2025-05-17
Parte la trattativa Kiev-Mosca. Ue e volenterosi la boicottano
Da sinistra: Donald Tusk, Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Keir Starmer (Getty Images)
Erdogan mette a sedere russi e ucraini dopo anni: accordo lontano, ma il tavolo regge. Malgrado Von der Leyen e Kallas urlino contro Putin. Poi Macron, Merz, Starmer e Tusk vedono Zelensky e cercano di aizzare Trump.Russi «soddisfatti». Kiev: «Alcune proposte inaccettabili, però risultati importanti». Si valuta il faccia a faccia Zelensky-Putin.Lo speciale contiene due articoli.Sanzioni e truppe. Difficile comprendere la posizione europea in questo delicato momento di trattativa tra Mosca e Kiev. Dura, come spesso fin qui, Ursula von der Leyen: «Putin prima ha chiesto un cessate il fuoco attorno all’anniversario del 9 maggio, non lo ha mai rispettato. Poi l’Ucraina ha chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni pieno e incondizionato, che Putin ha respinto, e infine ha offerto un incontro in Turchia. Non si è mai presentato. Questo dimostra che non vuole la pace». Reazione che non si limita alla condanna a parole: «Dobbiamo aumentare la pressione», ha continuato il presidente della Commissione europea, «con più sanzioni. La nostra priorità immediata è un cessate il fuoco completo e incondizionato», ha spiegato. «Ecco perché stiamo aumentando ulteriormente la pressione per portare Putin al tavolo dei negoziati. Stiamo imponendo sanzioni severe alla Russia, pacchetto dopo pacchetto. Vogliamo una pace giusta e duratura per l’Ucraina e una sicurezza duratura per tutta l’Europa». Tra le nuove misure, Von der Leyen ha annunciato «un embargo per il Nord Stream 1 e 2, l’inserimento in blacklist di ulteriori imbarcazioni della flotta ombra russa, sanzioni alle banche russe e alle banche dei Paesi terzi che alimentano la macchina da guerra russa e una piattaforma per abbassare i prezzi del petrolio grezzo». Provvedimenti contro «tutto ciò che finanzia la macchina militare russa», come caldeggiato da Zelensky, che entreranno in vigore martedì, una volta approvati formalmente dal Consiglio Affari esteri. Si tratta del diciassettesimo pacchetto di sanzioni: 75 persone, fisiche e giuridiche e quasi 200 navi appartenenti alla «flotta ombra» di petroliere, che la Russia utilizza per aggirare il price cap sul greggio.Intanto, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas, fa sapere che si sta lavorando già al diciottesimo pacchetto. «Putin non è serio, sta giocando» ha spiegato, aggiungendo: «È importante mettere pressione sulla Russia in modo unitario e sono lieta che anche l’America voglia fare pressione su Putin: da Washington arriva un messaggio che anche loro sono con noi».Così anche il premier britannico Keir Starmer: «La tattica di Putin di tergiversare e temporeggiare, mentre continua a uccidere e a causare spargimenti di sangue in tutta l’Ucraina, è intollerabile». E ancora: «Dovrà pagare per il suo rifiuto alla pace». Infine ha chiarito: «Dopo l’incontro con il presidente Zelensky e la telefonata con il presidente Trump, stiamo allineando le nostre risposte e continueremo a farlo». Proprio ieri infatti ha partecipato alla sessione plenaria del summit del Cpe (Comunità politica europea), e ha incontrato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e il premier polacco, Donald Tusk. I volenterosi, a termine del vertice, hanno tenuto un colloquio telefonico con il presidente americano, Donald Trump. Secondo Macron, «la Russia non è disposta a concludere un cessate il fuoco»: per questo egli ritiene che in Ucraina sia necessaria una «maggiore pressione» nei confronti di Mosca.