2023-02-19
«La pensione Gedi è falsa, restituite i soldi»
L'ex super manager del gruppo Gedi, Monica Mondardini (Ansa)
L’Istituto di previdenza (con anni di ritardo) corre ai ripari e ordina ai dipendenti in quiescenza del gruppo editoriale di rimborsare centinaia di migliaia di euro ciascuno. Intanto l’inchiesta sui super manager arranca, prescrizione più vicina.L’ex archivista dell’Espresso e della Repubblica, la sessantacinquenne romana Anna Piludu, indagata dalla Procura di Roma per concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, non è superstiziosa: «Per me il fato non c’entra nulla. Nella vicenda che mi coinvolge ci sono precise responsabilità». Fatto sta che all’ex dipendente del gruppo Gedi, prepensionata nel 2010, venerdì 17 febbraio è arrivata una mazzata: l’Inps, dopo un accertamento che aveva già portato alla revoca «in autotutela» dell’erogazione della sua pensione, le ha chiesto di restituire 235.332,57 euro entro venerdì 17 marzo. Ci vuole una bella razionalità per non maledire la data che i latini consideravano portatrice di sventure.Per chi non se lo ricordasse stiamo parlando dell’inchiesta che coinvolge 101 (in gran parte ex) dipendenti e cinque società del gruppo editoriale Gedi (che pubblica tra gli altri i quotidiani La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX), per una presunta frode ai danni dell’Inps. La holding nel dicembre 2021 è stata oggetto di un sequestro preventivo da 38,9 milioni di euro, equivalente all’«illecito risparmio dei costi del personale» realizzato sino a quella data dal gruppo attraverso una manovra che avrebbe causato all’Inps un danno da 22,2 milioni di euro, cifra che non tiene conto delle presunte illecite percezioni di assegni per quasi tutto il 2022. Il computo degli indagati comprende 80 prepensionati considerati senza titoli (compresi 16 dirigenti), 17 manager accusati di truffa, sei sindacalisti ritenuti complici dell’oliato sistema, due funzionari Inps tacciati di infedeltà e altre due figure minori. Quattro indagati hanno ricoperto o ricoprono ruoli di spicco nel gruppo. Il nome più importante è quello dell’ex amministratore delegato Monica Mondardini, oggi al vertice della Cir della famiglia De Benedetti all’epoca dei fatti contestati proprietaria anche di Gedi. Ci sono poi il capo delle risorse umane Roberto Moro, il suo vecchio vice Romeo Marrocchio (poi passato al Sole 24 ore) e il direttore generale della divisione Stampa nazionale Corrado Corradi. Per poter ottenere i vantaggi previdenziali le frodi sarebbero state fondamentalmente di quattro tipi: dai fittizi demansionamenti di dirigenti agli illeciti riscatti di annualità (a spese dell’azienda), dall’utilizzo come collaboratori di dipendenti prepensionati ai trasferimenti (solo a tavolino) di personale. La Piludu ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini a settembre, poi, ai primi di ottobre, ha avuto la notizia dello storno dell’assegno previdenziale. Adesso è arrivata l’ufficialità: per l’Inps la pensione percepita dalla donna era «una prestazione indebita per mancanza del requisito pensionistico». Infatti la dirigente della filiale Inps dell’Eur Maria Rosa Riso ha informato la sfortunata ex lavoratrice che «a seguito di verifiche è emerso» che la Piludu «ha ricevuto per il periodo dall’1 agosto 2010 al 30 settembre 2022 un pagamento non dovuto sulla pensione». A saltare all’occhio è che stiamo parlando di un fascicolo penale aperto nel 2018 e per cui l’avviso di chiusura delle indagini è partito solo nella tarda primavera di un anno fa. La Procura di Roma, rapidissima nell’iscrivere sul registro degli indagati e nell’interrogare il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per le vicende legate all’anarchico Alfredo Cospito in questo caso non ha ancora chiesto il rinvio a giudizio per i destinatari dell’avviso, né è ancora stata fissata la data dell’udienza preliminare. La sensazione, magari sbagliata, è che a Piazzale Clodio non abbiano particolare fretta di mettere alle strette un gruppo editoriale che secondo il coordinamento dei