Un on the road da Pordenone a Milano passando per Venezia, che richiede almeno un paio di notti a tappa, non solo per fare un salto nella storia, ma anche per concedersi qualche divagazione nei più che pregevoli dintorni.
Un on the road da Pordenone a Milano passando per Venezia, che richiede almeno un paio di notti a tappa, non solo per fare un salto nella storia, ma anche per concedersi qualche divagazione nei più che pregevoli dintorni.Lo speciale contiene un articolo e tre approfondimenti sui siti archeologici di Torre, Altino e Milano.Quando si parla di siti archeologici in Italia, vengono quasi sempre a galla nomi come Paestum, Valle dei Templi e così via. In realtà, tra aree e parchi archeologici abbiamo solo l'imbarazzo della scelta. E non solo al Centro Sud.Del resto, il Bel Paese ha una storia millenaria alle spalle e sorprenderebbe il contrario. A sorprendere, però, è anche il fatto che il turismo si concentri quasi esclusivamente nei luoghi più famosi, trascurando la conoscenza di tutti gli altri.Dauni, Messapi, Piceni; e ancora: Celti, Longobardi, Etruschi. Dalla Preistoria in poi, ognuno di questi popoli ha lasciato i propri segni distintivi sull'intero territorio nazionale. A questo punto, non esistono più scuse per escludere dai nostri itinerari archeologici regioni come la Lombardia, il Veneto o il Friuli Venezia Giulia. Anzi, saranno proprio loro le protagoniste di questo viaggio virtuale che attraversa la A4 e che prevede la partenza da Pordenone e l'arrivo a Milano, passando da Quarto d'Altino in provincia di Venezia.Un on the road da Est a Ovest, che richiede almeno un paio di notti a tappa, non solo per fare un salto nella storia, ma anche per concedersi qualche divagazione nei più che pregevoli dintorni. Prima di partire, un breve excursus sui siti archeologici del Nord.Raramente si pensa al Nord Italia come meta ideale del turismo archeologico. E qui sta l'errore. Si pensi alla Lombardia, una regione troppo spesso identificata con il suo capoluogo e la storia, economica e industriale, che ne ha caratterizzato l'evoluzione. Eppure, da sola, conta ben 6 importanti siti archeologici.La Valcamonica con le sue incisioni rupestri e le Grotte di Catullo sono sicuramente i più famosi. Ma ad essi si aggiungono il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo (sempre in Valcamonica), la Villa Romana di Desenzano del Garda, l'Oppidum degli Orobi (con i resti dell'antica città di Parra) e la Necropoli del Monsorino, nell'area archeologica di Golasecca (VA). Il Veneto può vantare le Terme Euganee, la città romana di Altino e la Grotta di Fumane.Se l'area archeologica di Saint-Martin-de-Corléans racconta la Preistoria nella Valle d'Aosta, in Trentino Alto Adige si possono ammirare un sito paleoltico montano (il Riparo Dalmeri) e lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, quartiere romano di Trento perfettamente conservato. In Emilia Romagna ci si può sbizzarrire tra l'Antico Porto di Classe, la città etrusca di Kainua, l'area archeologico-naturalistica di Monte Bibele, il villaggio neolitico di Sant'Andrea e Veleia Romana.In Friuli Venezia Giulia Aquileia spicca per fama, ma vanno ricordati anche Iulium Carnicum (ossia Zuglio, Ud) e la Villa Romana di Torre. E se in Liguria i siti sono 4 (Albintimilium, le Grotte di Toirano, Luna e i Balzi Rossi), Libarna, Industria e Augusta Bagiennorum testimoniano il passaggio dei Romani in Piemonte.L'elenco potrebbe continuare all'infinito, considerato che le news nel campo dell'archeologia non si esauriscono certo alle scoperte già compiute. Basti pensare al recente rinvenimento di un mosaico romano a Negrar di Valpolicella (Vr). Una scusa perfetta per conoscere questa zona, facilitati dalla mappa scaricabile dal sito del comune, che propone tre differenti percorsi paesaggistici.A questo punto, diventa tassativo spingersi fino a Verona. Uno dei motivi è che, nemmeno un anno fa, nei pressi di Porta Borsari è venuta alla luce parte della seconda cinta muraria del capoluogo di provincia. Due esempi che ci ricordano