«Siamo uniti nel ritenere che la parte russa abbia avuto una buona opportunità di tenere colloqui iniziali su un accordo di pace con un precedente accordo di cessate il fuoco. Siamo molto delusi che ciò non sia avvenuto», il commento del cancelliere Merz. «La palla era esclusivamente nel campo della Russia. C’erano tutte le condizioni per un buon dialogo iniziale. Deve essere chiaro che stiamo da questa parte. L’Unione europea e la coalizione dei volonterosi sono determinate a continuare ad aiutare l’Ucraina affinché la guerra abbia fine. Gli sforzi diplomatici compiuti finora sono purtroppo falliti a causa della mancanza di volontà della Russia di fare i primi passi. Ma non ci arrenderemo. Continueremo e faremo bene a livello europeo e ci coordineremo anche con gli Usa». Il ministro della Difesa francese, Sebastien Lecornu, ha precisato: «Vorrei insistere su come possiamo rigenerare le forze ucraine tra il breve e medio termine perché tra le richieste russe c’è la smilitarizzazione dell’Ucraina. Questo impone una riflessione in termini di bilancio, e pensiamo all’uso dei beni congelati russi». Il collega britannico John Healey ha rilanciato la possibilità di inviare truppe sul terreno. «La pianificazione è condotta dai militari e include trenta Paesi: stiamo considerando piani per la sicurezza in mare e in cielo, perché una Ucraina forte è il deterrente contro Putin. Se è necessario siamo disponibili a mandare truppe in Ucraina, assieme ad altri attori. Non vorrei dare altri dettagli perché non vorrei informare anche Putin, ma ci sono delle pianificazioni che però dovrebbero rimanere classificate». La dichiarazione ha urtato Giorgia Meloni, cui la stampa nostrana ha rinfacciato di essere stata esclusa dal confronto con i leader europei e quello statunitense. «L’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina», ha ricordato. Incalzato sul punto dai giornalisti, Macron l’ha rintuzzata: «C'è un errore di interpretazione, non abbiamo parlato di inviare truppe, la discussione era per un cessate il fuoco in Ucraina, domenica e oggi. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe». Si rileggano le parole del ministro inglese: «Se è necessario siamo disponibili a mandare truppe in Ucraina, assieme ad altri attori». Sarà che il problema è di chi divulga il panico?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/parte-trattativa-kiev-mosca-2672031957.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="scambi-di-prigionieri-e-ipotesi-di-armistizio-a-istanbul-si-aprono-spiragli-per-la-tregua" data-post-id="2672031957" data-published-at="1747432776" data-use-pagination="False"> Scambi di prigionieri e ipotesi di armistizio. A Istanbul si aprono spiragli per la tregua Se ieri i leader europei avessero taciuto, si sarebbe pensato che, a Istanbul, russi e ucraini, dopo due ore di colloquio, avessero compiuto qualche passo avanti. Elementi simbolici: come la restituzione di 909 cadaveri di soldati della resistenza. È rimasta la frattura sul cessate il fuoco: Kiev lo vuole immediato e incondizionato; per l’inviato dello zar, Vladimir Medinsky, si può trattare mentre si combatte. D’altronde, benché insistesse sull’armistizio, Volodymyr Zelensky chiedeva che si lavorasse a «costruire almeno un livello minimo di fiducia» reciproca, «rilasciando i prigionieri di guerra, restituendo i bambini ucraini catturati dalla Russia e liberando gli ostaggi civili». E a qualcosa si è arrivati: è stato concordato lo scambio di 1.000 detenuti per parte. Entrambe le delegazioni hanno presentato «la propria visione di un possibile cessate il fuoco» e hanno ritenuto che sia «opportuno continuare i negoziati», dei quali la parte russa si è detta «soddisfatta», nonché pronta a «continuare i contatti». Al solito, bisogna capire se Vladimir Putin intenda simulare una disponibilità al dialogo, per temporeggiare e massimizzare i guadagni sul campo. Di sicuro, sui colloqui in Turchia, che Mosca pretendeva di riprendere dal punto in cui si erano interrotti nel 2022, e Kiev contava di sganciare dalla puntata precedente, aleggiavano pressioni e interessi esterni ai belligeranti. In mattinata, Donald Trump aveva ripetuto di voler incontrare Putin «non appena possibile». Un bilaterale sarebbe «necessario», ammetteva il Cremlino, ma va preparato bene. In serata, Emmanuel Macron ha assicurato che The Donald si parlerà con l’omologo «nelle prossime ore o nei prossimi giorni». Gli ucraini, intanto, insistevano per un faccia a faccia tra il presidente della Federazione e quello del Paese invaso. Il loro ministro della Difesa, Rustem Umerov, l’ha confermato: «Stiamo potenzialmente preparando un incontro» degli arcinemici. Il tycoon se n’è tornato a Washington, senza aver dato l’impressione di fidarsi granché dell’iniziativa promossa da Recep Tayyip Erdogan, che si è svolta in due fasi: discussioni con funzionari turchi e americani su entrambi i lati, ma russi e ucraini separati; e poi il confronto, con gli uomini del sultano e gli inviati a stelle e strisce che affiancavano, divisi in due squadre, i delegati dello zar e del presidente in tuta mimetica. