2021-05-05
Per la prossima pax dell’Europa serve un (difficile) patto con Parigi
Emmanuel Macron e Mario Draghi (Ansa)
Sotto i buoni auspici americani qualcosa si muove nel continente: dalla collaborazione in Nordafrica all'accordo tra Mediaset e Vivendi, fino all'intesa sugli ex terroristi rossi. Ma occhio agli scherzi francesiQualcosa si muove sul fronte occidentale. Il recente arrivo alla Casa Bianca di Biden, l'imminente addio della Merkel, la novità di Draghi a Palazzo Chigi e il tentativo di restare in sella da parte di Macron stanno creando le condizioni per una nuova pax europea. Troppi accordi transazionali per non vedere una strategia che mira a cambiare lo scenario europeo, i rapporti lungo l'asse franco tedesco e lungo quello atlantico. Alla fine basta unire i puntini. E seguire le mosse del governo Draghi. Durante il discorso di fiducia all'Aula, il neo premier ha citato Russia e Cina. Verso Putin ha usato parole che indicavano la necessità di una coabitazione, ma non certo una relazione amicale. Su Pechino si è limitato a citare i confini turbolenti. Come dire: l'impero traballa. Nella sua terza uscita pubblica ha dato del dittatore a Recepp Erdogan. Poco prima ha espulso due diplomatici russi dopo aver fatto arrestare un capitano di fregata italiano accusato di passare al «nemico» documenti riservati. In un certo senso, le dichiarazioni corrispondono all'incarico che ci proviene da Washington: tornare a gestire la Libia. Per farlo bisogna allontanare dall'ex Repubblica di Muhammar Gheddafi i turchi e i russi. Per farlo, gli Usa hanno spiegato che serve trovare, dopo anni di tensioni, un accordo di fondo con la Francia. E un rapporto più paritetico con la Germania. Da qui si origina la strada degli accordi militari, delle partnership nel comparto Difesa e nel settore bancario, delle tlc e dell'energetico. Il primo paletto viene piantato dal ministro Lorenzo Guerini che in visita a Berlino ottiene un importante riconoscimento. Per la prima volta un esercito europeo per operare nel Sahel si mette d'accordo con un altro esercito che non sia quello francese. Riconoscimento che arriva dopo l'incarico di gestire la missione Nato in Iraq e di portare avanti Unifil in Libano. Dieci giorni fa Leonardo, guidata da Alessandro Profumo, acquisisce per oltre 600 milioni il 25% di Hensoldt, leader tedesco del mercato della cybersecurity. L'operazione non sarebbe mai potuta avvenire lo scorso anno. Il gruppo di Piazza Montegrappa ora guarda più agli Usa e al tempo stesso comprende la necessità di inserirsi nelle crepe del tradizionale asse franco tedesco per cogliere le opportunità della futura Difesa comune. I progetti del carro armato Ue e del caccia franco tedesco sono definitivamente archiviati e per noi tutto ciò è un bene. La Difesa Ue investirà in cyber security, Iot e intelligenza artificiale. L'Italia deve essere al tavolo. E gli americani possono aiutarci a trovare una seggiola. Per questo i fronti si allargano. L'altro ieri, dopo 5 anni di battaglie legali, Vivendi e Mediaset hanno annunciato un accordo tombale per chiudere tutti i contenziosi. Vivendi favorirà lo sviluppo internazionale del Biscione votando a favore dell'abolizione del meccanismo del voto maggiorato e del trasferimento della sede legale di Mediaset in Olanda. Il gruppo di Cologno e Vivendi hanno inoltre stipulato accordi di buon vicinato nella televisione free-to-air e di standstill della durata di cinque anni. Fininvest e Vivendi si sono obbligate a votare a favore della deliberazione. Vivendi ha preso l'impegno di vendere sul mercato l'intera quota di Mediaset detenuta da Simon fiduciaria in un periodo di cinque anni. Al di là dei dettagli, significa che il Biscione potrà diventare un gruppo transnazionale in Italia, Spagna e soprattutto in Germania. E che, una volta nata in Italia, la rete unica potrà partecipare assieme a Vivendi (socia di Tim) a un progetto di streaming di contenuti con la stessa Tim. Perché no? È chiaro che non sono coincidenze. Come non lo è l'improvvisa scelta di Parigi di abbandonare la dottrina Mitterand e concedere all'Italia la possibilità di ragionare sull'estradizione degli ex Br. Al tempo stesso Credit Agricole si è preso la miglior piccola banca italiana, Creval, godendo pure delle agevolazioni fiscali del Conte bis. Si prenderà anche Carige e parteciperà al risiko del 2021/2022? Vedremo. Intanto c'è il fronte energetico da affrontare. Se l'Italia vuole effettivamente mettere gli anfibi in Libia purtroppo dovrà fare in modo che Eni e Total trovino un accordo di semispartizione. L'alternativa è forse peggiore. La Francia in cambio di una presenza italiana forte a Tripoli, Bengasi e il Fezzan potrebbe chiedere via Stati Uniti lo ius primae noctis sul settore dell'aerospazio dove il made in Italy primeggia. Attenzione, non stiamo scrivendo che con i francesi bisogna abbassare la guardia. Parigi resta il peggior alleato possibile. Insidioso e pieno di sostenitori tra le schiere di intellò nostrani. Per non parlare dei rappresentanti del Pd. Basti pensare a ciò che sta succedendo in Egitto. Noi litighiamo per i diritti umani, per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per rendere più bollenti i rapporti con il Cairo vogliamo pure dare la cittadinanza a Patrick Zaki per poi poter denunciare l'incarcerazione di un italiano. Nel frattempo Macron vende caccia Rafale per 5 miliardi di euro. Certo, noi abbiamo piazzato le navi Fremm di Fincantieri, ma le opportunità di business sono notevoli e più si infilano i francesi, meno ce ne sarà per l'Italia. Però su una cosa gli americani hanno ragione. La chiave di volta è la Libia. La sfida che Draghi ha davanti a sé è interessante quanto pericolosa. Trattare con i francesi e i tedeschi al tempo stesso. Cedere per acquisire su altri tavoli. Basti pensare da un lato a Leonardo che prende quote di Hensoldt e dall'altro Arvedi o Marcegaglia che faranno il favore a Thyssen Krupp di subentrare nelle acciaierie di Terni. Tutto si tiene. Ma basta scivolare un poco che la Francia finirà una volta per tutte di colonizzarci.
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