2025-04-06
Nuovo cortocircuito dell’opposizione. Il Pd contro Giuseppi, ma va con lui in piazza
Delegazione dem (con capogruppo) al corteo pacifista, pur tifando per il riarmo. E spunta la Tiktoker di Roccaraso.La locomotiva grillina cala su Roma sferragliando come quella di Francesco Guccini. Ha tre settimane di ritardo ma non importa, a sinistra c’è sempre tempo per un corteo prefestivo. Il Movimento 5 stelle aveva perso il treno 20 giorni fa, quando il resto dell’opposizione s’era presentato puntuale al Serra Pride, e ha giustamente pensato di rimediare inventandosi la manifestazione «Contro l’Europa del riarmo». A fianco di chi? Ma a fianco di quelli che la vogliono riarmare, i corazzieri di Ursula Von der Leyen, gli stessi dem dai quali erano stati strategicamente lontani a piazza del Popolo a metà marzo. E questa è coerenza.Giuseppe Conte, che fu il primo a turarsi il naso e a stare a casa allora, oggi brinda all’ecumenismo della piazza. «È un corteo che abbiamo messo a disposizione di tutti e sono contento che le forze principali di opposizione siano tutte qui rappresentate». Poi spiega il vero motivo dell’ammucchiata: «Credo che oggi noi stiamo piantando un pilastro molto solido per costruire un’alternativa di governo». È lo scopo di tutte le manifestazioni della collezione autunno-inverno (Landini 1 sulla manovra, Landini 2 sul lavoro, una decina di Pro Pal, zuffe studentesche, carnevalate dei centri sociali) e a primavera si replica. Nicola Fratoianni non si è perso una sfilata, questa volta abbozza quando il popolo gli grida: «Vendi la Tesla!». Conte si prende la scena e sottolinea che «da noi arriva un no forte e chiaro allo sperpero di 800 miliardi per riarmare l’Europa. Una follia. Noi abbiamo condannato dall'inizio l'aggressione di Putin, ma c'è chi ha usato questa verità come alibi per evitare qualsiasi negoziato. Meloni non ha mandato per sottoscrivere nulla». Una realtà che lui conosce bene e che lo vide protagonista negli anni pandemici, quando invitava i camion russi a fare il giro d’Italia o quando firmava il Mes con i favori delle tenebre. Purtroppo il «vincolo esterno» che i suoi carissimi alleati piddini hanno adottato e celebrato per 15 anni, funziona eccome. Dopo il balletto dei numeri («Siamo 60.000, no 100.000») sul palco dei Fori Imperiali il leader grillino parla nel microfono ma potrebbe anche sussurrare, visto che la delegazione del Pd è lì accanto alla sua. E a Bruxelles il partito dem, con Paolo Gentiloni e gli Schlein boys (Brando Benifei, Giorgio Gori, Stefano Bonaccini, la tartaruga Nicola Zingaretti) è il principale corazziere della Von der Leyen. A guidare i re magi del Nazareno è Francesco Boccia, con gli europarlamentari Sandro Ruotolo e Marco Tarquinio, poi Susanna Camusso, Marco Furfaro e Antonio Misiani. Boccia porta l’incenso: «Alcune cose ci dividono dal M5s ma altre ci uniscono. Siamo d’accordo sulla critica alla corsa al riarmo dei 27 Stati e alle proposte della Commissione che puntano in questa direzione. Insieme a tutte le opposizioni vogliamo mandare a casa il governo di Meloni e Salvini». Non fa in tempo a finire la frase che Carlo Calenda su X smaschera l’ambiguità del raduno: «La piazza di oggi è fatta da coloro che sostengono le ragioni di Vladimir Putin. Fine. Non ha alcun senso la presenza del Pd». Gli risponde Andrea Orlando dal divano: «Nelle vie di Roma ci sono volti e storie che abbiamo incontrato nelle nostre piazze. Chi li definisce putiniani offende anche la nostra storia». Una falange macedone, non c’è che dire. A questo punto, per evitare il mal di testa, urge ricapitolare. Punto di partenza: in Europa il Pd ha votato per il riarmo. E due settimane fa ha guidato da protagonista (Michele Serra è un Nanni Moretti 2.0 senza Nutella) la manifestazione per legittimare la manovra degli eurolirici. Il giorno successivo ha organizzato un sit-in a Ventotene per legittimare l’Europa socialista disegnata da Altiero Spinelli. Ieri era in piazza con il Movimento 5 stelle contro «L’Europa del riarmo». E oggi a Bologna organizza un corteo per ribadire l’adesione passiva all’Europa di Von der Leyen, quella che mette l’elmetto e distribuisce comici kit di sopravvivenza. Un giorno Elly la mangia al burro, quello dopo al sugo, il terzo al pesto e il quarto al salmone dicendo che è prosciutto. Non bastandogli una linea politica, le adotta tutte.L’effetto straniante destabilizza i militanti dem. Per esempio, gli ultrà del partito di Repubblica sono contrari alla kermesse contiana. In un editoriale al curaro, Stefano Cappellini la critica come se fosse una sfilata di nostalgici del Kgb. Titola: «Né di sinistra, né pacifista. Alla larga dalla manifestazione di Marco Travaglio e Alessandro Orsini». Abituati a distribuire patenti a tutti, a largo Fochetti faticano a non sentirsi, per una volta, al centro della galassia. La piazza non coglie i distinguo radical chic e tira dritto, fra ambiguità e folclore. Con l’immancabile Alex Zanotelli a chiudere la fila. Fra le poche novità c’è la napoletana Rita De Crescenzo, tiktoker turistica che riempì Roccaraso. Ha sette milioni di follower, si propone come la Chiara Ferragni di rione Sanità e annuncia un futuro politico fra nani e ballerine: «Di politica non capisco niente mi devo aggiornare un poco. Spero di incontrare Conte. Non conosco né lui, né Matteo Renzi, né Vincenzo De Luca. Però mi vorrei candidare». Con il Movimento 5 stelle? «Non lo posso dire». Accompagnati da un dilemma così lancinante, tutti a casa. Soprattutto i piddini, ai quali Barbara Spinelli (la figlia di Altiero) ricorda il voto a favore dei tank Volkswagen. Ma loro sono impermeabili e devono trasferirsi in fretta a Bologna, dove oggi tornano in piazza. Senza sapere contro chi e cosa.
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