2020-09-05
Per conquistare la Pennsylvania Trump fa il pieno di gas e petrolio
La controversa tecnica di estrazione del fracking divide i 2 candidati alla Casa bianca nello Stato chiave per le presidenziali. Ma il leader repubblicano incassa il plauso per la nuova legge sui parchi naturali.Uno degli argomenti maggiormente divisi nell'attuale campagna elettorale americana è quello della fratturazione idraulica (o fracking): una controversa tecnica di estrazione del gas naturale e del petrolio, rispetto a cui il dibattito politico si è fatto ormai da settimane sempre più incandescente. Si tratta di una problematica fondamentale soprattutto per quanto riguarda il voto in Pennsylvania: Stato che, nel 2016, Donald Trump fu in grado di vincere con uno scarto dell'1%, divenendo così il primo candidato repubblicano a riuscire nell'impresa dal 1988. Come quattro anni fa, anche stavolta l'area è destinata a rivelarsi di primaria importanza, rappresentando il perno di quella Rust Belt che il presidente e Joe Biden si stanno spietatamente contendendo per ottenere la Casa bianca. È quindi esattamente in questo senso che la questione del fracking sta diventando dirimente: non dimentichiamo infatti che la Pennsylvania risulta il secondo maggiore produttore di gas naturale degli Stati uniti (dopo il Texas) e che questa pratica di perforazione costituisce la base di una parte consistente della sua economia. Del resto, come ricordato a gennaio scorso dal New York Times, la Pennsylvania occupa circa 90.000 lavoratori nel settore delle energie rinnovabili, mentre i lavoratori direttamente o indirettamente legati all'energia tradizionale sono 350.000. Come sottolineato a luglio dal sito Axios, lo stesso peso dei sindacati è, tra l'altro, molto maggiore nel settore dell'energia tradizionale (circa il doppio, rispetto al comparto delle rinnovabili). Da tutto questo si comprende lo scontro in atto sul fracking. Trump si è espresso da tempo fermamente a sostegno della tecnica, tacciando il rivale di volerla vietare, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro. Un'accusa che il diretto interessato sta cercando di respingere. Appena lunedì scorso, l'ex vicepresidente – parlando a Pittsburgh – ha dichiarato: «Non vieterò il fracking. Lasciatemelo dire ancora: non vieterò il fracking. Non importa quante volte Donald Trump mente su di me». In realtà, non è che il candidato democratico sia stato mai granché chiaro sul tema. Fino a poche settimane fa aveva detto di non voler proibire la fratturazione idraulica, precisando al contempo di non voler rilasciare nuove concessioni sui territori federali. Tutto questo, mentre nel luglio del 2019 si era espresso in modo ancor più netto. Nel corso di un dibattito televisivo con altri candidati alla nomination democratica, l'intervistatrice gli aveva chiesto: «Ci sarebbe spazio per i combustibili fossili, compreso il carbone e il fracking, in un'amministrazione Biden?». «No», fu la risposta. Le ambiguità sono del resto aumentate dopo la scelta di Kamala Harris come candidata alla vicepresidenza del ticket democratico. La senatrice della California ha sempre sposato idee particolarmente rigide in materia ambientale ed è favorevole a un divieto della fratturazione idraulica. Elementi che certo in Pennsylvania non sono stati accolti con troppo favore. Anche per questo, si credeva che la Convention democratica, tenutasi il mese scorso, potesse portare chiarezza sulla faccenda: chiarezza che invece non ha avuto luogo, anche per il timore che potessero riesplodere tensioni interne sul fronte ambientale. Non sarà un caso che i democratici della Pennsylvania siano da mesi in preda a una certa agitazione: il governatore, Tom Wolf, e il senatore, Bob Casey, sono infatti restii ad accettare un divieto totale della fratturazione idraulica. Anche perché paventano una levata di scudi da parte dei sindacati locali. Il timore è che possa replicarsi quanto accaduto nel marzo 2016, quando – parlando in Ohio – l'allora candidata dem, Hillary Clinton, disse: «Faremo fallire molti minatori e compagnie carbonifere». Una frase che, nonostante i successivi tentativi di smentita, elettoralmente le costò assai caro. D'altronde, sarà un caso: ma – secondo la media sondaggistica di Real clear politics – dalla metà di luglio Biden ha visto diminuire progressivamente il proprio vantaggio in Pennsylvania dall'8% al 4%. Certo: si dice che, con una virata vigorosamente ambientalista, l'attuale ticket dem potrebbe accrescere il sostegno nel voto giovanile. Il ragionamento ha un suo senso, ma risulta comunque rischioso. Barattare un incremento del voto popolare a livello nazionale con uno Stato (soprattutto se rilevante come la Pennsylvania) può rivelarsi fortemente problematico in un sistema elettorale come quello americano. Anche perché, con i suoi 20 voti elettorali, il cosiddetto Keystone state è una delle aree matematicamente più strategiche per arrivare alla Casa bianca. Qualcuno potrà ritenere che Trump sia un bieco opportunista, pronto a mettere a repentaglio l'ambiente per tornaconto elettorale. Eppure le cose non stanno esattamente così. Ad agosto, il presidente ha siglato il Great american outdoors act: una legge – approvata in modo bipartisan dal Congresso – che l'Associated press ha definito «la norma di tutela ambientale più significativa emanata in quasi mezzo secolo». Una legge che, oltre ad occuparsi di rafforzare la salvaguardia dei parchi naturali, si propone di creare circa 100.000 nuovi posti di lavoro.