Parte il taglio delle pensioni di reversibilità

Se ne è discusso tanto. Adesso, il taglio delle pensioni di reversibilità diventa efficace. In silenzio e contro la volontà del Parlamento italiano.

A partire dal prossimo mese l'Inps, infatti inizierà a ricevere i flussi di informazioni patrimoniali dei circa 3 milioni di cittadini interessati e potrà applicare una circolare interna che di fatto parifica le prestazioni previdenziali a quelle assistenziali.

In sostanza, per ricevere l'assegno ereditato bisognerà dichiarare gran parte dei redditi fuori dal 730 o aspettare che l'istituto li acquisisca dalle banche dati. Crescerà l'imponibile degli aventi diritto e partirà la tagliola. Un modo per risparmiare sui 24 miliardi di euro che ogni anno vengono erogati. Una rivoluzione copernicana su cui la politica vorrebbe mettere un velo.

Lo scorso aprile il ministro al Lavoro, Giuliano Poletti, di fronte al putiferio che si scatenò per l'ipotesi di taglio alla reversibilità, si limitò a dire che doveva esserci stato un errore tecnico. Così, dentro il Def di aprile non finì alcun cavillo per avviare la tagliola. Eppure già nel febbraio precedente c'era stato un tentativo, sventato dal Parlamento con frte impegno della Lega, in occasione del Ddl sulla Povertà. Dopo maggio con la stesura ufficiale del documento di finanza, passato prima al Senato e poi alla Camera, i rappresentanti dei cittadini si erano espressi una volta per tutte scegliendo il No alla modifica del sistema di calcolo.

Eppure la stessa clausola saltata a febbraio e ad aprile in sede ufficiale di legge, era già stata inserita paro-paro il 30 novembre del 2015 nella circolare 195 dell'Inps. Il testo va di fatto a modificare la legge Dini del 1995. Quella che mise nero su bianco l'attuale sistema. Secondo il vecchio parametro il reddito era già un discrimen, ma soltanto quello relativo all'Irpef. In sostanza fino al novembre scorso ai fini della cumulabilità della pensione ai superstiti con i redditi del beneficiario si dovevano valutare i redditi assoggettabili all'Iperf, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei trattamenti di fine rapporto, del reddito della casa di abitazione e delle competenze arretrate sottoposte a tassazione separata, nonchè della pensione ai superstiti su cui sarebbe prevista la riduzione.

Adesso, la circolare Inps inserisce nei modelli Red nuove stringhe che cambiano le carte in tavola e prevedono la possibilità di avviare in automatico il taglio degli assegni di reversibilità. In quanto oltre ai redditi personali soggetti a Irpef devono ora essere considerati rilevanti anche il Tfr, i redditi non assoggettabili a Irpef e quelli da capitale. Negli anni scorsi la politica ha spinto perché i cittadini comprassero Btp e altri titoli di Stato. Ecco adesso tutti questi investimenti, cui bisogna aggiungere interessi bancari, dividendi e cedole di obbligazioni che sono tassati alla fonte o soggette a imposta sostitutiva diventano reddito che concorre al calcolo dell'imponibile e dunque alla decurtazione della reversibilità. In sostanza si attua il motto di un vecchio liberale americano: «The message to voters is that if a politician promises to tax the rich with a progressive tax code, you'll find yourself defined as rich as sonner than you think». In poche parole in italiano il motto recita: «quando i politici promettono di tassare progressivamente i più ricchi. Il giorno dopo scoprirete di essere chiamati così: ricchi». Esattamente quanto sta succedendo sugli assegni di reversibilità. Perché non bisogna dimenticare che sebbene taluni possano pensare che sia giusto collegare la prestazione assistenziale all'effettiva consistenza patrimoniale dei sopravvissuti, dall'altra parte tutti i beni che rientrano nel nuovo calcolo sono già stati abbondantemente tassati. Non solo anche il Tfr farà imponibile e ciò è paradossale tanto da chiederci quante volte bisogna pagare le tasse in Italia.

Ovviamente è una domanda retorica. Cui si somma il tema politico.

«La battaglia fatta in aula da Lega Nord», spiega a La Verità l'onorevole Roberto Simonetti, capogruppo commissione lavoro del Carroccio che ha denunciato il tema con una interpellanza parlamentare, «per non toccare le prestazioni previdenziali nella legge delega sul contrasto della povertà, non ha scongiurato un taglio alle pensioni di reversibilità, perché utilizzando il sistema della verifica annuale tramite modelli Red, è stato sufficiente aggiungere maggiori rilevanze reddituali per ottenere lo scopo di tagliare diverse prestazioni, visto che tutti coloro che nel corso del 2015 hanno percepito interessi su capitali per esempio, non dovendoli dichiarare, adesso si troveranno nella condizione di doverlo fare».

Resta da capire che cosa avverrà alle quote Ivs (invalidità, vecchiaia, superstiti) prelevate alla fonte dai datori di lavoro. Non si sa se rimarranno immutate nonostante alla fine dei giochi gli assegni di reversibilità andranno solo ai più poveri. Nel frattempo ciò che è certo sono le tempistiche. La circolare di novembre ha preso efficacia lo scorso 31 marzo, ma i dati sulle posizioni patrimoniali degli interessati stanno affluendo soltanto in questo momento all'Inps. I tagli partiranno dunque da ottobre-novembre. Per di più l'istituto non ha l'obbligo di informare del cambio di calcolo. Per cui gli italiani interessati riceveranno lettere di debito. Nella quali si chiederà di restituire i soldi.

Ci sono infine due aspetti inquietanti. Il primo è la retroattività. Potenzialmente di cinque anni. Anche se su questo i dettagli non sono chiari, il rischio resta probabile.

L'altro aspetto è che basterà superare di un euro la soglia in tabella «F» (che definisce a chi spetta la pensione, ndr) per avere un taglio secco del 25%. « È sufficiente un euro oltre ai 19.573,71 euro (3 volte il minimo), la pensione di reversibilità subirà un taglio di un quarto», prosegue Simonetti. «Consideriamo inoltre che chi percepisce già una propria pensione inferiore a 3 volte il minimo fino ad oggi non superava la soglia citata precedentemente, ma aggiungendo gli interessi sui capitali o anticipazione Tfr, rischierà concretamente un taglio. È stato usato dal governo un sistema attraverso l'Inps», conclude Simonetti, «architettato per riuscire a danneggiare i pensionati senza che lo sapessero. Sia governo che Inps dovranno rispondere politicamente per tale batosta».

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Le Firme

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