2021-05-07
Parigi sfida Londra e finisce in ritirata. La guerra della pesca è un trionfo per Bojo
Boris Johnson (Getty images)
I francesi violano gli accordi sull'isola di Jersey. Schierate navi da guerra. Johnson mostra i muscoli e incassa consensiL'intesa di Caen del 2015, se ratificata, cederebbe acque liguri, sarde e toscaneLo speciale contiene due articoliÈ stato un clima non poco surriscaldato quello registratosi ieri tra Londra e Parigi. Circa sessanta imbarcazioni da pesca francesi avevano bloccato il porto dell'isola di Jersey, per protestare contro le restrizioni, recentemente approvate dal governo locale, ai pescherecci d'Oltralpe. Collocata a una ventina di chilometri dalle coste della Normandia, l'isola è una Dipendenza della Corona britannica: dispone, cioè, di un'amministrazione autonoma e non fa formalmente parte del Regno Unito, pur ricadendo comunque nella sfera di influenza politica di Londra. I funzionari dell'isola avevano quindi incontrato i manifestanti, per cercare di risolvere la questione. Nel frattempo, Downing Street aveva schierato due navi della Royal Navy, mentre Parigi aveva a sua volta inviato due motovedette. Nel pomeriggio di ieri i pescherecci francesi hanno alla fine abbandonato il porto dell'isola, terminando la loro protesta. Le posizioni restano tuttavia distanti. Se il ministro delle Relazioni esterne di Jersey Ian Gorst ha parlato di discussioni «positive», un portavoce dei pescatori francesi ha dichiarato, secondo la Bbc, che non sono stati compiuti effettivi progressi. Tutto questo, mentre - stando a The Guardian- le due navi britanniche resteranno comunque nella zona. D'altronde, nelle ore precedenti al ritiro dei pescherecci, si era registrata una significativa escalation di tensione. Londra aveva fatto sapere di aver inviato le navi per «monitorare la situazione», mentre il ministro francese per gli Affari europei, Clement Beaune, aveva tuonato: «Non saremo intimiditi da queste manovre». Ricordiamo che, due giorni fa, la Francia - schieratasi a fianco dei propri pescatori - avesse ventilato l'ipotesi di interrompere la fornitura di energia elettrica all'isola: una minaccia che il Regno Unito aveva bollato come «inaccettabile». Vale a tal proposito la pena di sottolineare che, come riportato ieri dal sito della Cnn, circa il 95% dell'elettricità impiegata a Jersey arrivi dall'Esagono attraverso dei cavi sottomarini. In tutto questo, Parigi aveva anche chiuso il proprio ufficio di rappresentanza sull'isola. Che nell'aria si stessero addensando delle nubi, era d'altronde abbastanza chiaro. La settimana scorsa, in occasione della ratifica dell'accordo commerciale tra Londra e Bruxelles da parte dell'Europarlamento, Beaune aveva minacciato delle ritorsioni se i britannici non avessero rispettato i patti sulla pesca. Una posizione sostanzialmente ribadita martedì dal ministro francese del Mare, Annick Girardin. Ricordiamo che il tema della pesca ha costituito uno dei principali nodi nelle trattative per l'accordo sulla Brexit.Secondo gli accordi, le navi francesi possono operare entro 12 miglia dalle coste britanniche soltanto se dimostrano di avere un legame comprovato e di lunga data nelle stesse acque. In questo caso devono comunque ottenere un permesso di autorizzazione, una licenza che finora le autorità di Jersey hanno concesso in minima parte: il via libera è stato dato infatti solo a 41 imbarcazioni su 344, e le autorità britanniche hanno anche imposto limiti alla quantità del pescato per le navi straniere e specifiche rispetto alle reti che possono essere utilizzate nelle acque di Londra. Requisiti, secondo Le Figaro, che non sono stati concordati, discussi o notificati prima come parte dell'accordo. Una posizione complessiva, quella di Parigi, che - come ha riportato il Financial Times - ha incassato l'appoggio della Commissione europea, che ha accusato il Regno Unito di aver infranto le disposizioni dell'accordo commerciale in materia pescatoria. Questa crisi (solo parzialmente rientrata) si offre ad alcune considerazioni. Sul piano della politica interna britannica, è chiaro che il premier, Boris Johnson, abbia voluto giocarsi una sorta di «carta delle Falkland» proprio alla vigilia delle (importanti) elezioni locali britanniche, che si sono tenute nella giornata di ieri: il tema in gioco non è infatti soltanto economico - commerciale, ma presenta anche profonde venature di carattere nazionalista. In tal senso, non è del tutto escludibile che, con questa mossa, l'inquilino di Downing Street abbia anche puntato a disinnescare le spinte indipendentiste di Edimburgo. Come riportato dal Times, il mese scorso la Scottish seafood association ha infatti duramente protestato contro il piano francese per bloccare il porto di Boulogne-sur-Mer. Va del resto ricordato che i pescatori scozzesi si sono detti particolarmente insoddisfatti della Brexit lo scorso gennaio. In secondo luogo, è abbastanza evidente che, sul fronte continentale, il presidente francese, Emmanuel Macron, voglia far leva sulla questione della pesca per alzare il livello dello scontro con Londra e cercare così di intestarsi una sorta di leadership europea (suo vecchio pallino). A livello generale, è chiaro che la dicotomia tra Londra e Parigi si stia facendo sempre più marcata. Una dicotomia che, oltre alla pesca, si espliciterà anche su altri fronti: dai rapporti con la Cina all'Alleanza atlantica. Pensiamo, sotto questo profilo, al prossimo summit della Nato, previsto a Bruxelles per giugno, quando - con ogni probabilità - Johnson e Macron si ritroveranno nuovamente agli antipodi. Si tratta di dinamiche che vanno del resto al di là del solo braccio di ferro tra britannici e francesi. Questa crisi sancisce difatti un ulteriore allontanamento del Regno Unito dall'orbita di Bruxelles: un Regno Unito che molto probabilmente guarda con crescente interesse nella direzione di Washington. Insomma, a due secoli esatti dalla morte di Napoleone, Londra e Parigi tornano ai ferri corti.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)