2020-01-24
Papà assediato dai servizi sociali: «Vogliono portare via i miei figli»
In Abruzzo, le assistenti hanno deciso di riconsegnare i due ragazzini alla madre cui un altro Tribunale aveva revocato la responsabilità genitoriale. La donna era stata pure condannata per abuso di mezzi di correzione.«Hanno suonato alla porta, mi hanno detto che per un decreto del Tribunale dei minori dell'Aquila dovevano portare via mio figlio. Non era vero, non avevano in mano nulla. Le assistenti sociali sono tornate dopo una settimana, sempre con la stessa scusa. Mirko è chiuso in casa terrorizzato». Giuseppe Danelli, 53 anni, è un padre che sta vivendo il dramma di vedersi togliere il figlio quattordicenne che con lui sta bene, il ragazzino lo ha anche scritto al giudice, ma per i servizi sociali di Tortoreto dove vive, piccolo centro della Val Vibrata, in Abruzzo, non sarebbe più un padre idoneo. Mirko (usiamo un nome di fantasia come per la sorella Giulia, 16 anni, trattandosi di minori) deve tornare a stare con la mamma alla quale quattro anni fa un altro Tribunale, quello di Ancona (la coppia prima viveva nelle Marche), tolse la responsabilità genitoriale. La donna fu anche condannata per abuso di mezzi di correzione. Lo scorso anno, il Tribunale dell'Aquila, cui sono poi passati i fascicoli per nuova competenza territoriale, ha invece pensato che i due minorenni devono tornare a stare con la mamma che «nel frattempo ha assunto una condotta collaborativa con il servizio sociale anche mediante un percorso di psicoterapia», scrivevano i giudici. E il padre? Improvvisamente sarebbe diventato un mostro? No, si tratterebbe di una ritorsione «perché il signor Giuseppe da mesi stava comunicando scorrettezze negli incontri protetti che la ex compagna aveva con Mirko e Giulia», spiega Romina Cristina D'Agostini, avvocato del Danelli. «Le assistenti sociali non vigilavano, lasciavano che la madre dicesse alla figlia problematica “devi sentiti libera di andare a scuola oppure no", non verificavano che la signora facesse il suo percorso riabilitativo. Il risultato è stato che tutte le segnalazioni inviate ai servizi sociali, sempre tramite mio, hanno dato fastidio. Le operatrici sociali della Val Vibrata hanno cominciato a scrivere nelle loro relazioni al giudice minorile che il mio assistito non era collaborativo». Per Giuseppe Danelli, che da dieci anni ne sta passando di tutti i colori, il tribunale si preparava così ad assestare la mazzata finale. Questo pover'uomo, ex capo reparto e responsabile sicurezza di un'azienda metalmeccanica poi fallita, oggi in mobilità, ha continuato a occuparsi dei figli e della ex compagna anche dopo che la donna l'aveva lasciato. «Mi fece comprare tutti i mobili, poi si prese i bambini e se li portò via. Rimasi con il tavolo della cucina», racconta Giuseppe. «Potevo vedere i piccoli, ma ero preoccupato, avevano spesso lividi, segni di morsicature. Li portavo al pronto soccorso, facevo denunce ai carabinieri. Non succedeva nulla». Solo nel 2015 la donna venne rinviata a giudizio per abusi di mezzi di correzione e poi condannata a 5 mesi e dieci giorni. Le tolgono la genitorialità, i bambini finiscono presso una casa famiglia «perché non ero stato un padre tutelante. Ma che cos'altro avrei dovuto fare, oltre a denunciare per anni inascoltato quello che faceva la mia ex», si tormenta Danelli. Nella casa famiglia i ragazzini stanno bene, il padre lascia che continuino a frequentarla qualche ora al giorno anche quando finalmente gli vengono affidati nel 2017 dal tribunale dei minori di Ancona. «Sono ragazzini problematici, la madre ha gravi responsabilità per come sono cresciuti», sottolinea la D'Agostini. Eppure, la scorsa estate il Tribunale dell'Aquila reintegra la mamma, l'avvocato di Danelli impugna il decreto, nel frattempo la figlia sedicenne si mostra sempre più irrequieta, scappa dalla madre, torna dal genitore, si allontana di nuovo. Mirko, invece, vuole stare con papà, l'ha scritto al giudice, chiede «gentilmente di essere ascoltato», spiega di aver «confermato alla vigilessa che mi voleva portare via con la forza», che lui con il padre sta bene. È deciso: «Non lascerò questa casa». Il 13 gennaio di quest'anno un decreto del Tribunale toglie a Giuseppe Danelli la responsabilità genitoriale. Dieci giorni prima, il 2 gennaio, alle 3 del pomeriggio le assistenti sociali si sono presentate per portare via Mirko: «Sono arrivate con due vigilesse, poi hanno chiamato i carabinieri, hanno insistito per due ore. Per fortuna il mio avvocato ha detto “non hanno nulla in mano, non ci hanno comunicato niente". Sono tornate con i rinforzi il 10 gennaio, ma ancora una volta non avevano nulla. Poi di nuovo il 21. Il mio bambino non l'ho lasciato andar via», trema ancora nella voce Giuseppe. «Ho presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia perché venga fatta chiarezza su quanto è capitato all'Aquila», commenta il senatore Simone Pillon. «Bisogna capire perché il presidente del Tribunale per i minorenni comunicava al servizio sociale il contenuto delle decisioni discusse in camera di consiglio, prima ancora che il decreto motivato fosse pubblicato e notificato alle parti». Non solo, Pillon che vuole «evitare una nuova Bibbiano» e sostiene la necessità dell'affido condiviso, chiede per quale motivo il padre, dopo «aver segnalato e denunciato gravi inottemperanze da parte del servizio sociale», non sia stato mai convocato dal tribunale «per consentirgli l'esplicazione del diritto di difesa». «Non c'è nulla di urgente che giustifichi questo decreto del giudice, l'unica ad avere fretta è la signora che senza figli non aveva più titolo per stare in una casa popolare. Adesso tornerà in graduatoria», si indigna l'avvocato D'Agostini. A fine mese le assistenti torneranno, hanno detto a Giuseppe di lasciare Mirko sui gradini di casa. Non ci pensa proprio.