2018-11-23
L’Italia è maglia nera nella lettura. Ma gli audiolibri spiccano il volo
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Abbiamo il primato mondiale nel settore, esploso negli anni Ottanta e ora rilanciato dalle app. Disponibili sia abbonamenti, sia singoli file da scaricare. Anche Francesco Pannofino e Toni Servillo hanno prestato le loro voci.Le indagini di mercato hanno rivelato che l'Italia è tra i Paesi che più ama gli audiolibri. La media di titoli ascoltati in un anno si aggira attorno ai 18.«La tradizione orale risale a Omero». L'attore Tommaso Ragno: «Registrare alcune opere è una rottura. Esempi? "Il nome della rosa"».Lo speciale comprende tre articoli. L'audiolibro, il suo potere evocativo simile solo a quello della radio, è un'invenzione piuttosto datata, frutto degli anni Ottanta. Del boom economico, di un processo creativo che, però, non ha saputo compiersi a dovere. La mancanza di tecnologie, allora, ha fatto degli audiolibri piccoli oggetti di nicchia, indirizzati a un pubblico, colto e limitato. È stato Internet, anni più tardi, la diffusione domestica e verticale delle avanguardie tecnologiche a trasformare quei libri formato audio in un fenomeno di massa, redditizio e popolare.Le app, Amazon Audible e Storytel, gli abbonamenti mensili formato Netflix, la formula cosiddetta dell'all you can listen (tutto quello che puoi ascoltare, ndr), accessibile ad appena 9,99 euro al mese. E poi la Emons, casa editrice il cui lavoro consiste nell'individuare scritti appetibili, comprarne i diritti e, attraverso un'apposita selezione della voce adeguata a leggerli, trasformarli in audiolibri. Negli anni di Internet, della rete e dei social network, le società di audiolibri si sono moltiplicate al punto da colmare (o quasi) la mancanza di letteratura.L'Istat ha diffuso dati allarmanti. Nel corso dell'ultimo anno, solo il 40,5% della popolazione italiana si è degnato di prendere un libro tra le mani e leggerlo. Il restante 59,5% non ha sfogliato nulla, nemmeno un volume di ricette. Eppure, quando dalla lettura tradizionale si passa all'ascolto di audiolibri, i dati cambiano. L'Italia, tra tutti i Paesi, è uno di quelli più dediti all'ascolto. Si stima che, ogni anno, ciascun abbonato Audible, Storytel o chissà che altro ascolti, in media, 18,1 audiolibri. Un'enormità che, spiega Sergio Polimente, direttore editoriale della Emons, dovrebbe rincuorare.«L'audiolibro serve per leggere di più, non per sostituirsi al libro. Il problema, con la lettura tradizionale, è il tempo che abbiamo a disposizione durante la giornata per poterci sedere a leggere. Un problema che l'ascolto può ovviare. Se si sta facendo un lavoro manuale che non abbia bisogno di grande concentrazione intellettuale, se si sta facendo dello sport o dei servizi domestici, è possibile infilarsi le cuffiette in testa e ascoltare il libro preferito». La scelta è sterminata. In formato audiolibro, in file mp3 o in cd fisico, si trovano i grandi classici e i libri d'ultima uscita. Si trova Alessandro Manzoni, con i suoi Promessi Sposi, e J.K. Rowling, con la saga di Harry Potter. Si trova la tetralogia de L'Amica Geniale e le pubblicazioni di Gianrico Carofiglio. Tutte, o quasi, lette dalla voce di un grande attore.«Quello che ci dicono le ricerche di mercato è che il genere che funziona di più è il noir», spiega ancora Polimene, «In realtà, però, quel che funziona sopra tutto è l'abbinamento grande voce-grande libro». Vittorio Sermonti, compianto scrittore, ha letto la Divina Commedia e Le Metamorfosi di Ovidio. Claudio Bisio la produzione letteraria di Daniel Pennac. Paolo Poli ha letto il Pellegrino Artusi, Roberto Saviano Se questo è un uomo di Primo Levi. Tommaso Ragno, ancora, che in televisione vedremo tra i protagonisti della miniserie Baby, su Netflix dal 30 novembre, ha letto Il nome della rosa e il Pendolo di Foucault. Poi, da Umberto Eco è passato a Charles Dickens, prestando la propria voce a Oliver Twist. E raccontando che, per leggere ad alta voce, bisogna impiegare soprattutto la schiena.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pezzo-casiraghi-2619050555.