2024-03-12
Perugia indaga sugli intrighi dei pm rivelati dalla «Verità»
Il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani (Imagoeconomica)
Mossa clamorosa del procuratore generale Sergio Sottani, che ordina verifiche sulla vicenda delle toghe umbre che chattavano con la persona cui hanno sequestrato il cellulare e sulla gestione del caso dei presunti dossieraggi.A Perugia sono stati registrati movimenti tellurici intorno al Palazzo di giustizia. Ieri il procuratore generale del capoluogo umbro, Sergio Sottani, ha diramato un comunicato sulle notizie pubblicate da questo giornale nei giorni scorsi. Un dispaccio che ha scaldato il clima cittadino. Le nostre inchieste riguardavano la vicenda del cancelliere Raffaele Guadagno, il quale tra il 2018 e il 2022 ha scaricato, illecitamente, almeno 1.800 documenti dal database dei procedimenti penali della Procura. L’indagine è iniziata il 7 luglio del 2022, quando Il Fatto quotidiano ha pubblicato il contenuto della richiesta di archiviazione per il fascicolo sulla cosiddetta Loggia Ungheria, un documento in quel momento ancora riservato. Il procuratore Raffaele Cantone, coadiuvato dai pm Gemma Miliani e Mario Formisano, ha quasi immediatamente individuato la fonte e a dicembre del 2023 Guadagno ha patteggiato una pena a 1 anno e 2 mesi per accesso abusivo a sistema informatico e per rivelazione di segreto. Per lo stesso reato, però, non è stato condannato nessun giornalista, tra i tanti che chiedevano e ottenevano documenti all’ex cancelliere.Il nostro primo articolo è di mercoledì 6 marzo ed era intitolato «A Perugia altro caso dossier. I file “rubati” sono migliaia». Il giorno dopo abbiamo iniziato a riportare i messaggi imbarazzanti di Guadagno con alcuni pm. Il terzo giorno abbiamo pubblicato il servizio con cui abbiamo svelato che il cancelliere era stato indagato e perquisito da due pm, Miliani e Formisano, con cui chattava da anni. E qui il procuratore generale non ha potuto ignorare la vicenda. Ecco che cosa ha scritto: «In questi giorni sono comparsi sugli organi di informazione degli articoli in cui si riporta il contenuto di interlocuzioni che sarebbero state intrattenute, all’interno della Repubblica di Perugia, tra un funzionario di cancelleria, sottoposto a procedimento penale per accesso abusivo a sistema informatico, ed alcuni magistrati dello stesso ufficio perugino. In questa circostanza, come avvenuto in passato per tutte le altre situazioni analoghe, questo Procuratore Generale ha attivato le proprie funzioni di sorveglianza sull’attività dei magistrati requirenti del distretto al fine di acquisire ogni elemento utile per consentire, eventualmente, agli organi istituzionalmente competenti di far piena luce sui fatti circostanziatamente segnalati». Dunque Sottani ha sottolineato la necessità di raccogliere informazioni per permettere, con ogni probabilità al Csm, di approfondire «i fatti circonstanziatamente segnalati». Infatti non ci risulta che la Procura abbia inviato al Parlamentino dei giudici né le chat, né gli atti di indagine firmati dai pubblici ministeri in stretti rapporti con Guadagno. Il primo passo di Sottani sarà quello di chiedere informazioni in via ufficiale. Successivamente acquisirà gli atti del fascicolo. Compresa la messagistica dove i pm Miliani e Formisano, ma anche altri magistrati intrattengono conversazioni con Guadagno.Non mancano nelle chat messaggi sopra le righe e perfidi commenti nei confronti dei colleghi. Come quando la Miliani definisce proprio Sottani «un po’ malvagio». Il giudizio poco lusinghiero deriverebbe da presunti attacchi del pg nei confronti della collega: «Ha lanciato strali contro la mia indagine e avanzato con Paolo dure critiche e pesanti illazioni anche contro di me» sostiene la Miliani. «Ha detto a Paolo che io avrei dato le notizie a Bianconi (Giovanni, giornalista del Corriere della sera, ndr) tramite Enzo (il compagno cronista della pm, ndr) che secondo lui ha