2021-01-22
Papa Francesco frena gli appelli anti aborto dei vescovi americani
José Gomez, (Getty images)
La nota, critica con le politiche del neo presidente, è stata resa pubblica solo dopo le dichiarazioni accomodanti di BergoglioKaty Perry non aveva nemmeno finito di cantare per il giuramento di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti che tra i vescovi americani già scoppiava la polemica, al punto che la dichiarazione ufficiale di monsignor José Gomez, arcivescovo ( di Los Angeles e presidente della conferenza episcopale, è stata oggetto di un piccolo giallo. Il testo della nota di Gomez per l'avvio della presidenza Biden doveva essere rilasciato alle 9 di mercoledì 20 gennaio, ma non è stato pubblicato a quell'ora subendo un ritardo fino a mezzogiorno. Nonostante alcuni media statunitensi, e persino alcune diocesi, avessero già divulgato la nota, il testo è rimasto in embargo appunto fino a mezzogiorno. Secondo quanto ha riportato il sito web The Pillar, che cita fonti vaticane e vicine alla conferenza episcopale statunitense, questo ritardo sarebbe stato causato da un intervento della Segreteria di Stato vaticana al fine di far precedere alle parole dei vescovi quelle che papa Francesco ha pronunciato mercoledì sull'amministrazione Biden. Le preoccupazioni delle sacre stanze romane che hanno intimato l'alt riguarderebbero le critiche contenute nella dichiarazione di Gomez verso Biden, parole che avrebbero in qualche modo compromesso i rapporti tra il Papa e la nuova amministrazione appena insediata.Nella dichiarazione del presidente dei vescovi si legge che «su alcune questioni siamo più dalla parte dei Democratici, mentre su altre siamo più dalla parte dei Repubblicani. Le nostre priorità non sono mai di parte», ma l'affondo è preciso come un bisturi. «Devo evidenziare», ha affermato Gomez, «che il nuovo presidente si è impegnato a perseguire alcune politiche che avanzerebbero mali morali, e minaccerebbero la vita e la dignità umana, specie per quanto riguarda l'aborto, la contraccezione, il matrimonio e le teorie di genere». Il bisturi viene così calato sul male profondo che agita il mondo cattolico statunitense, e forse, più in generale, tutto il mondo ecclesiastico.In effetti le preoccupazioni di Gomez sembrano trovare riscontro immediato nei primi atti di Biden da presidente. Nel suo primo giorno in carica ha già firmato un ordine esecutivo per «la prevenzione e la lotta alla discriminazione sulla base dell'identità di genere o dell'orientamento sessuale», ripristinando, tra l'altro, quanto revocato dall'amministrazione Trump-Pence rispetto all'accesso degli studenti transgender a sport, bagni e spogliatoi in conformità con la loro identità di genere. Il provvedimento è solo il primo in una materia che sarà gravida di ulteriori sviluppi, visto che Biden in campagna elettorale aveva detto che non si può contraddire un bambino di 8 anni che manifesti il desiderio di cambiare sesso. Sul tema va segnalata anche la scelta del Presidente di nominare sottosegretario alla Sanità Rachel Levine, pediatra nato uomo che si identifica come donna transgender, che sarà quindi la prima persona trans a occupare un incarico federale del Senato. Provvedimenti sono attesi anche nel campo dell'aborto: sono di ieri le dichiarazioni dell'immunologo Antony Fauci, intervenuto come delegato americano a una riunione dell'Oms, in cui ha annunciato che Biden revocherà la cosiddetta Mexico City policy, che vieta alle ong straniere di praticare o promuovere l'aborto per poter ricevere i fondi federali per la pianificazione familiare.«Per i vescovi della nazione», si legge ancora nella nota di Gomez, «la continua ingiustizia dell'aborto resta la «priorità preminente». Anche se preminente non significa «unica». Si sente forte il richiamo alla priorità di quei principi non negoziabili, difesa della vita, famiglia naturale e libertà di educazione, che è stata posta con chiarezza durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e che, invece, papa Francesco ha più volte detto di non aver mai «mai compreso» nel loro carattere di maggiore non negoziabilità rispetto ad altri. Il contendere quindi è profondo e il giallo dell'embargo alla dichiarazione di Gomez, preceduta tra l'altro da accesi dibattiti tra i vescovi Usa fino a martedì sera, ne è segno eloquente. La reazione del cardinale Blase Cupich via Twitter alla dichiarazione di Gomez è sintomatica di questa divisione. «La Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, il giorno dell'insediamento del presidente Biden, ha rilasciato una dichiarazione sconsiderata», ha detto Cupich, svolgendo peraltro il ruolo che lo stesso Francesco parrebbe avergli affidato nel momento della sua nomina a vescovo di Chigago nel 2014. E cioè quello di invertire la rotta di un episcopato poco incline alla «conversione pastorale» del Papa argentino e ancora troppo sintonizzato sul modello del vescovo culture warrior (il discorso che papa Francesco fece ai vescovi nel suo viaggio a Washington del 2015 è da ritenersi programmatico). Però la dichiarazione è comunque uscita e denota una situazione tutt'altro che pacifica. Il risvolto politico e laico della faccenda è sottile, anche perché Biden è il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti dopo J.F. Kennedy, un presidente che appartiene alla categoria di quei cattolici «adulti» per cui la fede resta un fatto sostanzialmente privato e che si separa dalle decisioni politiche. Se padre Antonio Spadaro, super consigliere del Papa e direttore della Civiltà cattolica, dichiara che è «importante la volontà di Biden di non dividere», i primi passi sembrano falsi proprio intorno alla chiesa americana. Anche il vescovo Gomez nella sua nota sembra non abbia voglia di dividere, ma l'unità la propone sul fatto che «come pastori, i vescovi della nazione hanno il dovere di proclamare il Vangelo in tutta la sua verità e potenza», anche quando sono scomode.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)