2019-04-11
Parte la propaganda sulla triptorelina. E per chi osa opporsi il bollo «Medioevo»
La terapia che blocca la pubertà ha implicazioni enormi e rischi sanitari. Ma per la retorica lgbt chiunque dubiti è solo un fanatico.Sulla triptorelina - il farmaco recentemente liberalizzato dall'Aifa che consente di bloccare la pubertà ai minorenni intenzionati a cambiare sesso - servirebbe una discussione seria e molto approfondita. Per un motivo semplice: perché ne va della salute di tanti ragazzini e ragazzine. Purtroppo, però, il livello del dibattito in corso nel nostro Paese, specie sui media, sfiora il grottesco. Per settimane, gli organi di informazione hanno di fatto ignorato la questione. Ora qualcuno si è svegliato, ma solo per tentare di liquidare con superficialità tutta la faccenda. Ieri La Stampa ha dedicato alla triptorelina un ampio servizio con robusto richiamo in prima pagina. Risultato: l'intero dibattito è stato trattato come l'ennesima battaglia «medievale» condotta da un manipolo di fanatici religiosi. Secondo il quotidiano torinese sarebbe in corso «la crociata cattolica contro l'Aifa», nientemeno. «Le associazioni conservatrici», aggiunge il quotidiano, si starebbero battendo «contro le cure per bambini e adolescenti in crisi di identità sessuale». Tutto chiaro, no? Ecco i soliti bigotti che tramano per sopprimere i diritti civili, arrivando al punto di danneggiare poveri bambini in difficoltà negando loro «le cure». Per dirla in modo raffinato: sono tutte balle. La triptorelina non è «una cura». È un medicinale che consente di fermare lo sviluppo fisico di ragazzini, anzi di bambini, in attesa di condurli sulla strada della transizione di genere. Non «cura» la disforia di genere, che per altro non è più considerata una malattia. Secondo La Stampa, «con il cambio di sesso il farmaco non c'entra proprio nulla». Anche questo è falso: la triptorelina è l'anticamera delle cure ormonali e della chirurgia. Basta vedere che cosa accade in altri Paesi dove queste pratiche sono comuni da anni. Abbiamo raccontato, nelle ultime settimane, quanto accaduto in Inghilterra. Numerosi dipendenti del Tavistock Centre di Londra, la clinica che si occupa di disturbi dell'identità di genere, si sono dimessi in polemica con il modo in cui l'ospedale viene gestito. In particolare, il personale ha spiegato che i minori intenzionati a cambiare sesso sono avviati alla transizione troppo in fretta e senza adeguati controlli. «Se dici le parole giuste», ha raccontato un ex dipendente della clinica al Times, «avrai le associazioni trans dalla tua parte. A 11 anni ti somministreranno i bloccanti della pubertà e a 16 anni prenderai gli ormoni. Tutto questo non è etico».Quindi i bloccanti come la triptorelina c'entrano eccome con il cambio di sesso. Non solo. Le informazioni in possesso di medici e scienziati sui farmaci di questo tipo sono decisamente lacunose. A spiegarlo è Carl Heneghan - professore di medicina basata sull'evidenza a Oxford - secondo cui dare medicinali simili ai minorenni significa di fatto «fare esperimenti sui bambini». Stando a ciò che ha scritto ieri La Stampa, a criticare il farmaco trans sarebbero «le sigle della destra cattolica che ripudiano l'aborto e considerano l'omosessualità “opera del demonio"». La realtà, come vedete, è ben diversa. A porsi seri dubbi sull'utilizzo dei bloccanti della pubertà non sono gli «ultracattolici» che hanno sfilato a Verona. Sono medici di rilievo internazionale, giornali come il Times di Londra, politici e commentatori che non hanno nulla a che fare con l'universo cattolico. Di questi argomenti si dibatte pure negli Stati Uniti e in Canada, anche perché negli ultimi anni i casi di minori che si dichiarano transgender sono aumentati esponenzialmente. Eppure, di tutto ciò né La Stampa né altre testate fanno menzione. Persino media cattolici come Avvenire di fronte allo sdoganamento della triptorelina non si sono scomposti troppo. Poi, come sempre, ci sono i vari siti online sempre pronti a berciare contro le «bufale spacciate dalla destra». Paradossalmente, si è discusso con più attenzione e profondità della cosiddetta castrazione chimica, che per altro è un processo abbastanza simile al blocco della pubertà. I rischi per la salute degli stupratori sono stati presi in esame e scandagliati, ma pare che lo stesso non si possa fare per i pericoli a cui esponiamo i minorenni. Il caso triptorelina è stato per lo più silenziato dai media, e adesso viene derubricato a battaglia di retroguardia condotta da un pugno di oltranzisti cattolici. È davvero triste osservare il modo in cui l'informazione si piega al discorso dominante, alle banalità (e falsità) sulla «libertà di scelta», sul «diritto» di decidere se diventare uomo o donna a proprio piacere. Studiosi di vaglia come Lisa Littman della Brown University hanno mostrato l'esistenza di un «contagio sociale». La ricercatrice ha spiegato in un articolo accademico (che è stato molto osteggiato ma che nessuno ha potuto smentire) come le pressioni sociali, i social media, e le opinioni degli amici e dei conoscenti influiscano parecchio sui ragazzini che si dichiarano trans. È evidente, dunque, che la diffusione capillare dell'ideologia Lgbt crei un clima favorevole alla fluidità di genere. Si vuol far credere che la transizione sia, in fondo, una cosa normale, resa difficile dagli omofobi. E se a pagare le conseguenze di tanta superficialità saranno i bambini, sembra che non importi a nessuno.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.