2023-04-18
«Pensiero unico imbattibile con ChatGpt»
Giovanni Maddalena (Getty images)
Il professore di filosofia teoretica all’Università del Molise Giovanni Maddalena: «Il rischio che corriamo è che aumenti la circolazione di fake news. Ma prima di regolamentare, conviene aspettare. E rendere più trasparenti le linee guida immesse nelle intelligenze artificiali».È un bene automatizzare ogni lavoro? È giusto lasciare che gli algoritmi inondino di menzogne i canali informativi e siano usati per manipolare il discorso pubblico e confondere la realtà? Conviene sviluppare menti non-umane che ci supereranno e, fatalmente, rimpiazzeranno? Possiamo permetterci di perdere il controllo sulla nostra civiltà? Sono alcuni dei quesiti posti in una lettera aperta pubblicata nei giorni scorsi da un gruppo di guru della Silicon Valley (tra i firmatari Elon Musk, ma anche professori e ricercatori italiani) con cui si chiede di frenare per almeno sei mesi gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, sostenendo che «quello che sono in grado di fare queste tecnologie non è chiaro nemmeno a chi le crea». All’iniziativa si affiancano - seppur con motivazioni diverse - il temporaneo blocco di ChatGpt, imposto nel nostro paese dal Garante per la privacy in attesa che Open AI (la società che sviluppa il sistema di intelligenza artificiale) adempia a una serie di prescrizioni per proteggere i dati personali degli utenti, nonché la creazione di una task force dei garanti della privacy europei per promuovere cooperazione e scambio di informazioni in merito.Sul fronte opposto si registra intanto la levata di scudi dei supporter del progresso tecnologico, che obiettano contro il rallentamento di uno sviluppo digitale reputato essenziale da molti punti di vista. Tra allarmismi e sottovalutazioni, una riflessione più profonda sui principi generali che dovrebbero orientare la digitalizzazione, non è contemplata. Come del resto su molto altro, pare manchi uno sguardo onnicomprensivo e d’insieme su questa realtà. Cosa comporta questa cecità? Ne parliamo con Giovanni Maddalena, professore di Filosofia teoretica presso l’Università del Molise.«Ci sono diverse forme di cecità in atto: c’è l’allarmismo ingiustificato di chi pensa che le macchine prenderanno il posto degli esseri umani e governeranno il mondo (come si accenna nella lettera di Musk & co), e c’è la posizione di chi crede che la rivoluzione digitale completerà il benessere umano e aprirà scenari di progresso meravigliosi. In realtà, nessuna delle due cose è vera né corrispondente a ciò che le macchine sanno fare, per una semplice questione di logica: le macchine operano un ragionamento di tipo induttivo fondato sull’esperienza, ma non sono capaci di un ragionamento abduttivo, cioè creativo, tipico invece degli esseri umani. Le riflessioni generali sono effettivamente poche e di solito viaggiano tra questi due estremi: l’apocalittico e il progressismo a oltranza».A proposito di creatività: in un’intervista che ha concesso alla Verità, l’inventore del microchip Federico Faggin ha ricordato che scartare la nostra capacità creativa, come vorrebbe fare oggi chi lavora nel campo dell’IA, porta a tradire l’umanità e ci espone al rischio di essere trattati, usati e messi da parte come delle macchine. «Chi ha provato ChatGpt prima della sua momentanea sospensione, si sarà accorto che presenta un certo tipo di creatività: prodotta da un algoritmo, ha una base deduttiva che lavora su grandi quantità di dati, formazione a sua volta tipicamente induttiva. Ma la creatività umana è capace di ben altro: di leggere i segni e uscire dall’ordine precostituito. ChatGpt, peraltro tremendamente ossequioso, si limita invece a ripetere il mainstream. Se rischia davvero di sostituire certi lavori umani, significa evidentemente che questi sono diventati ormai poco umani e poco creativi. In questo senso, può fungere da sprone a essere più originali. Purtroppo, da questo punto di vista, l’educazione, in Italia ma non solo, non favorisce un pensiero più “umano” che va invece difeso a tutti i costi: dobbiamo evitare che la creatività si riduca a semplice ripetizione o assemblaggio».Qui gioverebbe rifarsi al principio di prudenza che, però, sembra non si riesca più ad applicare in alcun campo scientifico (a cominciare da quello medico, come la gestione pandemica ha mostrato): perché? «Durante il Covid abbiamo visto i danni prodotti da uno scientismo che voleva arrivare a tutti i costi a definizioni esaustive e infallibili. Questo approccio continua ora di fronte alle novità della rivoluzione digitale; ma anziché affrettarci a prendere decisioni, dovremmo capire come gli esseri umani si adattano. La rivoluzione digitale in atto è epocale, sta cambiando il modo con cui comunichiamo e, dunque, pensiamo: il che non è necessariamente un male, ma bisogna prendere atto che ci vorranno decenni per abituarsi. Prima di regolamentare, conviene aspettare. Più che il governo delle macchine, il rischio reale che corriamo con ChatGpt e le intelligenze artificiali in genere, è che aumenti la circolazione di fakenews del mainstream, che, a quel punto, diventerebbe imbattibile. La resistenza effettiva, a mio avviso, potrà venire da quei corpi intermedi “minoranze creative”, così le chiamava Benedetto XVI, all’interno dei quali la conoscenza personale fondata su relazioni umane vere e profonde permette una dialettica critica e costruttiva».L’altro pericolo concreto è la perdita di milioni di posti di lavoro. «Vero, ma ne emergeranno di nuovi. Non avverrà immediatamente né meccanicamente, quindi ci saranno scossoni importanti prima che le cose si bilancino. I giornalisti, ad esempio, saranno certamente chiamati a essere più umani, più personali, posto che i giornali assumeranno una forma nuova, come sta già in parte accadendo».Se l’intelligenza artificiale non si può fermare, come porsi, dunque, davanti alle sfide che presenta? «Da un lato evitando di normare troppo, come già sento dire che si vorrebbe fare. Piuttosto, rendiamo chiare e trasparenti le linee guida di carattere etico immesse nell’intelligenza artificiale. Dall’altro lato - e questa è una norma di buon senso - aumentando le relazioni personali, senza esagerare nel voler regolamentare le macchine».
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.