2025-10-18
Una bomba fa esplodere l’auto di Ranucci
Attentato contro il conduttore di «Report», fortunatamente senza vittime. Ma la figlia era passata lì davanti poco prima. L’ordigno artigianale è stato piazzato in un punto privo di telecamere. Investigatori al lavoro: si indaga su ambienti ultras e sui balneari.«Un ordigno è stato piazzato sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci. L’automobile è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto». Il post, drammatico, è stato pubblicato ieri mattina sul profilo social della trasmissione di Rai 3. L’esplosione, violentissima, scuote le abitazioni di via Po, Campo Ascolano, tra Roma e Pomezia. Sono passate da poco le 22 quando il boato squarcia il silenzio del litorale romano. Il bersaglio è chiaro. Il conduttore di Report vive lì con la sua famiglia. Sotto la sua Opel Adam qualcuno ha piazzato un ordigno artigianale. L’auto era parcheggiata lì da mezzogiorno. «La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento», scrivono i colleghi di redazione. Pochi minuti prima di quella deflagrazione, e precisamente alle 21.40, la figlia del conduttore Rai aveva posteggiato la sua Ford Ka accanto a quella del padre. «Potevano ammazzarla...», dice Ranucci, scosso. Poi aggiunge: «È stato usato almeno un chilo di esplosivo». E fornisce qualche pista agli investigatori: «Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report». Mentre i carabinieri, la Digos, la Scientifica e i vigili del fuoco si occupavano dell’auto del giornalista divorata dalle fiamme (l’altra, quella della figlia, è distrutta nella parte anteriore), Ranucci è stato accompagnato a Piazzale Clodio nell’ufficio del procuratore di Roma Francesco Lo Voi, che subito dopo ha affermato: «È un atto gravissimo su cui indagheremo a fondo insieme alle forze dell’ordine». L’indagine è affidata ai pm antimafia di Roma. Si procede per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. Le verifiche tecniche serviranno ad accertare tipo di esplosivo e modalità d’innesco. «Sembra che si tratti di un ordigno rudimentale», spiegherà Ranucci qualche ora dopo, «ma bisogna capire la natura dell’esplosivo. Con tutte le minacce che riceviamo non è semplice risalire alla matrice». Dai rilievi emerge che l’ordigno sarebbe composto da polvere pirica pressata. Nessun timer, probabilmente una miccia accesa a mano. Gli artificieri dei carabinieri stanno analizzando i reperti. Si ipotizza che il dispositivo sia stato lasciato «tra due vasi esterni alla villetta» e che l’autore si sia allontanato subito dopo. In quella zona, dicono gli investigatori, «negli ultimi mesi sono esplosi altri ordigni artigianali» usati dalla criminalità per intimidazioni o regolamenti di conti. Episodi a Ostia, ad Acilia, a Dragona. E anche ad Aprilia. Per questo gli specialisti stanno confrontando il materiale residuo trovato sul posto con quello usato in altri casi simili. Chi ha piazzato l’ordigno ha scelto il punto cieco. Nessuna telecamera privata, nessun impianto di videosorveglianza pubblico. Solo una telecamera per il rilevamento della velocità dei veicoli, a 50 metri, sopra un semaforo pedonale. L’unica speranza è in quella lente. Sempre che, in campo lungo, abbia inquadrato il momento in cui è stato lasciato l’ordigno. Chi ha agito molto probabilmente conosceva le abitudini del giornalista e dei familiari. È probabile che ci siano stati sopralluoghi nei giorni precedenti, appostamenti, forse anche prove. Mentre un residente ha riferito che «un automobilista ha raccontato di aver visto 30 secondi prima dell’esplosione un uomo vestito di scuro e incappucciato proveniente dalla villetta del giornalista, che attraversava la strada verso il boschetto». Inoltre, a pochi metri dal luogo dell’esplosione è stata trovata una Fiat Cinquecento risultata rubata il 25 luglio scorso a Ostia. E alcuni residenti hanno riferito di aver sentito altre esplosioni nei giorni scorsi. Ranucci vive blindato da anni. È sotto scorta dal 2014, dopo alcune minacce di morte. In passato ha trovato davanti casa due proiettili P38 e ha subito pedinamenti. «Da tempo denuncio un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti», ha ricordato nelle ultime ore. Gli investigatori stanno esaminando le attenzioni rivolte al giornalista da parte del mondo ultras e dei balneari.
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