2020-07-16
Perquisita l’università vicina ai grillini
La guardia di finanza negli uffici della Link Campus, l'ateneo presieduto dall'ex ministro dc Vincenzo Scotti. Tra gli indagati anche il rettore Roveda. L'accusa: progetti fantasma e false fatturazioni per ottenere indebiti crediti fiscali, come anticipato dalla «Verità».Proprio come aveva scoperto la Verità, la Link campus university dell'ex ministro scudocrociato Vincenzo Scotti, indagato a Firenze con l'accusa di capeggiare un'associazione a delinquere che permetteva ai poliziotti iscritti al Siulp di mettere il turbo nelle loro carriere conseguendo crediti universitari senza frequentare corsi e sostenendo esami indicati come farlocchi, e il consorzio Criss, Consortium for research on intelligence and security services (capitale sociale 24.000 euro e sede legale a Roma in via Casale di San Pio V. È partecipato, oltre che dalla Link consulting srl, anche da altre due società della premiata Scotti and friends: la Sudgest aid scarl e la Helps srl semplificata), avrebbero simulato l'esecuzione di progetti di ricerca per maturare crediti d'imposta per 15 milioni di euro ed evadere il fisco. Ieri mattina gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria di Roma, guidato dal colonnello Gavino Putzu, su mandato del pubblico ministero della Procura di Roma Stefano Pesci, si sono presentati nella sede romana dell'ateneo di Scotti per una perquisizione. Gli indagati sono 14: e tra loro ci sono Pasquale Russo, che dell'ateneo di Scotti è anche il direttore generale, il rettore Claudio Roveda, Carlo Maria Medaglia, direttore del Dipartimento di ricerca della Link, Vanna Fadini, che siede nel Cda di Link Campus e presiede la Società di gestione Gem, Achille Patrizi, delegato dal rettore della Link per le attività sportive. La Procura ritiene «la sussistenza di gravi indizi di reato» contenuti in alcune informative inviate dalla guardia di finanza di Firenze al pm Christine von Borries, il magistrato che ha rivoltato la Link come un calzino, e trasmesse per competenza a Roma. Nel faldone si è inserita anche una Cnr, il sleng investigativo «Comunicazione di notizia di reato», redatta nel dicembre 2019 dall'Ufficio analisi del rischio dell'Agenzia delle entrate del Lazio. E, così, allo stato indiziario, è emerso che la Link e il Consorzio che si occupa di ricerca nel settore dell'intelligence (tanto caro a Scotti), avrebbero simulato in tutto o in parte l'esecuzione di progetti di ricerca che, secondo la normativa fiscale introdotta nel 2015 consentono ai committenti di godere di crediti fiscali. «Avendo maturato», scrive il pm Pesci, «inesistenti crediti di imposta, le società committenti i progetti di ricerca li hanno poi utilizzati in compensazione in occasione del versamento delle imposte». Non solo: «Queste ultime hanno poi ottenuto indietro parte del denaro versato alle società commissionarie attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, con conseguenti movimenti finanziari di rientro delle somme originariamente versate». È proprio sulla documentazione che potrebbe confermare il giro vorticoso di fatture emesse dal consorzio Criss che la Guardia di finanza ha deciso di mettere le mani. Pur avendo un capitale sociale relativamente basso, il consorzio Criss appare essere diventato particolarmente produttivo, visto che dai bilanci, sottolineano gli investigatori, «si rilevano per il 2018 oltre 32 milioni di crediti a fronte dei 4 milioni e mezzo dell'anno precedente». I debiti sono inferiori a 23 milioni di euro e l'utile è di poco al di sotto dei 10 milioni. Nelle dichiarazioni i ricavi indicati per il 2018 ammontano a 25 milioni di euro. Ora, per chiarire le informazioni presenti nelle voci dei bilanci, bisognerà approfondire i contenuti di una intercettazione telefonica tra Scotti e il professore Carlo Medaglia, direttore del Dipartimento di ricerca della Link. Il 23 ottobre 2019 i finanzieri fiorentini durante una lunga conversazione captano queste parole: «Per comodità, così come qualche volta li abbiamo messi su Fondazione, dall'altra parte li abbiamo messi su... su Criss... perché non c'abbiamo i soldi, non c'avevamo le persone da rendicontare». Questo è il punto preciso della telefonata che viene annotato dalla Guardia di finanza. Gli interlocutori fanno riferimento a Russo. E Medaglia introduce il discorso: «Mah, non me sembra che ha dato 1 milione e mezzo alla Link, sinceramente». È il giro che ha fatto quel milione e mezzo ad aver creato non pochi sospetti negli investigatori. Anche perché Scotti sembra cadere dal pero: «Io chiedo che i sindaci adesso mi verifichino un attimo». Lo faranno anche la Procura e la guardia di finanza.
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)