l'immenso patrimonio storico-artistico del nostro paese in generale e del Nord Italia in particolare e che - si spera - ci inducono a volerne sapere di più.In tempi di magra quanto a viaggi e avventure estere, accontentarsi non è quindi il verbo giusto per approcciare restrizioni e costrizioni: ogni regione riserva grandi tesori che aspettano solo di essere esperiti da coloro che, per primi, dovrebbero già conoscerli: gli italiani.Proprio in un momento in cui l'amore per il proprio paese vacilla, riscoprirne le radici è quasi un atto politico. Ricordiamo, a questo proposito, le quanto mai attuali parole di Peppino Impastato:«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».I parchi e le aree archeologiche d'Italia cos'altro sono, se non baluardi di una bellezza che ci appartiene da sempre e che non ha nulla di artefatto?È alla cultura che dobbiamo rivolgerci per mantenere vivi la sete di conoscenza e la ricerca di una bellezza salvifica, senza trucchi e facili sconti, come spesso il modo d'intendere i viaggi proposto dal web sembra negare, in favore di una fruizione bulimica di luoghi ed esperienze.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/parchi-archeologici-2651142619.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prima-tappa-torre-pordenone" data-post-id="2651142619" data-published-at="1616162026" data-use-pagination="False"> Prima tappa: Torre (Pordenone) Pordenone (iStock) Prima tappa del nostro viaggio tra i siti archeologici del nord è Torre, quartiere del comune di Pordenone. Un tempo borgo autonomo, venne successivamente inglobato all'interno del capoluogo di provincia.Torre Bassa e Torre Alta sono, rispettivamente, la zona storica e quella moderna. Ovviamente, la parte interessante è quella relativa al passaggio dei Romani: il porto sul fiume Noncello, le terme, la villa e il museo archeologico sono lì, a dimostrazione di questo legame eterno.Cose da fare e da vedere a TorreLa Villa RomanaVenne rivenuta all'inizio degli anni '50 dal conte Giuseppe di Ragogna, che praticò degli scavi sulla sponda sinistra del Noncello. Il suo lavoro venne portato avanti nel 2008 e 2009, quando gli archeologi misero in luce l'esistenza di una più vasta area residenziale, databile tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C.L'area è visibile dall'esterno nel Parco comunale del Noncello (dalle ore 8,00 al tramonto).Il prezioso materiale della villa si trova oggi nel Museo Archeologico, all'interno del vicino Castello di Torre.Il Castello e il Museo ArcheologicoIl Castello, eretto dal Patriarca di Aquileia nel XII secolo, ospita dal 2006 il Museo Archeologico del Friuli Occidentale. Un percorso che si snoda dal Paleolitico al Rinascimento, attraverso il Neolitico, l'Età del Ferro, l'epoca romana e il Medioevo. I resti della Villa Romana e il Castello sono circondati da un giardino all'italiana, un bosco e un'area composta da pozze d'acqua e fitte boscaglie. PordenoneSe si visita Torre, è impossibile non fare un salto a Pordenone, da scoprire grazie a tre possibili itinerari che lo stesso comune propone:centro storico: da Parco Querini a Piazza della Motta, passando per Palazzo Badini e gli altri monumenti della città;parchi: San Valentino, San Carlo, Galvani, del Seminario, del Castello di Torre e della Villa Romana. Da percorrere, possibilmente, in bicicletta;vie dell'arte: la chiesa della Santissima Trinità, il Duomo, il Palazzo Municipale e i palazzi Ricchieri (sede del Museo Civico d'Arte), Rorario-Spelladi (Galleria Harry Bertoia) e Amalteo-Pischiutta (Museo Civico di Storia Naturale).Dormire e mangiareMolte le offerte all'interno di una città che conta più di 50.000 abitanti. Noi vi segnaliamo il Best Western Plus Park Hotel Pordenone e Hotel Purlilium (quest'ultimo si trova a Porcia).Quanto al cibo, sono da provare: Al Cavaliere Perso, Osteria La Ferrata e Al Gallo. Piatti tipici? La pitina (sorta di polpetta, nonché presidio Slow Food), il brut brusat (letteralmente: brodo bruciato) e il pistum, gnocchi dolci tipici del periodo pasquale. