
Il Comitato per la sicurezza convoca il direttore del Dis. In ballo la Fondazione per la cybersecurity, per cui si rischia l'incidente in Aula tra la maggioranza e Giuseppe Conte.Riparte il braccio di ferro tra Parlamento e premier, Giuseppe Conte. Motivo del contendere sempre il modello di gestione dei progetti di intelligence da parte di Palazzo Chigi. Il Copasir, comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha fissato per oggi l'audizione del direttore del Dis, Gennaro Vecchione, in merito alla norma inserita nella manovra che dà il via all'istituzione di una Fondazione per la cybersecurity. L'appuntamento è in programma alle 12.30 e, sottolinea il presidente, il leghista Raffaele Volpi, è stato fissato conseguentemente «a una comunicazione del presidente del Consiglio giunta all'attenzione del Comitato lunedì 16 e riferito alla cosiddetta “Fondazione cybersecurity". Al termine dell'audizione», spiega ancora Volpi alle agenzie, «è convocato l'ufficio di presidenza «per determinare, insieme ai rappresentanti dei gruppi, il calendario delle prossime attività, compreso eventuali audizioni urgenti per materie, anche legislative, afferenti le competenze del Comitato stesso». Prima del direttore del Dis ci sarà la discussione sulla relazione semestrale dell'intelligence e l'audizione, alle 10, del capo della polizia, Franco Gabrielli, un appuntamento questo fissato da tempo per un «approfondimento sulle tematiche del terrorismo e delle eventuali tensioni sociali legate all'emergenza Covid». Nonostante l'agenda fitta, il comitato ha trovato il tempo per inserire l'audizione di Vecchione a dimostrare l'urgenza del tema. La scelta di comunicare a cose fatte la presenza di un articolo in manovra con relativi fondi per dare il via all'iniziativa della fondazione ha fatto storcere il naso ai membri del Copasir, ma anche ai sei ministri del Cisr (del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica fanno parte i responsabili di Esteri, Interno, Difesa, Giustizia, Mef e Mise) che di prassi avrebbero dovuto essere coinvolti anzi tempo. L'idea di infilare la fondazione alle dipendenze del Dis senza coinvolgere il Parlamento è stato visto come una libera interpretazione del modello ideato nel 2017 dall'allora prefetto Alessandro Pansa. Dal momento che, a quanto risulta alla Verità nessuno vuole imporre a Conte un passo indietro, molto probabilmente oggi verrà chiesto al capo del Dis di studiare un sistema ecumenico di condivisione del progetto in modo che i vari stakeholder chiamati a partecipare alla fondazione abbiano pari voce in capitolo. In pratica, il messaggio e il suggerimento diretti a Vecchione hanno come destinatario finale sempre il premier. Per due motivi. Il primo perché, vista la posizione del Pd (che in questa partita trova l'appoggio anche dei 5 stelle) rischia agguati in Aula in sede di conversione della manovra. Esattamente come è avvenuto a settembre quando una cinquantina di deputati grillini si è messa di traverso alla norma di riforma delle nomine dei vertici dell'intelligence infilata nel decreto Emergenza. Stavolta però in ballo c'è una manovra di per sé instabile e a dir poco ballerina. Il secondo motivo riporta alle tensioni interne dentro la maggioranza. La prossima settimana scadono i due anni di nomina dello stesso capo del Dis. In ballo c'è la sua riconferma che aprirà poi la danza delle nomine dei vicedirettori delle agenzie rimasti in gran parte vacanti. Far partire in fretta e furia la Fondazione avrebbe forse aiutato il premier a gestire il pallottoliere. Vedremo dopo lo stop da parte di Pd e 5 stelle che succederà.
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Per il quotidiano cattolico, la denuncia di Trump sarebbe solo un pretesto per indebolire l’ascesa del Paese: «Come la droga per invadere il Venezuela». Eppure i religiosi in missione hanno parlato di attacchi mirati.
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