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, oltre al gruppo ucraino, ha dialogato con i consiglieri per la sicurezza di Parigi, Berlino e Londra. Le intenzioni di Zelensky, come i disegni di Putin, sono un enigma. Il comandante in capo ha avuto una conversazione telefonica cui hanno partecipato i volenterosi (Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e Donald Tusk) e l’inquilino della Casa Bianca. «La nostra posizione», ha detto l’ex attore, è che «se i russi rifiutano un cessate il fuoco completo e incondizionato e la fine delle uccisioni, devono seguire sanzioni severe. La pressione sulla Russia deve essere mantenuta finché la Russia non sarà pronta a porre fine alla guerra». In mattinata, Zelensky si è profuso in lodi dell’alleato statunitense: «Vuole la fine della guerra. Bisogna lavorare con lui». Ma sembra che il numero uno della resistenza stia giocando su più tavoli. E che, insieme agli europei, stia brigando per convincere The Donald a ridimensionare le sue aperture al Cremlino, se non a far saltare il banco e a foraggiare la prosecuzione delle ostilità. In effetti, mentre il ministro degli Esteri di Erdogan, Hakan Fidan, prometteva che Ankara avrebbe continuato «a compiere ogni sforzo per rendere possibile il raggiungimento di una pace duratura», sulla falsariga di papa Leone XIV, l’Europa si ostinava a soffiare sul fuoco, aggrappandosi alla prima dichiarazione degli ucraini: essi avevano accusato i russi di aver avanzato «proposte irrealizzabili» appositamente «per abbandonare l’incontro senza alcun risultato». Richieste «scollegate dalla realtà», che andavano «oltre qualsiasi termine precedentemente discusso». A trattative ancora aperte, Ursula von der Leyen ha annunciato nuove sanzioni; i volenterosi hanno denunciato le «condizioni inaccettabili» poste da Mosca, provando a vincolare Trump a una reazione alla risposta «in alcun modo costruttiva» di Putin; la Gran Bretagna, anticipando lo stesso Zelensky, ha liquidato la posizione russa («Inaccettabile», ha chiosato Starmer in persona), per poi tornare a minacciare l’invio di truppe a Est; il ministro della Difesa polacco, Wadysaw Kosiniak-Kamysz, ha tuonato contro la Federazione, che «non ha alcuna volontà di pace, ci sta prendendo in giro e sta cercando di allungare i tempi». Eppure, i toni degli ucraini non erano apocalittici. A Sky news, alcuni hanno svelato che l’équipe di Mosca avrebbe promesso «guerra eterna», rifiutando di affrontare i dettagli della tregua, in attesa dell’approvazione «dei superiori». Però Umerov, citato dal Guardian, ha giudicato un «risultato importante» l’intesa sullo scambio di prigionieri. Persino sul cessate il fuoco si sono registrati progressi, visto che le parti «hanno scambiato alcune modalità» su come arrivare all’obiettivo e stanno lavorando per «scambiarsi i dettagli». Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi, ha ripetuto che i russi hanno espresso «una serie di cose che riteniamo inaccettabili», ma ha riferito che i mediatori di Kiev hanno gestito la situazione «con calma». Per arrivare alla tregua, adesso, «è necessaria la presenza di Putin. Il presidente Zelensky è pronto a incontrarlo direttamente». La strada è lunga e in salita. Tutto sta a non sbarrarla.
«It – Welcome to Derry» (Sky)
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)
Ecco #DimmiLaVerità del 24 ottobre 2025. Ospite Alice Buonguerrieri. L'argomento del giorno è: " I clamorosi contenuti delle ultime audizioni".