2020-02-25
Gli africani ci mettono in quarantena
La gestione schizofrenica del governo fa passare l'Italia come Paese di appestati. Le Mauritius bloccano un volo Alitalia e obbligano lombardi e veneti a rientrare; la Francia isola per 14 giorni i nostri connazionali; Israele e Irlanda invocano lo stop. Danni incalcolabili.Ora perfino gli africani ci mettono in quarantena per il coronavirus. Mentre noi accogliamo tutti, sia chi arriva sui barconi sia chi atterra da zone giudicate a rischio contagio, alle Mauritius, paradiso immerso nell'Oceano indiano a 550 chilometri dal Madagascar, hanno respinto al mittente una comitiva di lombardi e veneti giunta all'aeroporto di Port Louis per trascorrervi una vacanza di sole e relax. In 40 si sono infatti visti negare l'autorizzazione a sbarcare dal volo dell'Alitalia che era appena atterrato sull'isola e dopo un viaggio di 11 ore hanno dovuto riprendere la via di casa, essendo ritenuti turisti potenzialmente a rischio. Colpa dell'epidemia, che all'estero - e perfino in un paese africano - è meno sottovalutata di quanto lo sia stata da noi. Ma il caso delle Mauritius non è isolato, perché attorno al nostro Paese si sta stendendo una specie di cordone sanitario, in quanto la sensazione generale è che la situazione sia un po' sfuggita di mano a quel governo che fino a ieri sosteneva di aver agito con rigore, tanto da vantarsi di avere preso le misure precauzionali più rigorose di tutta la Ue.Sì, dopo sette morti e centinaia di contagiati, la psicosi sta dilagando ovunque, in Italia e all'estero. È di domenica la notizia di un treno fermato al Brennero dagli austriaci: a quanto pare le sospette «untrici» sarebbero state due donne tedesche di rientro in patria. Forse tossivano, forse sembravano malate, chi lo sa. Sta di fatto che il convoglio è stato stoppato. Stessa cosa è accaduta ieri con un pullman del gruppo Flixbus. Partita da Milano e diretto in Francia, la corriera è stata fermata a Lione, dopo che una passeggera aveva telefonato alla polizia, «allarmata dalla forte e anomala tosse» dell'autista. Risultato: il mezzo è stato bloccato, il conducente prelevato e trasportato in ambulanza all'ospedale e i passeggeri tenuti per ore in isolamento. Il panico sta diventando più contagioso perfino dell'influenza letale in arrivo dalla Cina: prova ne sia che il ministro israeliano della Sanità, Yaakov Litzman, ha consigliato i compatrioti di non recarsi in Italia e anche in Croazia, Grecia e Serbia, hanno sospeso i viaggi in Italia degli studenti. Tanto per dire il clima che si respira, Marine Le Pen chiede di chiudere le frontiere con l'Italia o per lo meno di ripristinare i controlli. Ma la leader della destra francese non è sola, perché in tutta Europa c'è voglia di chiudere le frontiere: ovviamente solo quelle che confinano con le nostre, perché siamo ritenuti il ventre molle dell'epidemia. senza dire del caos delle ferrovie.In pochi giorni siamo passati da Paese che ha adottato le misure più draconiane per fronteggiare il contagio a Paese che non è in grado di fronteggiare il coronavirus. E così, alle nostre difficoltà economiche con i partner europei, si aggiungono anche quelle sanitarie. Nonostante l'orgoglio nazionale che ci spingerebbe a non farci dare lezioni da francesi, austriaci e tedeschi (perché ciò che sta capitando a noi potrebbe presto capitare anche ad altri che oggi ci trattano dall'alto in basso, giudicandoci una nazione infetta, quasi fossimo il lazzaretto d'Europa), bisogna riconoscere che al governo non è mancata una certa dose d'improvvisazione. E non solo perché prima si è deciso di bloccare i collegamenti diretti con la Cina, lasciando però aperti tutti quelli indiretti, ma perché non si è imposta alcuna misura precauzionale, come ad esempio i controlli e la quarantena su chiunque fosse stato in aree dove era presente il contagio. Per Palazzo Chigi impedire i voli da Pechino era la cosa più importante, quasi che le persone non potessero fare scalo altrove per raggiungere il nostro Paese. A chi chiedeva la quarantena si è risposto con sufficienza, lasciando che i controlli fossero non obbligatori, ma volontari. Però alla faciloneria delle prime settimane, quando c'era chi si gonfiava il petto rivendicando un rigore che non c'era, è subentrato un decisionismo incomprensibile. Che senso ha chiudere i pub dalle 18? Forse il virus si sveglia ed entra in modalità contagio solo a una certa ora? E perché imporre la serrata alle birrerie e non ai ristoranti? Risulta forse da qualche parte che le trattorie inibiscano l'ingresso al coronavirus? Di scelte sceme in questi giorni ne abbiamo sentite tante, così come di rassicurazioni. All'improvviso scopriamo di avere in servizio una legione di virologi pronti all'uso, soprattutto su giornali e in tv. Ma se sono così tanti e così addentro alla situazione, ma perché diavolo perdono tempo a rilasciare dichiarazioni e interviste? Si occupassero dei malati e anche di come fermare un'epidemia che oltre a uccidere i pazienti più deboli rischia di uccidere anche la nostra economia.