2025-09-02
Parigi piange per fregarci su bond e riarmo
Il ministro dell’Economia Eric Lombard evoca lo spettro del Fmi, ma per ora l’ipotesi di un intervento del Fondo è remota. L’allarmismo gli serve per spingere su debito comune e flessibilità delle regole Ue. Intanto la Francia inizia a incassare con i prestiti per la difesa.«Vogliamo evitare il rischio di un intervento del Fondo monetario internazionale nel caso in cui il governo cada, ma non posso fare finta che questa eventualità non esista». Le parole di Eric Lombard, il ministro delle Finanze di Parigi che in un’intervista radiofonica di fine agosto ha accesso i riflettori sulla deriva greca della crisi politica ed economica francese segna una sorta di spartiacque. Da quel momento, opposizione (interna e internazionale), analisti e per buon ultimo il presidente della Bce, Christine Lagarde, hanno avuto gioco facile nel rilanciare l’argomento. Per carità, tutti, chi per un motivo chi per un altro, non con toni da catastrofe imminente, ma la domanda è un altra. Perché il ministro che governa i cordoni della borsa del suo Paese deve evocare la possibilità di un intervento, con tutte le conseguenti perdite di sovranità, del Fondo internazionale? Il sospetto è che dietro ci sia dell’altro. E che pure in questo caso la Francia voglia sfruttare la crisi a suo vantaggio, imponendo a Bruxelles le politiche che più le convengono. Parliamoci chiaro. Numeri alla mano la situazione transalpina può considerarsi addirittura più preoccupante di quella italiana del 2011. Il debito italiano non è certo deflagrato con il governo Berlusconi di allora (mentre è a Macron che può essere imputato gran parte del tracollo dei conti francesi) e l’esecutivo del Cavaliere era per certi versi meno traballante e raffazzonato di quello tenuto su con la forza e le minacce dall’ex banchiere di Rothschild. Il punto è che la situazione geopolitica è completamente cambiata, non foss’altro che 15 anni fa non c’era un Trump, e che una lettera come quella inviata dall’allora numero uno della Banca Centrale Europea Jean Claude Trichet all’Italia (era il 5 agosto 2011), con l’elenco della riforme da portare a termine, appare meno nell’ordine delle cose.Quindi Lombard punta ad altro. Quella francese sembra l’ennesima emergenza, abbiamo visto cosa è successo con il Green deal o l’allarme russo, enfatizzata per ottenere, per esempio, un ammorbidimento rispetto alle regole europee. Oppure gli eurbond, l’emissione di debito comune alla quale Berlino è stata sempre contraria, ma che adesso potrebbero trovare più sostenitori, alla faccia di chi teme (Paesi del Nord in testa) che possa tradursi in una condivisione dei rischi non equamente bilanciata. Non che i dati francesi non siano catastrofici, è sotto gli occhi che il debito pubblico era al 65% nel 2007 e oggi sfiora il 120% del Pil con una crescita di circa 3 punti percentuali all’anno, così come è impossibile non vedere che fino a non molti mesi fa sarebbe stato impensabile arrivare a uno spread praticamente nullo tra i decennali italiani e gli Oat d’Oltralpe, ma le difficoltà si possono anche sfruttare. Quello che sta provando a fare in modo abbastanza subdolo la Francia. Con la partita sul riarmo che sta diventando il nuovo Eldorado dell’industria Ue. Qualche giorno fa abbiamo raccontato della prima emissione obbligazionaria finalizzata alla difesa europea. Operazione che guarda caso ha visto coinvolta la banca francese Bpce, capogruppo della più nota in Italia Natixis. L’istituto delle banche popolari e delle casse di risparmio ha portato sul mercato un bond che ha una finalità ben precisa: finanziare la militarizzazione dell’Unione. Sfruttandone sia direttamente che indirettamente i vantaggi. Direttamente perché come è ovvio che sia l’emissione da 750 milioni è stata una successo clamoroso. Il titolo a cinque anni lanciato dalla quarta banca francese ha avuto richieste per 2,8 miliardi anche grazie alla corsia preferenziale garantitagli dalla nuova iniziativa European Defence Bond lanciata da Euronext, la principale borsa valori pan-europea che ha il «cervello» a Parigi e che lo scorso luglio aveva annunciato l’intenzione di dare priorità alla quotazione dei bond con l’etichetta militare. Indirettamente, perché poi alla fine le risorse accumulate da questo prestito e dagli altri che a breve seguiranno, serviranno a finanziare molti dei progetti industriali e tecnologici della difesa francese. Una struttura complessa che comprende grandi gruppi come Dassault Aviation, Safran, Thales e Airbus, ma anche un microsistema di circa 5.000 piccole e medie imprese che aspettano solo che i progetti di riarmo europeo prendano corpo per ritrovare ossigeno.Parigi è in crisi ci mancherebbe altro, ma anche nelle situazioni più disperate l’Eliseo cerca di trarre vantaggio a discapito ovviamente di chi gli sta intorno.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.