scritto un libro con Bianconi». La Miliani, che dal 2019 indaga sull’ex magistrato Luca Palamara, ha pure un altro sospetto su Sottani: «Il bello che lo avrà detto a Palamara visto che erano molto legati». Nel 2020, la donna mostra soddisfazione per un presunto autogol di Palamara, le cui chat stanno finendo anche nelle mani di giornalisti «amici» della Procura («Questo è utile») e aggiunge: «Lui le ha divulgate e gli si è battuto contro». Nelle chat scrive anche, a proposito del suo indagato: «Incubo Palamara non finisce mai».In un’altra occasione inoltra la lettera aperta di una giudice all’ex presidente dell’Anm. Il testo di conclude così: «Risparmiaci la tua inconcludente professione d’amore per la magistratura. Non ho ancora capito bene che mestiere hai fatto in tutti questi anni, ma so per certo che la magistratura è un’altra cosa». L’immagine è quella di una pm un po’ astiosa nei confronti del proprio indagato. Più datate le chat con Formisano (l’ultimo messaggio agli atti risale al 24 ottobre 2021). A proposito di una sanzione subita da una collega il sostituto procuratore commenta: «Purtroppo è bene che il provvedimento disciplinare sia divulgato sulla stampa. Potrebbe incidere sulle indagini». Peccato che le indagini siano quelle di un altro ufficio, che si era appena visto respingere un’istanza di misura cautelare. Guadagno spiega che dal Csm ha saputo che l’Ansa ha ricevuto l’atto e Formisano risponde soddisfatto: «Così anche i nostri giornali scriveranno qualcosa».Due pm in rapporti così stretti con l’indagato non avrebbero dovuto astenersi dal procedimento? La Procura generale deve essersi posta la medesima domanda e adesso vorrà accertare perché ciò non sia accaduto e se i magistrati abbiano presentato un’istanza di rinuncia. Per avere la conferma della mancata astensione dovrà acquisire il decreto di perquisizione dell’11 luglio firmato da Cantone e da entrambi i suoi sostituti. Quella mattina il procuratore scopre che gli accessi abusivi sono stati effettuati da Guadagno e lo iscrive sul registro degli indagati. Il cancelliere non è, però, in ufficio. Sta tornando dal Nord Italia, dove si è recato per delle cure. Ma nessuno in Procura deve essersene al corrente e così gli inquirenti si recano a Todi, presso l’abitazione dell’uomo, per perquisirlo. Ma non lo trovano. Inizia a quel punto un vorticoso scambio di chiamate. Alle 17:24 la figlia dell’indagato, Matilde, chiama il padre per informarlo dell’arrivo dei magistrati. Alle 17:26 c’è una prima chiamata senza risposta di Formisano. Poi a telefonare è Guadagno, anche in questo caso probabilmente a vuoto. Quindi prova la Miliani tramite l’applicazione Whatsapp (17:27). Alle 17:36 viene registrata una conversazione della durata di quasi due minuti tra il cancelliere e Formisano. Accertata l’assenza dell’indagato, gli inquirenti si fanno consegnare il computer dalla figlia. Mentre i cellulari rimangono ancora per diverse ore nella disponibilità di Guadagno. Il quale, la stessa sera, incontra Luca Calzolari, un tecnico informatico, consulente della Procura e gli consegna il suo telefono personale, un iPhone bianco. Vuole «essere sicuro che la mail che aveva inoltrato al giornalista non potesse essere più recuperata». Quindi il cancelliere si reca in ospedale dove viene ricoverato per controlli. Solo il giorno successivo, verso le 13.30, i carabinieri si presentano in corsia per sequestrare i telefoni. Guadagno consegna quello di servizio. Passano altre venti ore e, alle 9:40 del 13 luglio, Calzolari, si reca spontaneamente in Procura e porta a Formisano e Miliani l’iPhone che aveva ricevuto l’11 sera. Cantone non è presente. Il 15 luglio i due pm sentono anche il presunto beneficiario della fuga di notizie del 7 luglio, il giornalista Antonio Massari. Anche in questo caso Formisano e Miliani sono da soli. Evidentemente sino a quel momento i due non si sono astenuti, né Cantone gli ha tolto il fascicolo. Ma da agosto i due scompaiono