2022-02-05
«Per poter insegnare ci tocca sperare di prendere il virus»
Lorenzo Ghielmi (Lucia Ghielmi)
L’organista Lorenzo Ghielmi ha salvato la cattedra grazie a un tampone positivo inaspettato. Mentre negli atenei parte la raccolta firme.Non c’è vaccino contro la stupidità. È il modo più educato per bollare chi non capisce l’utilità delle ferree regole anti Covid a cominciare dal super green pass, definendo tutti come no vax, ovvero minus habens come li considera il mainstream, con cui non vale la pena neanche di ragionare. Poi però ci sono fatti e coincidenze che mettono in evidenza il paradosso di regole e provvedimenti contro i quali basta «ammalarsi» per bypassarli. Lo dimostra la storia del Maestro Lorenzo Ghielmi, che 12 ore prima di essere sospeso dalla scuola perché non in possesso di super green pass, avendo fatto soltanto due dosi di vaccino, è risultato positivo al Covid. Le regole contorte della pandemia prevedono che due dosi di vaccino e la positività danno il diritto a un super green pass e quindi nessuna sospensione dall’insegnamento ma il riconoscimento della malattia. «Gioire per essersi ammalati… Pura follia, eppure siamo ridotti così!», dice Ghielmi, che racconta: «Mentre il capo del personale della scuola mi comunicava la partenza della lettera raccomandata che da domani mi avrebbe sospeso non mi sentivo molto bene; ho fatto un test e sono risultato positivo al Covid. Sto già bene e sono curato da un medico coscienzioso (non con paracetamolo e vigile attesa, tanto per dire). Quindi fino al 15 febbraio sarò assente a scuola per malattia non sospensione».Ma il musicista, tra i più affermati interpreti dell’opera organistica e cembalistica di Johann Sebastian Bach, insegnante di organo della Civica scuola di musica Claudio Abbado di Milano, non dimentica gli insegnanti che invece verranno sospesi davvero perché non hanno fatto il booster e insieme ad altri colleghi costituirà un fondo di aiuto economico per loro. Ma il problema del super green pass, strumento di discriminazione, secondo Ghielmi è sociale: «Spero che sia sempre più forte la voce che faccia capire ai politici che è ora di smettere con un’imposizione che prevarica gli individui, senza essere più giustificabile dal punto di vista sanitario. Le conseguenze di lacerazione sociale, di trionfo della burocrazia, di depauperamento delle possibilità economiche sono tali che la nostra classe politica dovrebbe smettere di ragionare in maniera così miope». Parole scritte nella seconda lettera che l’organista internazionale ha scritto ai suoi allievi preoccupati di perderlo dopo che avevano ricevuto la prima lettera con l’annuncio della sospensione che iniziava con un pensiero di Piero Calamandrei: «La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per 20 anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire [...] ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare». Considerato un no vax pur avendo fatto due dosi, si sentiva come tanti italiani non pregiudizialmente ostili ai vaccini ma che non hanno risposte e attenzione e che vedono libertà e diritti ormai minacciati da disposizioni e regole restrittive al limite della costituzionalità. Ghielmi, che ha rischiato di restare senza cattedra e senza stipendio, è stato chiaro contro quel Qr code ormai necessario per la sopravvivenza: «Non siamo più nel 2020, quando il lockdown, a torto o a ragione, poteva essere giustificato dalla scarsa conoscenza su questo virus. Le politiche odierne legate al lasciapassare (traduciamolo giusto, “pass” non vuole dire “certificato”) hanno ormai ben poco a che fare con la salute delle persone. Per questo motivo, l’unico gesto che ritengo sensato è la disobbedienza». Spinto dagli amici a vaccinarsi dice: «Se “vacciniamoci per gli altri” poteva avere un senso, fino a quando sembrava che il vaccino desse un’immunità, ora è chiaro che non è così. Se quindi anche se vaccinato, posso contagiarmi e contagiare, allora è solo una questione di libertà individuale: quella di scegliere cosa penso sia bene per me. Ed è su questa libertà che agisce il ricatto». Ed è proprio la negazione della libertà e della verità che Ghielmi stigmatizza, perché malgrado molte persone abbiano avuto reazioni avverse anche gravi al vaccino non se ne parla, non s’indaga, si nasconde la realtà, si fa propaganda e si manipolano i dati». E se i suoi studenti erano preoccupati per il corso, Ghielmi è preoccupato per la scuola e l’università in genere dove le direttive arrivano dall’alto: «Spero si renderanno conto presto che con una regola si sta smantellando l’università, visto che tanti docenti non sono vaccinati. Sospendere tutti significa distruggere la scuola e quindi il Paese». Preoccupazione per il silenzio assordante sulle rimostranze delle università arriva anche attraverso la lettera di un gruppo di lavoratrici e lavoratori degli atenei di Firenze, Pisa e Siena e degli Istituti di alta formazione della Toscana (docenti, ricercatori, tecnici, amministrativi, bibliotecari, lettori, collaboratori ed esperti linguistici) inviata a rettori, direttori e presidenti delle rispettive istituzioni. Tra i 150 firmatari ci sono vaccinati, non vaccinati, guariti ed esonerati, ma tutti uniti per la difesa dei principi della libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo e contro l’estensione dell’obbligo vaccinale e del super green pass, misure che rischiano di acuire la frattura sociale già creatasi a seguito di due faticosi anni di pandemia. E ritenendo l’ultimo decreto in contrasto palese con il diritto internazionale, europeo e costituzionale, si dicono pronti a collaborare con le istituzioni in cui lavorano per individuare soluzioni idonee che, pur garantendo la sicurezza, evitino gravi disagi e discriminazioni nella comunità universitaria e dell’alta formazione. La stessa lettera è stata scritta dai colleghi della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ma come dice Umberto Desideri, ordinario all’università di Pisa, non è arrivata nessuna risposta.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
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