2023-11-15
Pensioni dei medici, anche il Mef in retro: «Interverremo»
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti difende la norma ma apre a modifiche. Sul 110: «Conto su di altri 4,2 miliardi». Proroga fino al 30 dello stop al payback.Allarme sulle risorse per la sanità: «I fondi potrebbero non bastare». Critiche dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che però promuove il taglio del cuneo.Lo speciale contiene due articoli.Il ciclo di audizioni sulla legge di bilancio è terminato ieri con l’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come nella manovra «c’è austerità nei confronti dei ministeri però è espansiva per i redditi medio bassi», dato che la maggior parte delle risorse sono state destinate al taglio del cuneo, da leggere insieme alla riduzione degli scaglioni Irpef. Misure che infatti hanno agevolato i redditi fino a 28.000 euro. Aspetto evidenziato anche da Bankitaliai. Sulla crescita Giorgetti si dice abbastanza ottimista sottolineando come «se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso, contenuto nel Documento programmatico di bilancio (0,8%) potrebbe essere soggetto a una - sia pur contenuta - correzione al ribasso». Trascurabile sarebbe invece l’impatto sulla crescita per il 2024. Giorgetti ha poi anche voluto ricordare come molto «probabilmente la crescita non dipende nemmeno e soltanto dalle leve che hanno in mano i ministri dell’Economia dei diversi Paesi, quello che accade intorno a noi dipende da scelte e situazioni che sfuggono alla limitata dimensione economica finanziaria», andando a sottolineare il contesto internazionale con cui non solo l’Italia si deve confrontare. Ad appesantire i conti c’è poi una questione nazionale: il Superbonus. In audizione Giorgetti ha infatti voluto ribadire come questa misura rappresenti un’emorragia che «non smette di toccare la finanza pubblica». Nel solo mese di ottobre c’è stata una spesa «per 4,2 miliardi di euro». Durante l’audizione di ieri, Giorgetti ha poi risposto alle critiche avanzate dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che aveva accusato il governo di aver trascurato le imprese, sottolineando che «la manovra di bilancio deve essere letta in combinato disposto proprio con il Pnrr e che ulteriori risorse per le imprese saranno disponibili in seguito all’approvazione, da parte della Commissione europea, della proposta di revisione del suddetto Piano come integrato con RepowerEu». Il ministro ha poi voluto ricordare come «gli aiuti alle imprese e al settore produttivo non si misurano solo in termini di risorse finanziarie, ma anche di procedure e strumenti a disposizione degli operatori». Il nuovo schema di garanzia, Garanzia Archimede, ha continuato il ministro, si basa su un fondo che «potrà assumere impegni entro un plafond di 60 miliardi relativo al complesso delle misure, con un limite di 10 miliardi per l’anno 2024 relativo alle sole operazioni oggetto della garanzia». Altro tema critico sui cui il ministro ha risposto sono le pensioni dei medici. In sede di audizioni Giorgetti ha detto che «sulla vicenda dell’articolo 33, vedremo come dare una risposta, evidentemente è un problema che ci poniamo». È da ricordare infatti come la misura in legge di bilancio preveda un taglio sugli assegni spettanti degli operatori sanitari. Una modifica della norma deve dunque essere sì pensata ma in tempi brevi, anche per il problema sempre maggiore dello spopolamento dei medici e infermieri che lasciano il Ssn. Sulla questione ieri è intervenuto anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha ribadito la sua disponibilità al confronto: «Credo nel dialogo con i medici. Credo che parlare sia sempre importante. E, comunque, cerchiamo di trovare soluzioni sul problema delle pensioni. Questo è il mio punto di vista». Schillaci ha poi ricordato che comunque la «questione è in capo al Mef». Dall’altra parte, il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, ha sottolineato che la disponibilità non basta. «La rigidità del Mef e del ministero del Lavoro sulle pensioni, infatti, non ci lasciano alternativa: nessun passo indietro, lo sciopero nazionale di venerdì 17 novembre è confermato». L’obiettivo è la revoca totale dell’articolo 33, visto che l’ipotesi di applicare il ricalcolo alle sole pensioni anticipate, escludendo quelle di vecchiaia, «andrebbe ad avvantaggiare sì i medici, ma creando una forte discriminazione con gli infermieri». Bocciata dal sindacato anche la seconda ipotesi sul tavolo del governo, cioè quella di un rinvio triennale dell’applicazione della norma contenuta in manovra: «Significa