2025-09-10
Alla fine è successo: lo spread francese è peggiore del nostro
Il rendimento dei Btp è stato per la prima volta inferiore a quello dei titoli di Stato d’Oltralpe: i mercati non si fidano di Emmanuel Macron.I mercati bocciano Macron. Ieri mattina, per qualche ora l’Italia ha sorpassato la Francia. Non al Tour de France, ma sui mercati obbligazionari. I Btp decennali hanno reso meno degli Oat francesi. Un ribaltone che fino a pochi mesi fa sarebbe sembrato fantascienza. Una strambata nelle sale trading che ha un significato ben preciso: la grande finanza mondiale ha più fiducia nell’Italia che nella Francia. Chi l’avrebbe mai detto? Poi i numeri sono tornati a rimettere ordine, con i rendimenti che segnavano 3,51% per l’Italia e 3,41% per la Francia. Un differenziale di 10 punti a favore di Parigi. Ma l’avvertimento resta: i mercati hanno più fiducia nel Belpaese che nell’Esagono. Tanto più che il sorpasso appare solamente rimandato. Per Guillermo Felices, global investment strategist di Pgim Fixed Income la situazione al momento è sospesa. Quanto accaduto finora era abbastanza scontato. Ora comincia il vero ballo: «Gli investitori», commentava ieri prima della nomina di Sébastien Lecornu, «attendono ora la nomina di un nuovo premier. Se sarà visto come una figura in grado di superare le divisioni in Parlamento e far approvare un bilancio che contribuisca a consolidare la politica fiscale, i mercati rimarranno tranquilli. Altrimenti potrebbero esserci forti tensioni». Un rischio che l’Italia non corre. Anzi la sorprendente stabilità ha conseguenze pratiche importanti. I rendimenti in calo sui titoli di stato (spread ai minimi negli ultimi anni anche contro la Germania) hanno permesso al governo di risparmiare 13 miliardi di interessi che potranno essere utilizzati per ridurre il debito pubblico e finanziare alcune misure. È quanto riporta Bloomberg. Il «tesoretto» ammonta a circa 5 miliardi nel 2025 e 8 miliardi nel 2026 e dovrebbe essere incorporato nei calcoli per la prossima manovra di bilancio. Per la prima volta, come ha detto domenica a Cernobbio il ministro Giorgetti, la legge di bilancio non sarà restrittiva. Ci saranno risorse da distribuire per la riduzione delle tasse e, probabilmente, per la rivalutazione delle pensioni. Poi ci saranno i fondi del «Rearm Europe» su cui l’agibilità è inferiore. Sia perché sono vincolati a un obiettivo preciso sia perché si tratta di un prestito che, seppur a tasso bassissimo andrà rimborsato. Il governo si prepara anche a confermare il target di crescita di 0,6% quest’anno. Non è un caso se il Financial Times, voce non certo tenera verso l’Italia ha dato spazio agli analisti che ammettono i progressi del nostro Paese mentre «la Francia è la nuova periferia». Così Kevin Thozet di Carmignac, nell’elencare i problemi di Macron. Aggiunge il dettaglio che più brucia: oggi i decennali francesi rendono più di quelli greci. Una fotografia che da sola basterebbe a spiegare la crisi d’oltralpe. Come dimenticare il terremoto del 2011 quando sembrava che la frangia meridionale dell’euro andasse in fuori gioco mentre Parigi e Berlino dettavano le regole della partita. Il punto è semplice: mentre l’Italia sorprende con conti pubblici che si rafforzano, la Francia scivola su deficit, debito e instabilità politica. Macron ha perso tutte le partite: ha bruciato il premier Bayrou e ha nominato ieri il quinto capo del governo nel giro di due anni. A Parigi la stabilità è diventata un miraggio. E le agenzie di rating sono pronte a presentare il conto. Fitch aprirà il valzer venerdì, seguita a ruota da Dbrs, Scope, Moody’s e S&P. Lo scorso dicembre Moody’s aveva già abbassato il giudizio sulla Francia, e oggi il downgrade sembra solo questione di calendario.Il quadro politico è surreale: piani di risanamento costruiti su promesse improbabili, come tagliare festività nazionali, che nessun governo riuscirà a imporre. Nel frattempo, la spesa pubblica aumenta: Parigi si è impegnata a portare le spese militari al 5% del Pil, mentre il debito è passato dal 101% del 2017 al 113% di oggi, ed è destinato – secondo il Fondo monetario – a raggiungere il 128% entro il 2030. Una dinamica che ricorda più Atene 2010 che la grandeur di cui Macron è molto geloso.E qui sta il paradosso: i francesi, che per anni hanno guardato l’Italia dall’alto in basso, si ritrovano con rendimenti che inseguono i Btp e con uno spread ai massimi da dieci anni. «La Francia sarà il ragazzo difficile del mercato obbligazionario per i prossimi 18 mesi», avverte David Zahn di Franklin Templeton. «Difficile vedere un esito positivo», rincara Maya Bhandari di Neuberger Berman. Tomasz Wieladek, di T Rowe Price, mette il sigillo: «Quello che oggi vediamo è la migrazione della Francia nella categoria periferia».La morale è semplice e un po’ beffarda: il malato d’Europa non siamo più noi. E la Francia, abituata a fare la maestrina nei consessi europei, si scopre improvvisamente la nuova Grecia. Magari il sorpasso italiano durerà solo qualche ora sui mercati. Ma per Macron quella manciata di ore è stata già un’umiliazione storica.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)