commodity. Piazza Affari è un mercato storicamente florido per gli Exchange traded fund, ma è già da un po’ di mesi che si nota una lenta erosione e una costante diaspora degli Etf verso lidi più favorevoli, Olanda in primis, dove le commissioni sono decisamente più basse se non nulle. Risulta che Consob e Banca d’Italia nelle scorse settimane abbiano condotto un’ispezione sulla piazza milanese e la holding francese, che peraltro sarebbe già terminata e della quale si aspettano gli esiti, per capire cosa stia succedendo. Chissà se i due organi di vigilanza hanno anche verificato quello che secondo le fonti interpellate dalla Verità risulta essere più che un rumors. Nei piani di Euronext infatti ha preso sempre più spazio l’idea di eliminare la possibilità della doppia quotazione (Milano e Parigi per intendersi) in modo da invogliare sia chi è già su due listini (non ci sono tantissimi casi) sia chi deve ancora quotarsi a scegliere dove farsi vendere e comprare. Se a questa mossa seguisse quella di aumentare i costi di quotazione e le commissioni di Milano o di non abbassarli lì dove si è meno concorrenziali è chiaro che ci troveremmo di fronte a una chiara strategia per drenare clienti e finanza alla Piazza milanese. Sarebbe un gioco assai pericoloso. Perché non sta scritto da nessuna parte che un’azienda di medio-grandi dimensioni che non trovi conveniente Milano si dirotti su Parigi o Amsterdam, anzi. Possibile che vada altrove. O addirittura che decida di non quotarsi. «A Milano», spiega alla Verità, l’amministratore delegato Value Track Sim Marco Greco, «sono rari i casi reali di doppia quotazione. Oggi sul listino principale abbiamo gli esempi di Stellantis ed Stm, poi Edilizia Acrobatica e Racing Force (caschi, tute e guanti per motorsport ndr). Mentre sul Global Equity Market ci sono tutta una serie di titoli, penso ad Adidas, Adobe, Air FranceKlm, quotati all’estero ma che possono essere scambiati anche in Italia. Non so se l’ipotesi di eliminare la doppia quotazione sia in campo, di certo però se dovesse concretizzarsi sarebbe una scelta politica che andrebbe a incidere più sulle potenziali quotazioni future che non su quelle già in essere». Così come altre fonti evidenziano il malumore di diversi operatori per l’attivismo di Euronext lato servizi di consulenza, relazioni con gli investitori, comunicazione aziendale, governance e compliance per le aziende quotate, attraverso una realtà ad hoc, Euronext corporate solutions. L’offerta, si legge nel sito, è promossa con l’idea di aiutare le aziende clienti ad affrontare al meglio le sfide del mercato dei capitali. I clienti sono le aziende quotate su tutti i listini del gruppo, che evidentemente già pagano una fee a Euronext. Il punto è che in questo modo vengono drenate quote di mercato alle società di consulenza italiane che da anni operano con le aziende quotate o quotande. Insomma, si fa leva sulla figura istituzionale per agire poi sia da regolatore sia da consulente. E del resto la stessa Euronext è quotata, ovviamente sulla Borsa di Parigi, e a fine quarter ha da rendere conto ai suoi azionisti. Resta sullo sfondo il rinnovo delle cariche. A maggio scadono i mandati dei due italiani nel consiglio di amministrazione della holding. Si tratta di Piero Novelli e Alessandra Ferone (ex Cdp ora Open Fiber). I critici, Forza Italia in testa, spingono per un ricambio, accusando sopratutto il manager di scarso attivismo e presenza sul territorio. Ma probabilmente si sono mossi in ritardo.