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/parchi-archeologici-2651142619.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="seconda-tappa-altino-venezia" data-post-id="2651142619" data-published-at="1616162026" data-use-pagination="False"> Seconda tappa: Altino (Venezia) Altino (iStock) La seconda tappa del nostro itinerario tra i siti archeologici del Nord Italia si trova in provincia di Venezia. I Romani, infatti, trovarono terreno fertile in Veneto, cui conferirono una posizione privilegiata all'interno dell'Impero.Non è difficile capire perché Altino ebbe tanta importanza: la sua posizione (si trova a una ventina di chilometri da Venezia) lo rese uno dei porti più importanti a partire dal VI secolo a.C. È solo di recente, però, che l'antico sistema portuale è stato scoperto grazie a delle fotografie aeree. Una notizia che ha fatto scalpore nel mondo degli archeologi e non solo.Le immagini dall'alto risalgono al 2009, ma l'intuizione di Paolo Mozzi, geologo dell'Università di Padova, ha solo qualche settimana. L'équipe del dipartimento di Studi umanistici dell'Università Ca' Foscari di Venezia, con cui Mozzi collabora, ha ricostruito l'area anche grazie a indagini subacquee. Ed è sempre merito delll'équipe (guidata da Carlo Beltrame) se ad Altino è emersa, sempre di recente, una domus. Il Museo e Area Archeologica di Altino (questa la denominazione completa) fa parte del sito patrimonio dell'umanità "Venezia e la sua laguna" tutelato dalll'UNESCO. La riapertura è prevista per il 6 aprile 2021.Cose da fare e da vedere ad AltinoMuseo e Area Archeologica di AltinoL'area archeologica è ricchissima: un tempo vi sorgevano il foro, degli emporia e un odeon per le rappresentazioni musicali; ma anche una basilica, dei templi, un teatro, un anfiteatro e le terme. Furono le invasioni barbariche a distruggere quanto era stato costruito dai Romani e a far fuggire gli abitanti verso le isole della laguna.Il museo si trova all'interno dell'area archeologica. Vi si possono ammirare reperti che vanno dalla Preistoria all'epoca romana. In attesa di poter visitare dal vivo l'area e il museo, è possibile dare un'occhiata al sito in 3D. Il Parco Naturale Se si amano la natura e l'attività all'aperto, si è nel posto giusto: Altino fa parte del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, dove - tra le altre cose - è possibile noleggiare diversi tipi di imbarcazione, dalla semplice barca al kayak. La lagunaVenezia, con le sue isole, è a un tiro di schioppo. Da Torcello e Burano a San Francesco del Deserto, c'è solo da godere dell'immensa bellezza storico-paesaggistica. Dormire e mangiarePer dormire, Ca' dei Sospiri o Residence Venice, il primo a circa due chilometri dal centro e il secondo a 850 mt. Per mangiare: Da Odino, Cosmorì o Vecio Decimo.Da provare le aringhe marinate con cipolle, le sarde in saor e, soprattutto, il fagiolo verdon, prodotto promosso da Slow Food Treviso. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/parchi-archeologici-2651142619.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="terza-tappa-milano" data-post-id="2651142619" data-published-at="1616162026" data-use-pagination="False"> Terza tappa: Milano Il parco archeologico di Milano (iStock) Eccoci arrivati all'ultima tappa del nostro viaggio nel Nord Italia: Milano. Che poi, quando si parla di archeologia, raramente si pensa al capoluogo lombardo. Ma se dicessimo «archeologia del futuro»? Un ossimoro, sì, ma relativo. Milano è una città da sempre proiettata in avanti, anche in campo artistico, tanto da aver deciso di dotarsi di un proprio Colosseo, contemporaneo e green, sulla scia di altri progetti come il Bosco Verticale: il Pan Parco Amphitheatrum Naturae. In realtà, un "Colosseo" c'è già: si tratta proprio dell'anfiteatro romano, situato al centro di questo grande progetto di riqualificazione storica e ambientale, a uso e consumo dei cittadini a partire dal 2022. Pierfrancesco Maran, Assessore per l'Urbanistica, l'Agricoltura e il Verde di Milano, parla di «straordinaria simbiosi tra storia e natura». In