2022-03-08
Il Papa manda due cardinali nell’Est
Il cardinale gesuita Michael Czerny e l’Elemosiniere Konrad Krajewski
L’Elemosiniere Konrad Krajewski va al confine polacco, Michael Czerny in Ungheria. Entrambi vogliono entrare in Ucraina. PietroParolin: «No alle armi, pronti a iniziative diplomatiche».Il titolo in prima pagina dell’Osservatore romano di ieri non lascia spazio a fraintendimenti: «Fiumi di sangue e di lacrime. Fermatevi!». Il giornale del Papa cannoneggia la linea vaticana della pace «a tutti i costi» che Francesco ha dettato domenica all’Angelus. La Santa Sede si sta impegnando in tutti i modi innanzitutto per «fermare le armi», come ha detto il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, in un’intervista a Tv2000. La strategia per realizzare la linea di Francesco si muove su tre livelli, come spiegato da Parolin: quello religioso, con l’invito a «un’insistente preghiera perché il Signore doni la pace a quella martoriata terra» e nel «coinvolgere i credenti in questa preghiera corale»; quello umanitario, attraverso le Caritas e le diocesi «impegnate nell’accogliere, come tante altre istituzioni, i profughi che vengono dall’Ucraina»; e, infine, «c’è la disponibilità di iniziative sul piano diplomatico. Ci sono già vari tentativi», ha detto il cardinale, «che si stanno svolgendo in giro per il mondo e quindi noi siamo disponibili, se è ritenuto che la nostra presenza e la nostra azione può aiutare, noi siamo lì».La concretezza di questo movimento della Santa Sede per essere in prima linea sul tavolo della diplomazia per fermare la guerra è testimoniata anche dall’invio di due cardinali verso l’Ucraina. L’annuncio era stato dato sempre da Francesco all’Angelus e ieri la Sala stampa vaticana ha comunicato che il cardinale Konrad Krajewski, polacco, Elemosiniere del Papa, era già in viaggio verso il confine tra Polonia e Ucraina, mentre il cardinale gesuita Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, arriverà oggi in Ungheria. Il cardinale polacco si reca verso la frontiera, vicino a Lublino, che è il punto di arrivo dei profughi entrati in Polonia e poi sarà alla stazione ferroviaria di Przemysl, dove arrivano i treni provenienti da Kiev e Leopoli.«Questo viaggio», ha detto il cardinale Czerny a Vaticannews, «è in una maniera molto concreta di portare la parola, la preghiera, la profezia, la denuncia del Santo Padre e di tutta la comunità cristiana più vicino là dove la gente soffre». Il cardinale sarà in Ungheria per visitare alcuni centri di accoglienza per i profughi, ma come ha sottolineato la Sala stampa, «entrambi (i cardinali, ndr) sono diretti in Ucraina e a seconda della situazione intendono raggiungere il Paese nei prossimi giorni». Una mossa forte, che mostra chiaramente che la Santa Sede, sempre secondo le parole del Papa, «è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace». Di non secondaria importanza è l’attività diplomatica e in un certo senso ecumenica svolta nei confronti del Patriarca di Mosca Kirill, che in queste ore si mostra molto sulla linea del Cremlino, al punto che domenica scorsa in un sermone ha dato una giustificazione «metafisica» alla lotta in corso, chiamando in causa anche i valori del Vangelo messi a rischio dal mondo occidentale e in particolare si è inerpicato nell’esempio dei gay pride come test utilizzato «per entrare nel club di quei paesi». Ma Kirill nel 2016 firmò con Francesco la Dichiarazione comune dell’Avana e lì ci sono le tracce per tenere aperta una porta di dialogo.Così, mentre la Cina fa sapere che è disposta a «fare le necessarie mediazioni» per risolvere la crisi, osservando lo scacchiere internazionale c’è da sperare che l’azione diplomatica del Papa possa avere successo. Gli altri peace maker in campo sono al momento il premier israeliano Naftali Bennett e il leader turco Recep Tayyip Erdogan; se l’Occidente, che da Washington a Bruxelles gira a vuoto, vuole sperare di non finire all’angolo deve guardare a Roma, Oltretevere.
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».