2020-01-22
Tolgono i soldi alle partite Iva per dare il bonus ai dipendenti
I soldi per la mancia dal taglio al regime dei minimi. Altro schiaffo agli autonomi: è caos sull'entrata in vigore delle nuove norme.«Stop al registro incassi e al commercialista»: errori che, se creduti, costeranno cari.Lo speciale contiene due articoli.Il governo spaccia un misero taglio del cuneo fiscale per una grande distribuzione di incentivi. Cercando di dimostrare che le poche briciole serviranno a far ripartire i consumi interni.Nulla di nuovo. Il maestro in questo campo è stato Matteo Renzi che a ridosso delle elezioni europee inventò il bonus 80 euro che da allora porta il suo nome. In sostanza i redditi compre tra i 26.000 e i 28.000 euro godevano di una riduzione dell'Irpef pari a 80 euro al mese. L'operazione fu a deficit con un costo superiore ai 9 miliardi. Il governo giallorosso da canto suo invece di intervenire in modo equilibrato sul cuneo (come aveva fatto Romano Prodi sebbene con una somma insufficiente) si è limitato ad ampliare la platea e ha esteso il taglio sostanzialmente fino a 30.000 euro. Poi per i redditi a salire solo le briciole. Al di là del fatto che Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri abbiano rinunciato a priori all'idea di mettere ordine alla giungla fiscale dell'Irpef e avviare una sorta di riforma e si siano concentrati sulle mance, ci corre di osservare che l'effetto del loro intervento sarà pesantemente distorsivo. Il bonus 100 euro finisce con il dare un vantaggio incostituzionale ai dipendenti rispetto alle partite Iva e agli autonomi. Da quest'anno un lavoratore che guadagna 1.000 euro lordi al mese a fine anno pagherà meno di 100 euro di tasse. In pratica, godrà di una aliquota negativa anche senza carichi familiari sulle spalle. Al contrario una partita Iva che ogni mese racimola la stessa stessa cifra a fine anno sarà tenuto a versare qualcosa come 1.900 euro. Già tale discrasia ci spinge a biasimare un governo che si limita a fare regali ai dipendenti e omette una presa di coscienza sull'evoluzione delle attività produttive. Il mondo del lavoro è sempre più frammentato, le retribuzioni in calo soprattutto ai livelli bassi e quindi si decide di bastonare due volte gli indifesi. Ciò gli unici che non hanno sostegno dai sindacati, dalla legge e si ritrovano pure senza welfare. La volontà di prendere misure anti salviniane ci sembra che stia accecando oltre misura l'esecutivo. Non potendo smontare in toto la decisione leghista del Conte Uno di creare un'area di flat tax per gli autonomi con reddito fino a 65.000 euro, il Conte bis ha deciso di ridurre la platea degli aventi diritto, di confondere le idee e di mandare disposizioni lacunose. Molti lavoratori con il forfettario scopriranno solo a posteriori se ne hanno ancora diritto e scopriranno in ritardo pure l'anno d'imposta. Dalle ultime carte dell'Agenzia delle entrate non si comprende se alcune limitazioni dovranno entrare in vigore retroattivamente dal primo gennaio del 2020 o dal primo gennaio del 2021. L'unico aspetto certo è che dalla platea del forfettario l'esecutivo si riprenderà 600 milioni di euro. Lo si capisce chiaramente dalla manovra. Altrettanto chiaramente si comprende che il governo toglie alle partite Iva per dare il bonus Renzi rafforzato ai lavoratori dipendenti. I termini di avvio delle nuove normative sono stati intorbiditi anche dal Milleproroghe. Di fronte al governo che in commissione Finanze con il sottosegretario Alessio Villarosa ha chiesto una settimana di tempo per studiare una soluzione, risponde l'ordine dei commercialisti di Milano che scrive sul punto una lettera aperta al garante del contribuente della Lombardia.«Nella lettera, il presidente Marcella Caradonna», riporta ItaliaOggi, «chiede al Garante, Antonio Simone di dichiarare non dovute le sanzioni che potrebbero derivare dal comportamento dei contribuenti che potrebbe alla luce dei chiarimenti in arrivo risultare errato appellandosi a oggettiva incertezza normativa». Siamo certi che la missiva non avrà risposta. O al massimo avrà una risposta di facciata. La realtà è che il gregge delle partite Iva è tornato a fare da bancomat e da banca al governo, con l'aggravante che da quest'anno ogni errore (anche quello indotto dai trabocchetti delle Entrate) sarà sanzionato più severamente.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/per-dare-ai-dipendenti-il-bonus-100-euro-tosano-alle-partite-iva-altri-600-milioni-2644882830.