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="litalia-li-ama-in-un-anno-vengono-ascoltati-in-media-18-libri-a-persona" data-post-id="2619050555" data-published-at="1757913809" data-use-pagination="False"> L'Italia li ama: in un anno vengono ascoltati in media 18 libri a persona Due cuffiette, la testa penzoloni, nelle orecchie i bassi, altissimi, di una qualche musica orrenda. Quando la metropolitana schiude le proprie porte, lo scenario che si offre alla vista sembra sottratto alle pagine di Ray Bradbury, a Fahrenheit 451. I giovani, gli anziani, i lavoratori, gli studenti se ne stanno accatastati l'uno sull'altro, con lo sguardo perso e, tra le mani, luccicante, il proprio smartphone. Gli occhi sono puntati chissà dove, a inseguire una fantasia privata. Nella testa, suona l'eco di quella che, non necessariamente, è una canzone pop. Capita, infatti, che, tra i pendolari con le cuffiette alcuni scelgano di sostituire alla musica un audiolibro. Il racconto di un classico, la cronaca angosciante di un noir, un saggio. Le indagini di mercato hanno rivelato che l'Italia è tra i Paesi che più ama gli audiolibri, nati con il boom degli anni Ottanta e arrivati alla massificazione grazie al progresso tecnologico. La media nostrana di titoli ascoltati in un anno si aggira attorno ai 18,1, un punto (o quasi) al di sopra della media mondiale. Il che significa che, nonostante l'allarme Istat, secondo cui solo il 40,3% della popolazione avrebbe letto un libro cartaceo (sia pure di ricette) nel corso dell'ultimo anno, un filo rosso che ancora unisce l'Italia al piacere della lettura esiste. E il merito di averlo scovato, probabilmente, va accordato a piattaforme online e case editrici digitali. Audible, nata nel 1995 perché uno scrittore famelico potesse ingurgitare della buona letteratura durante le proprie sedute di jogging, è passata nel 2008 sotto l'egida di Amazon. E, negli anni, ha accumulato circa 13.000 titoli. Oggi, tra romanzi, podcast e poesie, ne offre 5.000 in lingua italiana, accessibili, tutti, alla cifra di 9,99 euro al mese. Si paga, e, come su Netflix, si ascolta quel che si vuole, quando si vuole, dove si vuole. La formula, cosiddetta dell'all you can listen, ha come unica condizione l'accesso a una rete Internet, che permetta lo streaming audio dei libri preferiti. Su Amazon Audible se ne contano svariati. C'è l'intera saga di Harry Potter di J. K. Rowling letta da Francesco Pannofino, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa letto da Toni Servillo, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald letto da Claudio Santamaria. E poi ci sono una serie di grandi classici e capolavori editi, quasi tutti, dalla Emons. A differenza di Audible, Emons è una casa editrice tradizionale il cui lavoro consiste nell'individuare il romanzo da trasformare in audiolibro, comprarne i diritti e affidarne la lettura a un lettore professionista. Un attore, di solito. «Un capolavoro, se letto male, perde tanto. La voce, quindi, è importante quanto il contenuto», spiega Sergio Polimene, direttore editoriale della Emons. «Solitamente siamo noi, attraverso una disamina del tipo di voce che reputiamo necessaria per la lettura del testo, a individuare l'attore giusto. Capita, però, che siano gli attori a proporsi. Qualcuno, ha un libro del cuore. Qualche altro, desidera impersonare un dato capolavoro. Allora, ci chiamano: “Scusate se mi permetto, ma se voleste inserire quello o quell'altro romanzo nel vostro piano editoriale, io sarei ben contento di partecipare". I classici più contesi sono stati Il nome della rosa di Umberto Eco, letto infine da Tommaso Ragno, e Pastorale americana di Philip Roth, per cui abbiamo scelto Massimo Popolizio». Spesso un attore ha un richiamo spesso maggiore di quello che si può accordare a un libro. «Ci sono testi, come Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Emilio Gadda, letto da Fabrizio Gifuni, che scoraggiano il lettore per via di una complicanza, insieme, linguistica e testuale». Talvolta, però, capita che l'attore scelto sappia vincere la riluttanza dell'acquirente, convincendolo a comprare l'audiolibro, venduto da Emons, in libreria e online, sotto forma di cd o Mp3. «A dicembre lanceremo la nostra app, che, a differenza di Audible, non sarà in abbonamento. Si potranno comprare e scaricare, direttamente su smartphone o tablet, i nostri prodotti, che continueranno a essere venduti anche in libreria. L'ambizione è quella di raggiungere un pubblico quanto più ampio possibile, un pubblico che comprenda anche le persone non avvezze alla tecnologia». E i giovani, sui quali Emons, insieme con Audible e Storytel, app scandinava arrivata in Italia nel luglio 2018, con 1.800 titoli in italiano e abbonamenti mensili a 9,99 euro, possono avere una funzione quasi salvifica. «L'abitudine dei ragazzi a tenere le cuffiette rende più semplice veicolare un romanzo, un saggio o qualcos'altro. Molti insegnanti ci hanno ringraziato, perché, specie nei bambini, l'ascolto serve come invito alla lettura», spiega ancora Polimene, annunciando che, sulla scia del fenomeno americano, la Emons comincerà a produrre anche audioserie originali, «lette da grandi attori e scritti da grandi autori». «Un paio di queste sarebbero già adattabili a una serie televisiva. Noi ci speriamo, ma audio first», chiude il direttore editoriale prossimo a lanciare Le Metamorfosi di Ovidio, lette dal compianto Vittorio Sermonti, e La famiglia Karnowski di Israel Joshua Singer, con la voce di Paolo Pierobon. Perché, nonostante il noir sia il genere più amato, i classici, ancora, si difendono bene. