2024-07-22
C’eravamo tanto odiati. Perché adesso gli Usa corteggiano i talebani
Di fronte alla crescita delle minacce terroristiche, i funzionari americani stanno valutando di cooperare con il regime afgano per contrastare l’Isis Khorasan, la costola dello Stato islamico attiva nel Paese asiatico. Ma una collaborazione in funzione anti jihadista con questi soggetti sarebbe folle. Già la Cia, in un patto simile con Osama Bin Laden, fallì miseramente.Secondo due fonti a conoscenza della questione e un ex funzionario statunitense, di fronte alla crescente minaccia terroristica globale i funzionari dell’amministrazione americana stanno valutando l’opportunità di ampliare la cooperazione con il regime talebano di Kabul per contribuire a contrastare l’Isis Khorasan (Iskp), la branca dello Stato islamico attiva in Afghanistan. I recenti arresti avvenuti al confine con il Messico di otto uomini provenienti dall’Asia centrale legati all’Iskp sospettati di voler compiere una serie di attacchi negli Stati Uniti hanno fatto scattare l’allarme. L’amministrazione Usa e altri governi occidentali stanno lottando per tenere il passo con la crescente minaccia rappresentata dall’Iskp. Prima di quest’anno gli Stati Uniti e altri funzionari occidentali credevano che il gruppo jihadista avesse l’intenzione, ma non la capacità, di orchestrare attacchi all’estero. Tuttavia, questa visione è cambiata con l’attacco alla Crocus City Hall di Mosca, avvenuto il 22 marzo, che ha causato 140 morti e centinaia di feriti. Altro segnale che preoccupa è che il leader dell’Iskp, Sanaullah Ghafari, noto anche col nome di battaglia Shahab al-Muhajir, sul quale pende una taglia da dieci milioni di dollari, è vivo e progetta nuove azioni, contrariamente a quanto si credeva. Quest’anno l’Iskp ha anche lanciato un importante attacco in Iran che ha ucciso decine di persone; altri complotti sono stati sventati in Europa (Germania e Francia). Ma il ritiro dell’esercito statunitense dall’Afghanistan e il declino dell’influenza occidentale in Africa hanno indebolito la capacità di Washington di raccogliere informazioni sulle varie propaggini dell’Isis. «Abbiamo una capacità molto, molto limitata di vedere cosa stanno facendo», ha affermato alla Nbc un ex ufficiale militare con esperienza nella regione. Di conseguenza, come accennato, l’amministrazione americana sta valutando la possibilità di condividere con i talebani maggiori informazioni sull’Iskp.Per i talebani l’Iskp è una costante minaccia al loro dominio tanto che hanno lanciato una serie di attacchi contro il gruppo che però non pare risentirne. Ma c’è una profonda sfiducia tra l’Occidente e i talebani dopo una guerra lunga 20 anni che ha visto contrapposte le forze guidate dagli Stati Uniti ai militanti afghani, che hanno preso il potere quando le truppe americane si sono ritirate nell’agosto 2021. «C’è un dibattito interno se provare a collaborare di più con i talebani», ha detto un ex alto funzionario. E altri funzionari Usa sono favorevoli alla riapertura dell’ambasciata statunitense per consentire una maggiore cooperazione tra le loro agenzie di intelligence e il regime talebano, sebbene Washington non abbia ancora riconosciuto la leadership talebana come governo legittimo. Un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha affermato che al momento non è prevista la riapertura dell’ambasciata, ma che gli Stati Uniti stanno comunque dialogando con i talebani. Non è chiaro quanto ci sia da guadagnare da una spericolata partnership, anche limitata, con i talebani afghani. E alcuni funzionari si oppongono a questa mossa, temendo che gli ex studenti coranici possano usare la cooperazione come un modo per spingere Washington a riconoscere la sua autorità e tollerare le sue violazioni dei diritti umani. C’è poi un aspetto da non trascurare: i talebani governano il «narco-terror State» afgano insieme ad al-Qaeda e alla rete Haqqani (trafficanti di droga e predoni). Una simile collaborazione è semplicemente folle e ricorda quella della Cia con Osama Bin Laden e i suoi mujaheddin ai tempi dell’invasione russa dell’Afghanistan. L’allora miliardario saudita utilizzò, una volta formata al-Qaeda, le armi fornitegli della Cia per attaccare le forze Usa e quelle degli alleati. Ma la lezione evidentemente non è servita tanto che un gruppo di studio composto da ex alti funzionari, diplomatici ed esperti regionali del think tank statunitense Institute for Peace ha pubblicato a maggio un rapporto in cui si chiede di intensificare la cooperazione di intelligence con i talebani per contrastare l’Iskp. «Condividere informazioni su preoccupazioni comuni come l’Iskp è la cosa pratica da fare, e il nostro gruppo ha generalmente sostenuto gli sforzi in corso del governo degli Stati Uniti per mantenere tali canali con i talebani. Riteniamo che possano e debbano essere potenziati», ha affermato Asfandyar Mir, esperto senior di antiterrorismo presso l’Us Institute for Peace. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Dopo l’uscita disordinata delle truppe statunitensi dall’Afghanistan di quasi tre anni fa, l’amministrazione Biden ha affermato che avrebbe mantenuto «la capacità oltre l’orizzonte» di colpire i terroristi nel Paese, se necessario. Tuttavia, da allora, ha condotto solo un’operazione del genere in Afghanistan, un attacco con drone che ha ucciso il 31 luglio 2022 il successore di Osama bin Laden come capo di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, che si nascondeva in una casa sicura a Kabul di proprietà, non certo a caso, di un membro della rete Haqqani. Oltre all’attacco in cui è morto al-Zawahiri, Joe Biden ha approvato un’operazione in Siria contro l’allora leader dell’Isis, Hajji Abdullah, e un’operazione in Somalia che ha portato alla morte di Bilal al-Sudani, un importante agente della rete globale dello Stato islamico. La caccia all’uomo tramite droni o altri mezzi richiede informazioni precise e tempestive, che sono meno disponibili senza squadre statunitensi sul campo e una sorveglianza adeguata della zona, come ritengono ex funzionari, ufficiali militari ed esperti. Le risorse di sorveglianza degli Stati Uniti sono state spostate sul conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, sulla guerra in Ucraina e sugli sforzi della Marina per difendere le navi commerciali nel Mar Rosso dagli attacchi delle forze Huthi nello Yemen, con obiettivi in Afghanistan e Pakistan che hanno una priorità minore. Anche la raccolta di dati di intelligence degli Stati Uniti in Africa ha subito una pesante battuta d’arresto. In una serie di colpi di Stato in Niger e in altri Stati del Sahel, le giunte anti occidentali hanno espulso le forze statunitensi e francesi che da anni braccavano l’Isis e hanno abbracciato Mosca. I gruppi estremisti in Africa non sembrano avere la capacità di organizzare attacchi terroristici all’estero, ma se la tendenza attuale continua, la situazione potrebbe cambiare secondo gli esperti.
Romano Prodi e Mario Draghi (Ansa)