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-guida-allo-scontrino-elettronico-e-zeppa-di-trappole-delle-entrate" data-post-id="2644882830" data-published-at="1758173252" data-use-pagination="False"> La guida allo scontrino elettronico è zeppa di trappole delle Entrate Lo scontrino elettronico sarà un boomerang per molti commercianti. Da sistema che avrebbe dovuto portare innovazione e semplificazione si sta trasformando in un vero e proprio campo minato. E la responsabilità è dell'Agenzia delle entrate. Nei giorni scorsi l'amministrazione fiscale ha infatti pubblicato la guida allo scontrino elettronico, adempimento diventato obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2020 per tutti gli esercizi commerciali e per chi emetteva ricevute fiscali come gli artigiani, i ristoranti o gli alberghi, dove sono presenti diverse inesattezze. La prima di tutte è il fatto che «l'introduzione dei corrispettivi elettronici comporta semplificazioni e vantaggi per gli operatori economici». Questa affermazione è smentita in primis dallo stesso legislatore che ha previsto per i primi sei mese la moratoria sulle sanzioni nel caso in cui si inviino i corrispettivi giornalieri entro il mese successivo. Concessione fatta dato che lo scontrino elettronico è andato a colpire tutte le attività, anche le più piccole, che hanno registrato difficoltà ad adeguarsi al nuovo sistema digitale. Chi è riuscito ad acquistare per tempo il registratore di cassa ha però dovuto fare i conti con le nuove procedure di emissione di uno scontrino elettronico. E dunque si poteva tranquillamente assistere a scene dove un commerciante per emettere un singolo scontrino, tirasse fuori il foglio delle istruzioni e lo seguisse passo per passo perdendo minuti e minuti. Altro problema che riscontrano diversi commercianti è il fatto che, alle volte, non si riescano ad inviare gli scontrini elettronici alle Agenzia delle entrate. In questo caso i problemi possono essere legati al nuovo apparecchio, alla connessione Internet o ad altro. L'aspetto positivo è che i dati rimangono in memoria e quando si risolve il problema verranno inviati all'Agenzia delle entrate. E inoltre essendoci la moratoria alle sanzioni per sei mesi, si è coperti. Dire dunque che lo scontrino elettronico «comporta semplificazioni e vantaggi per gli operatori economici» è alquanto azzardato. Altra inesattezza presente sulla guida è il fatto che «non occorrerà più tenere il registratore dei corrispettivi». Affermazione parziale che potrebbe far commettere errori a diversi commercianti. È vero infatti che non si devono tenere più i registri dei corrispettivi ma le annotazioni contabili giornaliere vanno fatte per rispettare gli obblighi civilistici. E inoltre, il commerciante dovrà sempre consegnare al commercialista la lista degli incassi giornalieri. Questa lista non è altro che il registro. Lo scontrino elettronico non fa dunque venir meno i registri dei corrispettivi. Altra imprecisione è l'affermazione che «la gestione della contabilità diventa automatica con il registratore di cassa telematico» (presente all'interno dello spot sullo scontrino elettronico). In questo caso si allude anche al fatto che un registratore di cassa possa sostituire il ruolo di un commercialista. Aspetto non vero anche perché i flussi di dati che verranno inviati direttamente all'Agenzia delle entrate dovranno ancora essere gestiti da un professionista. «Tener conto del ciclo passivo, dar conto nelle contabilità delle innumerevoli norme che limitano la detrazione dell'imposta sotto il profilo sia oggettivo che soggettivo, e il considerare la peculiarità dei diversi regimi speciali di applicazione del tributo», spiegano i consiglieri nazionali dei commercialisti delegati alla fiscalità, Gilberto Gelosa e Maurizio Postal, «sono aspetti che continueranno a richiedere la presenza di un professionista». Altro aspetto errato che si da per scontato è la riduzione della carta. Nonostante si tratti di un'operazione digitale la carta non diminuisce. Il commerciante rilascia sempre una ricevuta cartacea (che non ha nessuna valenza fiscale). E inoltre si devono conservare le ricevute come «prova» in caso di beni portati in detrazione. La mole di carta resta dunque pari a prima. Infine, la lotteria degli scontrini non è un vantaggio per i commercianti dato che i contribuenti potranno segnalare gli esercenti che non inseriscono il codice lotteria del cliente nello scontrino elettronico. La segnalazione ha carattere negativo per il commerciante di turno che si troverà ad essere segnato e potranno essere usate dall'Amministrazione fiscale e dalla Guardia di finanza nell'analisi del rischio di evasione.
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