dai radar e al loro posto subentra l’aggiunto Giuseppe Petrazzini. Il comunicato di Sottani affronta anche un altro tema scottante: l’indagine sui presunti accessi abusivi e rivelazioni di segreto del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, accusato di essersi impicciato senza motivo dei movimenti finanziari di diversi uomini politici. Spiate che sarebbero state fatte anche su richiesta di alcuni giornalisti. Un’inchiesta, sottolinea Sottani, «balzata prepotentemente e in modo deflagrante all’attenzione della pubblica opinione». Il pg puntualizza anche che il quadro investigativo «è apparso di tale inaudita gravità da indurre a una inusuale congiunta richiesta di audizione del procuratore della Repubblica (Cantone, ndr), unitamente al procuratore nazionale Antimafia e antiterrorismo (Giovanni Melillo, ndr)». L’aggettivo «inusuale» tradisce un certo fastidio per la passerella romana dei colleghi, salutata da due ali di politici festanti. Nel suo comunicato il pg annuncia ai garantisti a corrente alternata di aver avviato un’attività di vigilanza per «verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritti dell’opinione pubblica a essere informata nella fase delle indagini e il rispetto della presunzione d’innocenza». Di cui in questo Paese si riempiono la bocca tutti, salvo dimenticarsi dell’augusto principio quando nella rete degli inquirenti finisce un loro supposto nemico. Sottani ricorda che tra le sue competenze c’è quella di vigilare «sui rapporti con gli organi di informazione dei procuratori del distretto». Al pg non deve essere piaciuta la gestione mediatica del caso di Striano. Un anno fa la Procura di Roma iscrisse sul registro degli indagati Striano dopo l’esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto, i cui redditi erano stati pubblicizzati in due articoli del quotidiano Domani. A marzo l’ufficiale venne anche interrogato, ma i giornali bucarono completamente la notizia, che rimase blindata. Poi, visto che l’indagine lambiva anche un magistrato della Procura nazionale antimafia, Antonio Laudati, il fascicolo venne trasmesso a Perugia. In Umbria il procedimento è diventato molto più mediatico, grazie ai ripetuti scoop del Corriere della sera e della Repubblica, testate abituate a coprire con egregi risultati le principali inchieste della Procura perugina. Nei giorni scorsi Cantone e Melillo hanno chiesto di essere sentiti dall’Antimafia e dal Copasir e davanti alle telecamere della commissione presieduta da Chiara Colosimo hanno riferito notizie che non erano presenti nell’invito a comparire consegnato a Striano, documento che era già finito su tutti i giornali. In aula Cantone ha dato i numeri, specificando che il finanziere aveva scaricato 33.000 documenti e visionato 4.000 segnalazioni di operazioni sospette all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. Numeri definiti «mostruosi e inquietanti». Dopo la «mostrificazione» di Striano, c’è stata quella dei giornalisti del Domani. È abbastanza evidente che il rapporto tra la fonte e i cronisti avesse qualcosa di anomalo, ma forse sarebbe stato meglio approfondirlo lontano dalle telecamere. Cantone poi ha anche sostenuto che il mercato delle segnalazioni di operazioni sospette non si sarebbe mai fermato e ha citato una presunta «prova clamorosa», facendo riferimento a un nostro articolo. Abbiamo scoperto così, anche noi in diretta tv, che il procuratore aveva trasmesso alla Procura un fascicolo che ci riguardava. Dopo la riforma Cartabia le Procure diramano scarni e anonimi comunicati in occasione di misure cautelari o perquisizioni. Ma in questo caso, invece, senza che ci fosse stato recapitato alcun avviso, Cantone ha ritenuto giusto informare media e politici con questa modalità «inusuale». E il giorno dopo le indagini sulla Verità era sulle pagine di molti quotidiani. Adesso Sottani vuole capire se tutto questo sia normale.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.