2020-01-31
Per correggere chi fa il bullo a scuola la legge manda in carcere i genitori
Nel testo in discussione alle Camere previste pene fino a 4 anni. Il tribunale potrà affidare i minorenni agli assistenti sociali.Ancora una volta, ovviamente con le migliori intenzioni, l'accoppiata di una norma incriminatrice a maglie larghe e la voglia di venire incontro alla consueta «emergenza» mediatica, rischia di partorire un arretramento delle libertà di ognuno di noi. È quanto sta andando in scena, perché davvero siamo su una sorta di palco, con la riforma della legge che dovrebbe prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo a scuola. Nella nuova versione in discussione alle Camere, si prevede che un minore possa addirittura essere tolto alla famiglia, mandato in una comunità, affidato ai servizi sociali. Il tutto per comportamenti sì gravi, come sono le violenze e le molestie al compagno di turno, e che sono certamente da stroncare e punire, ma che purtroppo fanno parte di alcune fasi dello sviluppo, sono spesso frutto di vari fattori e talvolta sorprendono completamente gli stessi genitori. Che però, adesso, rischieranno di perdere il figlio bulletto, in uno scenario non esattamente da grande democrazia occidentale, per come dimentica che i figli, piaccia o meno, non sono dello Stato. Che il bullismo sia un tema che paga, politicamente, non ci sono dubbi. Come l'omicidio stradale e altri nuovi reati da talk show del pomeriggio, ricorda certi vestiti: è fine e non impegna. Sono temi con i quali anche la peggior classe politica si rifà una verginità e si mostra «vicina alla ggente». Peccato che poi, spesso, si rischi di sfornare autentici mostriciattoli giuridici. Ma l'audience è importante. Mercoledì, il deputato del Pd Filippo Sensi, ex portavoce di Francesco Rutelli e Matteo Renzi, ha raccontato in aula quante prese in giro ha dovuto subire a scuola per il fatto che era in sovrappeso. Caduto Renzi, Sensi è decisamente dimagrito e oggi sembra la metà di se stesso e forse anche per questo ha deciso di liberarsi anche del peso interiore, di anni di scherzi cretini e insulti gratuiti. Ok, ognuno ha avuto a scuola uno o più compagni derisi perché «ciccioni», con comportamenti più o meno gravi, ma si sa che, specialmente alle medie, in particolar modo i maschi riescono a dare il peggio di loro unendosi in branchi. Eppure, esattamente come in certe chat di genitori, a volte i problemi scolastici vengono ingigantiti. Il bullismo viene ora parificato allo stalking, altro reato molto mediatico, con pene dai sei mesi ai quattro anni, laddove restano comunque da sempre puniti tutta una serie di comportamenti gravi, come le violenze di ogni genere, le minacce, la diffamazione, le estorsioni. A conferma che il legislatore attuale non è di gran livello, si sta intervenendo su una legge del 2017, non di cinquant'anni fa, che così definisce il bullismo: «Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un po' di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo». Come si può vedere, siamo ben oltre il concetto di «maglia larga», da sempre ritenuto da ogni scuola giuridica come potenzialmente lesivo dei diritto dell'imputato. Quanto al «ridicolo», si commenta da solo.E tuttavia, se si applicasse solo al bullo maggiorenne, si potrebbe passare sopra a una certa rozzezza. Il fatto è che si applicherà in gran parte ai minorenni. Il ragazzino che fa il bullo finirà nelle mani del Tribunale dei minori, che dovrà verificare se sia opportuno o meno procedere all'allontanamento dalla famiglia e pianificare, se necessario, un apposito progetto rieducativo. Il minore potrà essere affidato a delle case famiglia o agli assistenti sociali, se il Tribunale accerterà che le condizioni familiari non sono tali da garantire un'educazione «idonea». L'allontanamento dalla famiglia è previsto come misura estrema, ma intanto è previsto. Senza voler in alcun modo giustificare il minimo episodio di bullismo, che in alcuni casi può anche spingere al suicidio, se si ragiona da genitori vengono un po' i brividi. È vero che la famiglia è spesso l'origine di tutti i problemi e di tanti comportamenti sbagliati. E neppure la migliore scuola riesce a supplire a un deficit educativo che parte da casa, da condizioni dispari, da deficit culturali. E però ognuno di noi ha conosciuto ragazzini che in una certa fase sono stati fuori controllo, hanno pulsioni violente, sono del tutto imprevedibili. Alcuni danni che fanno i figli, specie nell'età dello sviluppo, per mamma e papà sono letteralmente imparabili. Siamo sicuri che deportandoli in una comunità, magari con dei diciassettenni che già rubano e spacciano, usciranno migliori?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)