2024-08-04
Per semplificare bisogna poter incasellare
Avere i cromosomi XY non fa di Imane Khelif un uomo. Ma la sua idoneità a gareggiare non è un diritto indiscutibile.Il caso dell’atleta algerina insegna almeno due cose. Una, è quanto difficile è adattarci alla complessità del mondo. Abbiamo il bisogno di semplificare, per comprendere le cose e incasellarle, e meno sono le caselle meglio è. Ne abbiamo un esempio nel più esatto frutto della nostra mente: la matematica. Ove un numero è una definita sequenza di cifre (da zero a nove nel sistema posizionale decimale). Quando le cose sono più complesse, a malincuore accettiamo anche di arricchire con una virgola le sequenze di numeri; e quando siamo costretti a dover accettare come numero anche cose tipo «pi-greco», se commettiamo l’errore di volerlo incasellare come 3,14 rischiamo di far crollare i ponti. Una più complessa realtà, poi, ci impone di accettare come numeri anche cose tipo «i», un simbolo che fu così scelto perché, incapaci di accettare nuove caselle, fu chiamato numero «immaginario»; che però ha la stessa forza di realtà del numero, che so, «3», cosicché chiedersi cosa sia «i» non è diverso dal chiedersi cosa sia «3». Matematizzare la realtà, come vedete, è una cosa complicata, perché è la realtà ad essere complessa.Per renderla intelligibile alla nostra imperfetta mente siamo costretti a semplificarla, e costruire caselle, dicevo. Ma dovremmo evitare due comuni errori: quello di chi identifica tutta la realtà con le caselle precostituite; e quello di chi, quando emerge una nuova realtà insiste a volerla incasellare in una delle caselle precostituite. In metafora di matematica, il primo afferma che «pi-greco» o «i» non esistono proprio; il secondo pretende che siano incasellati come sequenze definite di cifre (al più separate da una virgola). Se tutto questo preambolo vi sembra chiacchiere accademiche di un accademico in pensione, sappiate che nel 1897 il parlamento dello Stato americano dell’Indiana approvò - all’unanimità! - una legge per cui si ponesse una volta per tutte «pi-greco uguale a 3,14»; poi il Senato dell’Indiana non approvò la legge per puro caso (un matematico di passaggio riuscì a convincere la maggioranza dei senatori). Avessero approvato, pochi ponti sarebbero rimasti in piedi.Oggi c’è chi propone che i genotipi XX gareggino in squadre femminili e i genotipi XY in squadre maschili. Il fatto è che condizione necessaria per essere maschi è avere Y. Ma non è una condizione sufficiente. Ci sono bellissime donne che raccontano un’altra storia. Denudate sono in tutto e per tutto donne. Possono essere amate come donne - e dico «amate» in ogni accezione del termine. Possono benissimo sposarsi con uomini, e la coppia può meravigliosamente crescere figli, ma sono figli adottati perché la donna non può procreare. Donne (e anche uomini) che non possono procreare esistono per molte ragioni; una possibile ragione è che sono XY, ma ci sono molte donne XX che non possono procreare, naturalmente per altre ragioni. Essere XY è come avere una chiave che ha bisogno di una serratura per evolvere in maschio. Se non c’è la serratura (perché l’X della coppia XY è «anomalo»), è come non avere la chiave. Si rimane donne, anche se con alcune differenze (una delle quali, come detto, l’impossibilità di procreare). Esse hanno tutte le fragilità delle donne. Per quella necessità semplificatrice di cui parlavamo all’inizio, anche il mondo sportivo ha diviso le squadre in maschili e femminili, una divisione comprensibile. Incomprensibile sarebbe stata una divisione fondata, che so, sul colore degli occhi o dei capelli, perché la ratio della divisione che si fa nello sport è non far gareggiare tra loro individui diversamente avvantaggiati. E una donna XY può essere tanto fragile quanto lo è una donna XX.Mi dicono che l’Iba avrebbe in passato escluso l’atleta algerina dalle gare femminili motivando la decisione col suo essere XY e non XX. Se - ripeto, se - questa è la ragione, allora l’Iba ha agito come agì il Parlamento dell’Indiana nel 1897. Se ci sono altre ragioni - e potrebbero essercene - non lo so. In ogni caso, vorrei esprimere tutta la mia solidarietà all’atleta algerina. La quale dovrebbe chiarire coi giudici delle gare - e solo con essi, e non con noi - la propria idoneità a gareggiare nei tornei femminili. Potrebbe anche succedere che essa sia avvantaggiata nelle squadre femminili e svantaggiata in quelle maschili. Cioè sarebbe esclusa dalle gare agonistiche sportive. Pazienza: quella dell’inclusività è una fissazione che fa il paio con la fissazione di rendere pi-greco uguale a 3.14. Non tutti possiamo fare tutto. Peggio ancora: non abbiamo alcun titolo per «scegliere» cosa fare, come vorrebbe farci credere la subcultura woke dei nostri tempi.La seconda cosa che ci insegna il caso dell’atleta algerina è che i nostri pensieri sono generati dal cervello, dal cuore e dalla pancia, con metà del cervello e metà del cuore che sta nella pancia: il che spiega perché per lo più è con la pancia che pensiamo. Nel caso che ci riguarda, oltre che studiare un po’ più di genetica umana, credo io che dovremmo usare di più il cuore.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.