2023-09-03
Per sdoganare le famiglie gay i pediatri italiani hanno usato degli studi fallati
L’associazione di categoria ha aperto alla possibilità, per gli omosessuali, di avere figli. Ribaltando le convinzioni sostenute in precedenza. E basandosi su report inadeguati.La Società italiana di pediatria (Sip) si è sentita in dovere di prendere posizione a favore delle famiglie omogenitoriali. Le tesi, a sostegno di «quei nuclei affettivi composti da uno o più genitori omosessuali, nei quali almeno un adulto è il genitore di almeno un bambino», così come li descrive, sono state esposte nel numero di giugno della rivista Pediatria.Per l’associazione, che si autodefinisce «la casa comune di tutti i pediatri italiani», l’obiettivo era fornire un contributo al «tema del benessere» dei bambini. Anche di quelli in famiglie dove «il progetto della genitorialità nasce dalla coppia omosessuale e viene pianificato attraverso l’inseminazione artificiale, l’adozione, la gestazione di sostegno nei Paesi dove questo è consentito», scrive nel documento approvato dal consiglio direttivo.Per carità, che non si usi il termine utero in affitto, per ben spiegare la scellerata pratica che calpesta la dignità della donna e del bambino. Pertanto, la Sip dichiara che «l’omogenitorialità non è di per sé un ostacolo alla possibilità di assicurare una crescita adeguata e sana dei propri figli».Una tesi completamente diversa da quella esposta, dall’ex presidente dei pediatri italiani, Giovanni Corsello, che affermò: «Non si può negare, sulla base di evidenze scientifiche e ragionamenti clinici, che una famiglia costituita da due genitori dello stesso genere può costituire un fattore di rischio di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza, quando il confronto con i coetanei e le relative ricadute psicologiche, diventano elemento decisivo sul piano relazionale».Ma i tempi cambiano, così pure le convenienze dei pediatri a sostenere nuovi modelli familiari. Dunque, nel numero di giugno del magazine, si afferma che «una revisione di studi comparativi, tra nuclei familiari con genitori omosessuali ed eterosessuali, ha escluso la presenza di un qualsiasi danno disfunzionale per i figli causato dall’orientamento sessuale dei genitori» e che «altri studi hanno documentato che le coppie omosessuali non hanno influenze negative di alcun tipo sullo sviluppo dei propri figli».La Sip sostiene di «aver analizzato la letteratura scientifica sul tema», ma utilizza riferimenti bibliografici tutti orientati a sostenere che la condizione di omogenitorialità non crea problema ai bambini. Attinge direttamente a Lesbian and gay parenting (2004 e 2005), pubblicato dall’American psychological association (Apa), dove si dichiara che «there is no differences», non ci sono differenze, tra i figli di coppie eterosessuali e omosessuali.Eppure, all’interno della stessa Apa si sollevarono obiezioni. Nicholas Cummings, professore di psicologia all’Università del Nevada e già presidente dell’associazione, dichiarò: «L’Apa ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale». Il professor Loren Marks, sociologo della Lousiana State University, nel luglio 2012 scrisse una dettagliata analisi dei 59 studi utilizzati da Apa per arrivare a sostenere «no differences» e la conclusione riportata in Social science research fu che «le forti affermazioni di Apa non sono empiricamente giustificate». I campioni, infatti, erano troppo piccoli o non rappresentativi perché veniva utilizzata una «selezione di convenienza». Mancavano gruppi di confronto, i dati erano contraddittori e assenti le proiezioni a lungo termine, per riportare alcune delle principali critiche alle metodologie utilizzate.Per realizzare lo studio «An empirical analysis of factors affecting adolescent attachment in adoptive families with homosexual and straight parents», di Stephen Erich e altri autori, che affermava l’irrilevanza dell’orientamento sessuale del genitore adottivo e che venne pubblicato sulla rivista Children and youth services review nel 2009, furono compilati 259 questionari, ricompensati con 50 euro ciascuno.Senza fornire una spiegazione, per lo studio poi ne vennero utilizzati solo 154, cioè il 59.5%. La sezione più interessante era costituita dalle domande rivolte ai bambini adottati, che rispondevano su come si trovassero in famiglia. Rispondevano 70 bambini cresciuti in famiglie eterosessuali e solo 16 questionari erano stati compilati da piccoli con genitori dello stesso sesso.Eppure, quelle 16 risposte positive (dovevano forse dire che si trovavano male per, poi, magari finire in altre adozioni?) furono sufficienti a far dichiarare che c’è totale equivalenza fra genitorialità etero ed omo. «Non ci sono prove a sostegno per sconsigliare adozione e genitorialità a individui e coppie gay e lesbiche», fu una delle sconcertanti conclusioni.Nei diversi rapporti sulle famiglie lesbiche, in cui i bambini erano stati concepiti mediante inseminazione da donatore, e dal titolo «The national lesbian family study interviews with mothers of toddlers», la principale autrice Nanette Gartrell, psichiatra e attivista lesbica, intervistava solo madri omosessuali. Mancava ogni elemento di confronto con la «normalità» biologica.La stessa Charlotte J. Patterson, autrice di un’indagine finanziata dall’Apa e dal titolo «Children of lesbian and gay parents: psychology, law, and policy», pubblicata nel 2009 e che affrontava le questioni riguardanti la custodia dei figli dopo il divorzio, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione e l’affidamento arrivando alla conclusione che non ci possono essere impedimenti, aveva poi riconosciuto che i campioni studiati erano «piccoli e non rappresentativi». Così pure non andava la «relativamente giovane età dei bambini» e che la sua ricerca era probabilmente viziata dall’utilizzo di amici (metodo «amicus brief») come oggetti dell’indagine. Patterson si rifiutò di consegnare le copie della documentazione da lei analizzata negli studi e il tribunale della Florida annullò i risultati di alcune sue ricerche per «mancanza di imparzialità», osservabile nei gravi difetti di campionamento.Questi, dunque, sarebbero gli studi alla base delle conclusioni prese dalla Sip. Che arriva a individuare un unico «svantaggio per i bambini nel crescere all’interno di una famiglia omogenitoriale», riconducibile «allo stigma sociale, per cui i bambini possono essere vittime di discriminazioni e bullismo».E lascia intendere che incide negativamente sulla tutela del bambino «la sentenza della Suprema Corte di cassazione a sezioni unite del 2022, secondo la quale i nati all’estero da gravidanza surrogata non possono essere riconosciuti automaticamente nel nostro Paese come figli del genitore biologico e del genitore intenzionale».
Il valico di Rafah (Getty Images)
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