2025-04-06
«Pasticcio cittadinanza, colpiti i brasiliani»
Marcelo de Carvalho Fragali
Un imprenditore carioca scrive alla «Verità» protestando per la stretta allo ius sanguinis: «Invece di affrontare l’emergenza dell’immigrazione illegale, si chiudono le porte agli italo-discendenti orgogliosi delle proprie origini. Governo, rivedi la norma».La scorsa settimana, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sorpreso tutti annunciando un decreto e due disegni di legge che modificano radicalmente oltre un secolo di tradizione italiana in materia di cittadinanza per discendenza. Il tutto sostenendo, e ripetendo insistentemente, che «le agenzie per la cittadinanza operano in modo irregolare», che «la cittadinanza è una cosa seria» e che molti vogliono il passaporto italiano solo per «andare a Miami». Di fatto, il decreto abolisce il principio dello ius sanguinis, che ha sempre guidato il riconoscimento della cittadinanza italiana. La proposta impedisce che figli, nipoti o pronipoti di italiani nati all’estero possano ottenere la cittadinanza, salvo che i genitori o i nonni siano nati in territorio italiano. Si introduce così uno ius soli, concetto mai adottato nella storia italiana dalla sua unificazione.Parlo con la serenità di chi non ha alcun legame con agenzie di cittadinanza. Sono Marcelo de Carvalho Fragali, imprenditore brasiliano, proprietario di una rete televisiva nazionale e di aziende nei settori della tecnologia, comunicazione e Internet. Proprio perché non ho alcun conflitto di interessi, mi sento perfettamente libero di criticare questo decreto con totale imparzialità.L’attacco alle agenzie non regge. Nella maggior parte dei casi, si tratta di studi che forniscono assistenza legale e documentale a chi cerca di regolarizzare il proprio processo di riconoscimento - un’attività del tutto legittima. La presenza di alcune agenzie irregolari non giustifica la penalizzazione dell’intero settore. La strada corretta sarebbe regolamentare e certificare questi servizi, punendo chi opera fuori dagli standard di legge, come avviene in qualsiasi altro ambito economico.Allo stesso modo, non regge l’affermazione secondo cui si vorrebbe la cittadinanza «solo per andare a Miami», considerando che i passaporti brasiliani e argentini sono perfettamente validi per tale scopo come dimostrano i milioni di turisti di questi Paesi che ogni anno visitano gli Stati Uniti. E «non serio» ritengo che sia il voler introdurre una modifica così profonda a una tradizione secolare senza alcun dibattito con le parti coinvolte.Si cerca ancora di giustificare il decreto con l’aumento dei ricorsi giudiziari per il riconoscimento della cittadinanza. Tuttavia, questo aumento è la conseguenza diretta delle file assurde nei consolati, dove un processo può durare 10, 12 o persino 15 anni. Di fronte a ciò, molti scelgono il ricorso legale che, naturalmente, richiede assistenza specializzata.Il risultato del decreto è disastroso: con il pretesto di combattere le agenzie, si colpiscono direttamente i discendenti di italiani residenti all’estero, legittimamente interessati alla cittadinanza. Si dimentica che queste persone esistono perché i loro antenati italiani sono emigrati in cerca di sopravvivenza, lavoro e dignità. Negare ai loro eredi il diritto alla cittadinanza è un insulto alla stessa storia d’Italia.Ancora più grave è l’errore strategico: mentre altri Paesi cercano di attrarre capitale umano e finanziario, con questo testo si chiudono le porte a una delle più grandi comunità di discendenti al mondo. Solo tra i brasiliani, oltre cinque milioni vivono all’estero, tre milioni negli ultimi dieci anni. Questa nuova diaspora è composta da imprenditori, professionisti qualificati e investitori. Oggi, i brasiliani hanno già investito più di 300 miliardi di dollari tra immobili e attivi finanziari nelle Americhe, risorse che potrebbero essere indirizzate verso l’Italia se vi fosse meno burocrazia e più accoglienza e incentivi per gli italo-discendenti.Infine, con questo decreto, purtroppo, si riesce a fare ciò che né i social network né le campagne sistematiche della sinistra erano riusciti a fare contro la coalizione di centrodestra. Invece di affrontare con coraggio la crisi provocata dall’immigrazione illegale - i cui discendenti spesso non si integrano nella società italiana - il ministro sceglie di colpire gli italo-discendenti, che hanno radici profonde e legami affettivi, culturali e religiosi con l’Italia.Il risultato è l’indignazione di quasi sei milioni di elettori residenti all’estero, che ora non solo incolpano il titolare degli Esteri ma responsabilizzano l’intera coalizione di centrodestra per questo attacco diretto. Un elettorato tradizionalmente vicino a posizioni conservatrici viene inspiegabilmente consegnato all’opposizione.Il decreto dovrà ancora essere esaminato dal Parlamento Italiano. Ci auguriamo che, con saggezza e senso di responsabilità storica, senatori e deputati sappiano correggere gli errori del testo, migliorarlo e trasformarlo in uno strumento che riconosca negli italo-discendenti non una minaccia, ma una risorsa strategica per il presente e il futuro dell’Italia.*Azionista Redetv Brasile