2024-07-19
Perché serve l’autonomia? Zaia spende per le bollette 0,6 euro mentre De Luca 14
Uno studio svela le differenze tra Regioni. I costi amministrativi in Campania sono il doppio della media e in Molise 4 volte tanto.Con il cuore ma soprattutto con il portafoglio. Entrambi, notoriamente, a sinistra. Appare questa la ragione profonda per cui dalle parti del Pd e di tutta la galassia che popola il campo largo la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata è indigesta. Nessun richiamo agli ideali nazionali ma più semplicemente la difesa di sprechi e clientele. Lo dimostra un servizio mandato in onda da Radio Libertà. I valori sono ricavati incrociando i saldi del bilancio pubblico raccolti dal Siope (la banca dati della Ragioneria Generale dello Stato) con le serie storiche dell’Istat. Sono fonti al di sopra di ogni sospetto che raccontano una storia amara. Dietro l’ego smisurato di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, non ci sono grandi ideali risorgimentali che richiamano Garibaldi, Cavour e Mazzini. E nemmeno la difesa della Costituzione più bella del mondo che detto per inciso, nella parte dell’ordinamento dello Stato è stata stravolta proprio dalla sciagurata riforma del Titolo Quinto. Ha modificato l’assetto del governo territoriale e sovvertito i tradizionali rapporti tra Stato centrale ed enti periferici.In realtà la crociata di De Luca vuole difendere l’immenso flusso di spesa pubblica che arriva verso il Mezzogiorno. Un tempo aveva lo scopo di finanziare lo sviluppo economico. Ora alimenta solo i mille rivoli in cui si disperdono i finanziamenti statali.E c’è un caso specifico, fra i mille dati contenuti nelle tabelle del Siope che avrebbero bisogno di una spiegazione. Si tratta della spesa per le bollette di luce, gas e carburante. La Regione Campania spende uno sproposito: 14,6 euro per abitante contro una media nazionale di 3,5 euro; in Basilicata si spendono 4 euro per abitante, ma ben 12 Regioni stanno sotto i 2 euro, e le migliori in classifica sono la Lombardia con 0,9, la Toscana e l’Emilia Romagna 0,8, il Lazio con 0,7. La più virtuosa è il Veneto con 0,6 euro.Una differenza che andrebbe spiegata. Difficile, infatti, pensare che a Napoli le lampadine elettriche vengano accese in anticipo rispetto a Rovigo. Sarebbe un’offesa al sole che rappresenta la mistica della città. Anche il riscaldamento: difficile immaginare che i termosifoni vengano messi in funzione a Salerno prima che a Belluno. Certo ci può essere un maggior ricorso ai condizionatori. Ma è complicato attribuire ad un po’ d’aria fresca lo squilibrio di spesa tra Veneto e Campania. La Regione amministrata da Vincenzo De Luca mostra un’inefficienza sbalorditiva nella gestione della spesa. Tranne poi essere in prima fila per protestare contro le regioni del nord che vogliono affamare il Mezzogiorno. Resta il fatto che tutte le altre Regioni fanno meglio, della Campania. E non finisce qui. Ci sono i dati relativi a quanto pagano i cittadini per il mantenimento dell’amministrazione regionale. La burocrazia è onerosa. In cambio offre dei servizi che al pubblico sembrano gratuiti ma, in realtà, hanno un costo. Il problema compare quando il pagamento serve al sostentamento di un struttura non efficiente. La tabella in alto riguarda gli oneri di funzionamento delle Regioni a statuto ordinario; vale a dire gli stipendi dei dipendenti e l’acquisto di beni e di servizi. La media italiana di spesa nel 2023 per ogni cittadino è stata di 218 euro: la Regione che costa meno ai propri cittadini il Veneto con 115,9 euro, all’ultimo posto il Molise con ben 861 euro. Al penultimo posto della troviamo la Regione Campania con 394 euro, poi l’Abruzzo con 369,1 euro, la Basilicata con 323,8 euro e la Liguria con 293,9 euro.Morale: prima di chiedere di abolire o di riformulare la legge sull’autonomia, bisognerebbe guardarsi in casa e controllare come si spendono i propri soldi, se ci sono più dipendenti rispetto alla media italiana, se la spesa in generale per gli stipendi e per l’acquisto di beni e servizi sia troppo alta o troppo bassa, ugualmente per le bollette. Invece chi parla e protesta sta in fondo alle classifiche dell’efficienza nella spesa pubblica. Chiediamoci perché.
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