pratica, le parti mancanti dell'arena, i cui resti sono stati rinvenuti in Via Conca del Naviglio, verranno sostituite dal verde. Il progetto interesserà anche le limitrofe rovine di San Lorenzo e la basilica di Sant'Ambrogio.Cose da fare e da vedereL'Anfiteatro romanoPer comprendere appieno il progetto, bisogna prima di tutto conoscere cosa c'è alla base. L'anfiteatro romano aveva lo scopo di tutti gli anfiteatri romani: far divertire il pubblico con spettacoli come le lotte tra gladiatori e le naumachie. Uno stadio ante litteram, posto al di fuori della cinta muraria e grande quasi come il Colosseo. Costruito nel I secolo d.C., venne distrutto dalle invasioni gotiche.Il parco archeologico Per ammirare i resti dell'anfiteatro, bisogna camminare tra le vie De Amicis, Conca del Naviglio e Arena. Il parco che li ospita viene utilizzato dai cittadini per stare all'aria aperta.Aperto dal 2004, si offrirà sempre di più come polmone verde della città, in attesa delle centinaia di piante che lo popoleranno grazie al progetto dell'architetto Attilio Stocchi.L'antiquarium Alda LeviSi trova sempre all'interno del parco e ne racconta la storia. Intitolato all'archeologa milanese che eseguì gli scavi, è situato all'interno di un ex convento di monache domenicane. Le sale sono due: nella prima sono esposti oggetti quali - tra gli altri - una stele e un pettine in osso (entrambi di epoca romana) e delle ceramiche medievali. La seconda è dedicata agli spettacoli gladiatori.Dormire e mangiareSe si preferisce rimanere in zona, il consiglio ricade su Navigli 6 Deluxe e The Yard Milano. Per mangiare, Ristorante Da Giordano il Bolognese, Benvenuto Family Restaurant e Viaggi nel Gusto.Della cucina tipica milanese non proporremo il classico risotto o l'ossobuco, ma i mondeghili, la büsèca e il rostin negàa. A voi scoprire di cosa si tratta.
Il principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa'ud e il presidente americano Donald Trump (Getty)
Il progetto del corridoio fra India, Medio Oriente ed Europa e il patto difensivo con il Pakistan entrano nel dossier sulla normalizzazione con Israele, mentre Donald Trump valuta gli effetti su cooperazione militare e stabilità regionale.
Le trattative in corso tra Stati Uniti e Arabia Saudita sulla possibile normalizzazione dei rapporti con Israele si inseriscono in un quadro più ampio che comprende evoluzioni infrastrutturali, commerciali e di sicurezza nel Medio Oriente. Un elemento centrale è l’Imec, ossia il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, presentato nel 2023 come iniziativa multinazionale finalizzata a migliorare i collegamenti logistici tra Asia meridionale, Penisola Arabica ed Europa. Per Riyad, il progetto rientra nella strategia di trasformazione economica legata a Vision 2030 e punta a ridurre la dipendenza dalle rotte commerciali tradizionali del Golfo, potenziando collegamenti ferroviari, marittimi e digitali con nuove aree di scambio.
La piena operatività del corridoio presuppone relazioni diplomatiche regolari tra Arabia Saudita e Israele, dato che uno dei tratti principali dovrebbe passare attraverso porti e nodi logistici israeliani, con integrazione nelle reti di trasporto verso il Mediterraneo. Fonti statunitensi e saudite hanno più volte collegato la normalizzazione alle discussioni in corso con Washington sulla cooperazione militare e sulle garanzie di sicurezza richieste dal Regno, che punta a formalizzare un trattato difensivo bilaterale con gli Stati Uniti.
Nel 2024, tuttavia, Riyad ha firmato in parallelo un accordo di difesa reciproca con il Pakistan, consolidando una cooperazione storicamente basata su forniture militari, addestramento e supporto politico. Il patto prevede assistenza in caso di attacco esterno a una delle due parti. I governi dei due Paesi lo hanno descritto come evoluzione naturale di rapporti già consolidati. Nella pratica, però, l’intesa introduce un nuovo elemento in un contesto regionale dove Washington punta a costruire una struttura di sicurezza coordinata che includa Israele.