solo spostare il problema al 2027». Sempre restando in tema di sanità, ieri il Senato ha approvato un emendamento al dl Proroghe su una mini proroga del payback al 30 novembre per i dispositivi medici. Azione che è stata approvata da Confindustria, che però chiede la messa a terra di una norma definitiva che ne preveda la cancellazione. «Ci auguriamo che il governo colga l’occasione di concludere questa vicenda prima che il Tar si esprima, prendendo politicamente in carico la soluzione al payback», dato che l’incertezza «sta logorando le imprese e sta portando a scelte forzate di riduzione dei posti di lavoro», conclude Confindustria.Ieri inoltre l’esecutivo ha tenuto un vertice a cui hanno partecipato Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini, i ministri competenti e «in particolare» Giorgetti, «che ha riferito sullo stato della trattativa europea sulle nuove regole del Patto di stabilità».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pensioni-medici-mef-in-retro-2666269379.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="allarme-sulle-risorse-per-la-sanita-i-fondi-potrebbero-non-bastare" data-post-id="2666269379" data-published-at="1700009156" data-use-pagination="False"> Allarme sulle risorse per la sanità: «I fondi potrebbero non bastare» «Il finanziamento del Ssn per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, tenendo conto del costo delle misure previste» dalla manovra. Così l’Ufficio parlamentare di bilancio ha bocciato, ieri in audizione, le risorse destinate alla sanità messe in manovra, sottolineando che ci potrebbero essere ulteriori difficoltà, «in relazione alle carenze di personale e all’impatto di eventuali nuove pressioni dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario». Andando avanti nella disamina, l’Upb ha evidenziato che le risorse aggiuntive stanziate sono sì sufficienti a mantenere nel 2024 l’incidenza della spesa sul Pil al livello pre pandemico (6,4 % nel 2019), ma che già allora, in termini di qualità di spesa la situazione non brillava particolarmente. Il Servizio sanitario nazionale appariva infatti già essere sottoposto a forti tensioni. Altro aspetto negativo che l’Upb sottolinea è che al momento «non si assiste ancora a quel potenziamento strutturale del Ssn che sembrava essere diventato un obiettivo condiviso nella fase dell’emergenza sanitaria». Altri punti critici sono invece anche l’opinione che la manovra sarebbe «improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati» con previsioni di crescita raggiungibili «solo sotto l’ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del Pnrr». Positivo è invece il giudizio sulla misura più rilevante, il taglio del cuneo, pari a 10,7 miliardi, finanziato temporaneamente in deficit. La conferma della decontribuzione garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro medio bassi, in particolare, sottolinea l’Upb, al reddito degli operai. Aspetti positivi anche per quanto riguarda la revisione dell’Irpef che riduce gli scaglioni da quattro a tre, aumenta la detrazione massima per redditi da lavoro dipendente equiparandola a quella relativa ai redditi da pensione e limita la detraibilità di alcuni oneri non sanitari sopra 50.000 euro di reddito (detrazioni al 19%). Nel complesso la misura, prevista per il solo 2024, assorbe risorse per 4,3 miliardi e prevede, secondo i calcoli dell’Upb, un beneficio di 75 euro annui per i redditi da lavoro dipendente tra 8.000 e 15.000. Da 15.001 a 28.000 il vantaggio aumenta progressivamente con il reddito fino a un massimo di 260 euro. Ovviamente sopra i 50.000 euro il beneficio tende ad azzerarsi per effetto del taglio delle detrazioni. Per quanto riguarda invece la decontribuzione prevista per il triennio 2024-26 in favore delle lavoratrici con figli, gli effetti della misura si intrecciano e con quelli della decontribuzione parziale fino a 35.000 euro di retribuzione lorda «e pertanto il vantaggio risulterà più ridotto di quello che si verificherà dal 2025, quando quest’ultima non sarà più in vigore», sottolinea l’Upb. Nel complesso, la microsimulazione fatta dall’Ufficio parlamentare di bilancio mostra che le lavoratrici madri beneficeranno di una riduzione di contributi di circa 1,5 miliardi: 790 milioni dovuti alla decontribuzione parziale e la restante parte da attribuire invece alla misura specifica. Infine, sulle misure legate alla maggiorazione della deduzione per l’occupazione, l’Upb sottolinea che l’appetibilità della nuova misura dovrà essere valutata alla luce delle già esistenti decontribuzione.
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)