
In vista delle comunali 2019 il sindaco di Firenze, inchiodato al 37% nei sondaggi, attacca i clandestini e nega il patrocinio al Gay pride. La Lega: «Tutta propaganda».Charles Darwin lo aveva teorizzato due secoli fa. Per sopravvivere ai mutamenti servono capacità di adattamento non comuni. Anche in politica, quando cambia il vento, per restare al potere è necessario guardare in faccia la realtà e mettere da parte alcune idee.È quello che sta facendo il sindaco di Firenze Dario Nardella. Ieri è tornato su un tema che da alcune settimane sembra appassionarlo: la sicurezza. «Come primo cittadino sono pronto a un confronto con il ministro dell'Interno perché anche la Toscana ha bisogno di un centro di rimpatrio per gli stranieri irregolari socialmente pericolosi. Non stiamo parlando di rimpatriare le badanti o le persone che lavorano onestamente o che comunque risiedono secondo le leggi del nostro territorio. Non ci interessa l'ideologia, ci interessa il pragmatismo, e dunque ci interessa collaborare con la Regione e con il ministero degli Interni per attuare il decreto Minniti». Tuttavia, ha sottolineato il sindaco, «oltre al centro di rimpatrio è fondamentale una strategia di collaborazione costruttiva con tutti i Paesi stranieri. Se offendiamo i Paesi stranieri che si devono riprendere gli immigrati, possiamo star sicuri che gli immigrati rimarranno tutti qui». Una tesi sulla quale si sta già aprendo un dibattito molto acceso all'interno della sinistra toscana: il governatore Enrico Rossi si è sempre detto contrario a qualsiasi progetto di centri per il rimpatrio. La tensione tra i due politici è stata palese anche sul Gay pride. La Regione ha manifestato l'intenzione di dare il proprio sostegno alla manifestazione (in aperta polemica con il neo ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana), mentre il Comune di Firenze ha negato il proprio patrocinio. Ma anche sul tema delle case popolari Nardella ha mostrato aperture a destra, sostenendo che sono troppi gli stranieri assegnatari di alloggi pubblici: «Così si creano ghetti». Ma da cosa nasce questa evoluzione? A maggio del 2019 si terranno le prossime elezioni per Palazzo Vecchio. E, complici i vistosi ritardi per la conclusione del lavori della linea 2 e 3 della tramvia, i sondaggi danno l'esponente democratico solo al 37%. Un dato preoccupante, che significherebbe il ballottaggio. E si sa, il secondo turno rappresenta sempre numerose insidie. Persino in feudi rossi come Firenze. I più maligni sostengono che solo con il pugno di ferro su irregolari e abusivi Nardella potrà conservare lo scranno. «L'appello del sindaco rivolto al ministro Matteo Salvini ha il sapore della retorica», sottolinea il portavoce del comitato elettorale Lega Firenze 2019, Federico Bussolin. «Da cinque anni la giunta alza le mani rispetto alle realtà abusive della città, non si premura di intervenire laddove una massa di clandestini devasta il centro storico. Si parta dai quartieri in ostaggio dei clandestini e dalle tante occupazioni abusive».
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».