comitati di redazione potrebbe essere sul mercato e che si è sempre dimostrato pronto a cantare le gesta dei magistrati inquirenti. Soprattutto quando questi sono solerti nell’iscrivere sul registro degli indagati politici legati al centro-destra. L’indebita percezione degli assegni sarebbe riconducibile a un unico originario disegno criminale e pertanto il termine di prescrizione decorre dagli ultimi pagamenti da parte dell’Inps e cioè quelli del 2022. Ma il ritardo dell’esercizio dell’azione penale, vale a dire della formulazione della richiesta di rinvio a giudizio, comporta un indubbio vantaggio per gli imputati poiché avrà quale conseguenza, in caso di condanna, l’applicazione da parte del giudice di pene più tenui perché non potrà non tenere conto delle annualità prescritte che allo stato sono certamente quelle tra il 2012 e il 2017, considerato che il reato di truffa si prescrive nel termine massimo di sette anni e mezzo. «Non ci risultano novità nell’inchiesta» ci confermano dall’azienda. «Per gli effetti economici Gedi ha già messo in bilancio una posta in previsione dell’esito della vicenda». Ma se il procedimento penale avanza a rilento, l’Inps sta già bussando a denari. Come detto, alla Piludu è stata notificata la richiesta di risarcimento immediata: «Vogliono indietro dieci anni di pensione come se in questi anni quei soldi non mi fossero serviti per vivere» si lamenta la donna. Nella lettera si legge che «il versamento può essere effettuato online sul sito www.inps.it […] utilizzando la modalità pagamento online pagoPa» o «tramite l’home banking». Il tutto entro trenta giorni dalla notifica. Poi la Riso, bontà sua, informa la Piludu che «ha facoltà di proporre ricorso amministrativo» entro 90 giorni. «Di certo farò ricorso. Penso che prima debbano essere accertate le responsabilità di ognuno» ci informa l’indagata. In effetti l’ex archivista ha sempre respinto le accuse: «Mi andava pure bene di andare in pensione a 53 anni, ma se mi avessero messo al corrente che per farlo avrei dovuto dichiarare di aver lavorato per una ditta che non mi aveva mai vista, mi sarei rifiutata» ci aveva detto a novembre a proposito delle modifiche apportate al suo libretto di lavoro che le hanno consentito di accumulare le «marchette» necessarie a conquistare lo scivolo. Agli atti, infatti, sono stati depositati documenti con firme da lei non riconosciute. «Qui ci sono colpe ben precise e non sono le mie» ribadisce la Piludu. E di chi sarebbero? «Degli autori dentro a Gedi di questa truffa, dei sindacati e dell’Inps che non ha controllato perché implicata ad alti livelli. Non può essere solo responsabilità di due impiegati dell’istituto previdenziale che ha ammesso di aver fatto negli anni due controlli su quei prepensionamenti e di non aver trovato nulla di irregolare. C’è poi la sicurezza dei dirigenti Gedi che sostengono di non avere nulla da temere».Ma la signora ha sul conto i denari da rifondere? «Io non ho nessuna fonte di reddito salvo lo stipendio di mio marito che continua a lavorare a 68 anni. Quindi come posso restituire quei soldi?».Quanto sta succedendo alla Piludu è già accaduto a Enrico Battistini, 65 anni, ex poligrafico addetto, tra l’altro, all’impaginazione della Repubblica e degli altri giornali del gruppo. L’uomo ha un’invalidità civile riconosciuta del 70 per cento e nell’autunno scorso, dalla sera alla mattina, si è ritrovato senza pensione. A Battistini l’Inps ha scritto per chiedere la restituzione in un’unica soluzione di 263.858,59 euro, l’equivalente degli assegni versati dall’ente previdenziale a partire dal gennaio 2013. Somme che l’ex poligrafico, contattato ieri dalla Verità, non è in grado di rendere. «Ma che scherza?» ci ha risposto quando gli abbiamo chiesto se avesse iniziato a pagare la somma richiesta. Inoltre ci ha spiegato che l’Inps non gli ha prospettato nessuna forma di dilazione: un bollettino per un unico pagamento. Così alla fine a pagare per davvero rischiano di essere solo gli anelli più deboli della catena.
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