Il Pakistan resta un attore complesso sul piano politico e strategico. Negli ultimi decenni ha adottato una postura militare autonoma, caratterizzata da un uso esteso di deterrenza nucleare, operazioni coperte e gestione diretta di dossier di sicurezza nella regione. Inoltre, mantiene legami economici e tecnologici rilevanti con la Cina. Per gli Stati Uniti e Israele, questa variabile solleva interrogativi sulla condivisione di tecnologie avanzate con un Paese che, pur indirettamente, potrebbe avere punti di contatto con Islamabad attraverso il patto saudita.
A ciò si aggiunge il quadro interno pakistano, in cui la questione israelo-palestinese occupa un ruolo centrale nel dibattito politico e nell’opinione pubblica. Secondo analisti regionali, un eventuale accordo saudita-israeliano potrebbe generare pressioni su Islamabad affinché chieda rassicurazioni al partner saudita o adotti posizioni più assertive nei forum internazionali. In questo scenario, l’esistenza del patto di difesa apre la possibilità che il suo richiamo possa essere utilizzato sul piano diplomatico o mediatico in momenti di tensione.
La clausola di assistenza reciproca solleva inoltre un punto tecnico discusso tra osservatori e funzionari occidentali: l’eventualità che un’azione ostile verso Israele proveniente da gruppi attivi in Pakistan o da reticolati non statali possa essere interpretata come causa di attivazione della clausola, coinvolgendo formalmente l’Arabia Saudita in una crisi alla quale potrebbe non avere interesse a partecipare. Analoga preoccupazione riguarda la possibilità che operazioni segrete o azioni militari mirate possano essere considerate da Islamabad come aggressioni esterne. Da parte saudita, funzionari vicini al dossier hanno segnalato la volontà di evitare automatismi che possano compromettere i negoziati con Washington.
Sulle relazioni saudita-statunitensi, la gestione dell’intesa con il Pakistan rappresenta quindi un fattore da chiarire nei colloqui in corso. Washington ha indicato come priorità la creazione di un quadro di cooperazione militare prevedibile, in linea con i suoi interessi regionali e con le esigenze di tutela di Israele. Dirigenti israeliani, da parte loro, hanno riportato riserve soprattutto in relazione alle prospettive di trasferimenti tecnologici avanzati, tra cui sistemi di difesa aerea e centrali per la sorveglianza delle rotte commerciali del Mediterraneo.
Riyadh considera la normalizzazione con Israele parte di un pacchetto più ampio, che comprende garanzie di sicurezza da parte statunitense e un ruolo definito nel nuovo assetto economico regionale. Il governo saudita mantiene l’obiettivo di presentare il riconoscimento di Israele come passo inserito in un quadro di stabilizzazione complessiva del Medio Oriente, con benefici economici e infrastrutturali per più Paesi coinvolti. Tuttavia, la gestione del rapporto con il Pakistan richiede una definizione più precisa delle implicazioni operative del patto di difesa, alla luce del nuovo equilibrio a cui Stati Uniti e Arabia Saudita stanno lavorando.
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Lockheed F-35 «Lightning II» in costruzione a Fort Worth, Texas (Ansa)
- Il tycoon apre alla vendita dei «supercaccia» ai sauditi. Ma l’accordo commerciale aumenterebbe troppo la forza militare di Riad. Che già flirta con la Cina (interessata alla tecnologia). Tel Aviv: non ci hanno informato. In gioco il nuovo assetto del Medio Oriente.
- Il viceministro agli Affari esteri arabo: «Noi un ponte per le trattative internazionali».
Lo speciale contiene due articoli.
Roberto Cingolani, ad e direttore generale di Leonardo (Imagoeconomica)
Nasce una società con Edge Group: l’ambizione è diventare un polo centrale dell’area.
2025-11-20
Dimmi La Verità | Flaminia Camilletti: «Garofani dovrebbe dimettersi dopo lo scandalo del Quirinale»
Ecco #DimmiLaVerità del 20 novembre 2025. Con la nostra Flaminia Camilletti riflettiamo sul fatto che Francesco Saverio Garofani dovrebbe dimettersi dopo lo scandalo del Quirinale.







