2022-03-03
Pechino si blinda per farla da padrona durante le trattative
La Cina accumula scorte di materie prime: così tiene Mosca sulla corda e si ritaglia un ruolo da protagonista ai tavoli.Martedì notte i vertici del Pcc e le gerarchie riconducibili a Xi Jinping hanno dato ordine a tutte le agenzie governative di mettere in sicurezza le riserve energetiche e «blindare» la catena di gestione di tutti gli approvvigionamenti. In pratica Pechino ha deciso ci centralizzare gli acquisti di petrolio, gas, zinco, ferro ma anche grano e mais. Il segnale sta a indicare due cose. La prima è che si preparano a uno stravolgimento del mercato globale. Stanno cercando di correre ai ripari, a differenza nostra. Temono di non poter più gestire la produzione di farine e di alimenti base. L’ombrello protettivo però significa anche che nel breve la Cina non ha alcuna intenzione di sostituirsi al mercato occidentale. Tradotto, se l’Europa chiude i rubinetti del gas e non importa più grano da Est, Pechino sembra non volere compensare il blocco dovuto alle sanzioni del blocco Nato. Per Vladimir Putin non è certo una buona notizia. Il congelamento delle riserve della banca centrale di Mosca e il sequestro degli asset economici, sta stressando il sistema bancario russo con il rischio di assistere a una fila di default interni. È però vero anche che la scelta di Pechino di tenersi equidistante va letta con attenzione. L’obiettivo è, una volta seduti al tavolo delle trattative, di usare il proprio soft power per spingere la parte russa a fare un passo indietro. Un eventuale cessate il fuoco grazie a un tavolo al quale siedono anche gli emissari di Xi sarebbe un enorme successo per la Cina. Per la prima volta potrebbe dire la sua sui confini europei e guadagnare un dividendo da spendersi nell’ambito della Via della Seta. Sarebbe un problema economico per noi ma anche un riconoscimento internazionale che la Cina non avrebbe nemmeno sperato di ottenere. Dall’altro lato una tale mossa creerebbe un indebolimento russo nel breve termine e poi un progressivo risucchio verso la sfera di Pechino. Tra l’altro, e qui assistiamo al paradosso, se la Cina può avere una possibilità di guadagnarsi un posto al sole in Europa lo si deve proprio a Kiev e al premier Volodymyr Zelenski.Alberto Forchielli, partner fondatore di Mandarin Capital Partners, in una intervista ieri spiegava chiaramente che «Pechino ha ottimi rapporti con l’Ucraina, basti pensare che la prima portaerei cinese è stata comprata da Kiev, che è sempre stata fonte di know how tecnologico ed economico per la Cina stessa. Tutto quello che non avevano ottenuto dai russi lo avevano ottenuto dagli ucraini», prosegue Forchielli. Dall’altro lato, però, il presidente cinese e Putin hanno rapporti personali, si sono visti decine di volte e hanno detto che non c'è limite alla loro amicizia, e quindi sotto l’aspetto finanziario la Cina potrebbe dare alla Russia appoggio per il sostegno del rublo, oltre al rifinanziamento delle banche russe e alla possibilità di passare attraverso Pechino per annullare il blocco del sistema Swift. «In altre parole», prosegue Forchielli, invece che mandare un pagamento in Russia, lo si manda via Swift a una banca cinese che a sua volta lo triangola alla banca russa. Potrebbe cioè offrirsi ad azioni di triangolazione, anche se al momento le stesse banche cinesi sono ferme perché anche loro stesse temono le sanzioni occidentali, non vorrebbero essere scollegate al sistema del dollaro. Non ho prova che qualcosa sia avvenuto ma è una mia speculazione: se la Russia avesse bisogno di valuta occidentale per sostenere il rublo sono convinto che in quale modo la Cina potrebbe fornirglielo», conclude il manager un tempo legato a Romano Prodi. Sarebbe in ogni caso un azzardo, ma i cinesi potrebbero giocarsi la loro partita. Gli basterebbe avere il sentore che nessuno in Europa né negli Usa si metterebbe a sanzionare l’economia del Dragone. Nel frattempo la diplomazia prosegue con le dichiarazioni di facciata. La Cina non si sbilancia su un ruolo di mediazione tra Russia e Ucraina per arrivare a un cessate il fuoco, e ribadisce che manterrà la cooperazione commerciale con la Russia senza alcun tipo di accelerazione. All’indomani del colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, il primo contatto diretto tra Pechino e Kiev dall’invasione russa dell’Ucraina, il ministero degli Esteri cinese dichiara che «continuerà a svolgere un ruolo costruttivo per l’attenuazione della situazione» in Ucraina, ma senza promettere il proprio impegno per la mediazione, sollecitato da Kiev. La Cina, ha ribadito il portavoce Wang Wenbin, incoraggia tutti gli sforzi diplomatici per la risoluzione pacifica della crisi e accoglie con favore l’avvio dei negoziati diretti tra Russia e Ucraina. Nessuna indicazione emerge neppure riguardo un colloquio tra il presidente cinese e Zelenski. In questo gioco delle tre carte c’è in palio anche la sfera di influenza attorno a Taiwan. Alla fine un riconoscimento a Mosca sarebbe incassato da Pechino come un «sì» implicito ad allargarsi attorno all’isola di Taipei. Non è un caso che ieri Mike Pompeo l’ex braccio destro di Donald Trump è volato a incontrare il ministro degli Esteri Harry Tseng. Un chiaro modo per infastidire Pechino e ribadire da parte americana che la sovranità del Paese alla base dell’economia dei microchip non si tocca. Su questo gli Usa fanno sempre squadra. Vedremo l’Europa come avrà intenzione di porsi nei confronti di Pechino. Lasciare campo libero e dare la medaglia da peacekepeer sarebbe un gravissimo errore.