2019-12-11
Per il Colle «l’evasione è indecente». Ma non giustifica la gogna pubblica
I giornali hanno ripreso l'intemerata di Sergio Mattarella contro chi non paga le tasse. Il «Sole», però, esagera e lancia le liste di proscrizione per i furbetti. Un metodo barbaro che non serve a nulla se le tasse non calano.«Evasori, io vi accuso», strillava ieri il titolo principale di Repubblica citando «l'anatema di Mattarella». Il capo dello Stato aveva puntato il dito contro il popolo di chi non paga le tasse: «L'evasione fiscale è davvero indecente», queste le sue parole. Alle quali aveva aggiunto considerazioni di buon senso: «Una somma enorme, 119 miliardi di euro l'anno passato. Con quei soldi si potrebbero aumentare le pensioni, gli stipendi e abbassare le tasse per chi le paga». In linea di principio, nulla da dire. Mattarella ha saggiamente evitato l'entusiasmo espresso anni fa da Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell'Economia nel secondo governo Prodi prematuramente scomparso, secondo il quale «le tasse sono bellissime». No, nessuno si svena volentieri per il fisco, ma le regole sono regole e non si convive bene in un Paese dove esistono contribuenti a cui i soldi delle tasse vengono sfilati dalla busta paga senza nemmeno vederli e gente che se la spassa con in tasca le banconote arrotolate in un elastico perché «finché posso faccio più nero possibile».Però è un tantino fuori luogo anche il moralismo di Mattarella, di Repubblica e di tutto il Pin, il Partito dell'ipocrisia nazionale. Vi si è unito anche il Sole 24 Ore, il quale ci fa sapere che «16 dei 28 Paesi dell'Unione europea pubblicano su internet i nomi degli evasori fiscali e di quanti devono soldi allo Stato». I furbi vengono messi alla gogna anche in 23 dei 50 Stati degli Usa e in Paesi come Messico, Australia, Nigeria e Uganda. Sbatti l'evasore in prima pagina: un bel sistema per fare pulizia, fa capire il giornale di Confindustria, chissà se anche al loro interno.In Italia l'unico Pin che serve è quello per fare funzionare il bancomat. Del partito dell'ipocrisia non si sente bisogno. Non siamo l'unico Paese del mondo in cui c'è tanta evasione, altrimenti non si capirebbe l'accanimento degli Stati Uniti e delle altre avanzatissime nazioni che ci fanno la morale contro gli evasori di casa loro. E se tante tasse restano non pagate è anche perché lo Stato e gli enti locali non sanno riscuoterle. Il Grande fratello delle Entrate ormai sa tutto di noi, basta che incroci qualche banca dati e viene a conoscere vita, morte e miracoli di ognuno, quanto guadagniamo, quanto spendiamo, quanto risparmiamo. Sa anche quando non ce la facciamo, ma questo il Pin si guarda bene dal renderlo noto. I parrucconi anti evasione sognano la gogna collettiva, il contrappasso della vergogna per chi non è in regola con i versamenti. Ma si guardano bene dal considerare la «par condicio» dei debiti: perché, dal Quirinale in giù, nessuno propone di fare un elenco anche di quanti aspettano soldi dallo Stato? Perché se un contribuente ritarda di qualche giorno i versamenti o commette un errore formale viene massacrato da sovrattasse, interessi di mora, minacce di pignoramenti, mentre se è lo Stato a fregarsene non accade nulla?L'evasione è indecente, dice Mattarella. Bisognerebbe aggiungere che c'è gente, parecchia gente, posta davanti a un bivio: o le tasse o la vita. O paghi lo Stato o paghi i dipendenti. Che cosa è più indecente non fare? Ci sono artigiani, piccoli imprenditori, commercianti che ogni mese si trovano di fronte a questa alternativa drammatica. Spesso si evade per necessità. Qualcuno ha avuto il coraggio di trascinare lo Stato in tribunale e ha perfino vinto grazie a magistrati illuminati i quali hanno stabilito che sì, a volte si può anche evitare di pagare le tasse perché sfamare le famiglie dei lavoratori viene prima.Lo sdegno del Colle finisce per alimentare l'ennesima offensiva populista. Gli italiani sono un popolo dove tutti evadono, nessuno fa il suo dovere, fiato agli odiatori, evviva le manette, largo allo sputtanamento universale e al nuovo esercito di tagliatori di teste, alla ghigliottina per gli schifosi crani degli evasori. Il colmo è che si solletica la pancia del Paese mentre si condannano i politici che parlerebbero alla stessa pancia. E si fa finta di non accorgersi che questo è il modo per evitare di affrontare le vere questioni: come sono usate le tasse in Italia? Viene prima la lotta all'evasione e poi il taglio delle imposte, o non è meglio cominciare a ridurre i prelievi e portarli a livelli accettabili da tutti per fare emergere il sommerso? Non deve essere lo Stato per primo a comportarsi correttamente nei versamenti?Il partito unico dell'indignazione ha uno scopo preciso: colpevolizzare i cittadini e assolvere i politici. Dice il presidente: con quei 119 miliardi di euro si potrebbero aumentare le pensioni e abbassare le tasse. Certo. Magari. Sarebbe fantastico. Ma l'esperienza insegna che quel travaso di soldi si realizza nel mese del poi e nell'anno del mai. Ogni anno viene trionfalmente annunciato il recupero di montagne di soldi occultati al fisco e la scoperta di migliaia di evasori totali. L'anno scorso l'Agenzia delle entrate ha riscosso 10 miliardi di euro in più dell'anno prima: non male, quel tesoretto sottratto agli evasori è un terzo della manovra del Conte bis. Qualcuno ha visto una riduzione delle aliquote o un ritocchino all'insù delle pensioni? Nessun politico ha mai usato quei soldi come vorrebbe Mattarella - ma neppure per ridurre l'enorme montagna del debito pubblico - né mai lo farà perché i tesoretti vengono regolarmente utilizzati per alimentare uno Stato che poi se la prende con chi non paga le tasse.
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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