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pezzo-casiraghi-2619050555.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-tradizione-orale-risale-a-omero" data-post-id="2619050555" data-published-at="1757913809" data-use-pagination="False"> «La tradizione orale risale a Omero» Tommaso Ragno è tra gli esempi più fulgidi del binomio attore-audiolibro . Il primo romanzo, Il Ritratto di Dorian Gray, si è trovato a leggero nel 2006 all'interno di Ad alta voce, su Rai Radio3, dove ha potuto coronare il suo sogno. «Da adolescente, sono cresciuto in un mondo dove le possibilità di distrazione erano irrisorie». Internet non c'era, la televisione un plus. «Allora, amavo sentire alla radio che suono prendessero le parole, le frasi di un autore. Alcuni, li chiamo “incantatori" e li immagino così, intenti a soggiogare ignari lettori con la musica, flautata, dei sapera indiani. Negli anni, mi hanno incantato romanzieri e poeti. Lavorare con la voce è una fortuna che, da ragazzino, non mi ero spinto a considerare». Ragno, prete ambiguo e perverso nel Miracolo di Niccolò Ammaniti, ha imparato a muoversi con disinvoltura tra i diritti del lettore, così come li ha enumerati Daniel Pennac in Come un romanzo, e la filmografia di Ingmar Bergman. Ha fatto cinema, tv, teatro. E ha interpretato 13 libri. L'ultimo, per la Emons, è Oliver Twist. Come si prepara? «Mi affido allo stesso criterio di cui parla Vladimir Nabokov nelle Lezioni di letteratura. Questi sostiene che, sebbene si legga con la mente, la sede del piacere artistico stia tra le scapole. Non serve a nulla leggere se non si fa con la schiena, se non si riesce a provare, o indurre, quel brivido, quel fremito fisico che sembra percorrere per intero la spina dorsale. Quando leggo, cerco di restituire un piacere del tipo descritto da Nabokov, e spesso, nel farlo, mi domando se ascoltare equivalga a leggere». Cosa si risponde? «Credo dovrebbe essere così. Leggere, a suo modo, è una forma di ascolto. E spesso, nella lettura ad alta voce, si scoprono cose che a una lettura individuale erano sfuggite». L'Istat ha dipinto il quadro di un'Italia che legge sempre meno. Gli audiolibri hanno una funzione didattica? «Non saprei. Ma la tradizionale orale, storicamente, è venuta prima di quella scritta. È stata la parola scritta, in qualche modo, a uccidere la parola detta. Con gli audiolibri si lavora su una cosa che è primaria, il leggere ad alta voce. La lettura per sé è frutto di un'acquisizione avvenuta secoli dopo Omero e i cantastorie greci». Quando legge ad alta voce, lo fa per sé o per gli altri? «Per entrambi. Leggo per me stesso e, al contempo, immagino di leggere nell'orecchio a un soggetto immaginario. È un'esperienza intima, la lettura, capace di metterti in rapporto con la tua solitudine di essere umano». Che preparazione serve? «Dipende dal libro, tendenzialmente cerco di fare una prima lettura. Leggere è anche rileggere. Ci sono parti di immediata percezione e parti più complicate. Cerco di non soffermarmici. Voglio che come prima cosa non sia sospeso il piacere della lettura, sia quando leggo per me, sia quando leggo ad alta voce». Libri ostici? «Alcuni mi hanno fatto penare. Il pendolo di Foucault è stato tra questi. Mi è parso che qualcosa sfuggisse alla mia comprensione. Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini ha dei momenti meravigliosi, altri più difficili, da non dire, quasi». Qual è stato il libro che più l'ha segnata? «Ogni fase della vita ne ha uno. Ricordo, avevo 30 anni, di aver letto Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust e di averlo trovato fondamentale. Senza Proust, i film di Andrej Tarkovskij, quelli di Theo Angelopoulos, la mia vita non sarebbe la stessa». Leggere, però, a volte è estremamente complicato. «La lettura non è sempre un piacere. A volte, è una rottura. Quando, nel 2016, ho letto per Emons Il nome della rosa, ho creduto di non poter sopravvivere alle descrizioni di Umberto Eco. Ho dovuto trovare l'azione dentro la porta di una biblioteca, nel potere temporale della Chiesa». Cosa sta leggendo oggi? «Tieni ferma la tua corona di Yannick Haenel». Quanti libri legge in un mese? «Non saprei. Dipende dagli impegni. Uso tablet, Kindle. Mi porto appresso libri che magari non riesco nemmeno a leggere solo per il piacere feticistico di averli appresso. E, quando in metropolitana vedo un passeggero con un libro in mano, capace di trovare tra tanti la propria solitudine, mi lascio colpire. In questi tempi in cui niente dura, trovare qualcuno capace di concentrarsi più di due secondi è sempre più raro». Di quale romanzo vorrebbe fare un audiolibro? «Il teatro di Sabbath di Philip Roth».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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