2019-06-25
Pansa vede il neo dittatore
. Ma guarda tv e legge giornali a noi ignoti
Il nuovo libro del decano dei giornalisti è dedicato a Matteo Salvini. Che sarebbe il primo «dittatore» con quasi tutti i media contro.Giampaolo Pansa è un maestro che ha ispirato varie generazioni di giornalisti. Di fatto ha inventato un genere letterario, trasformando le sue cronache dai palazzi della politica in un universo popolato di animali fantastici, mostri, mostriciattoli e creature bizzarre che solo l'occhio dello scrittore poteva scovare tra una cravatta e l'altra. Troppi hanno provato a imitarlo, in pochissimi - forse nessuno - ci sono riusciti. Poco male: anche in assenza di imitatori o degni eredi, abbiamo sempre l'originale, che fortunatamente è molto prolifico. L'unica controindicazione dei libri di Pansa, infatti, è che a volerli collezionare tutti occupano da soli un'intera libreria. Del resto di pagine ce ne vogliono parecchie per dragare la storia italiana alla maniera di Giampaolo: vivida, coinvolgente, roba che tira dentro per il bavero anche il lettore più distratto. Merito di una prosa scoppiettante - letteraria, appunto - che nel corso degli anni si è arricchita di sfumature sempre più colorate. Il nuovo tomo - ora in uscita per Rizzoli - non può fare eccezione. Anzi, se vogliamo questo figlioletto appena sfornato ha qualche cosa in più rispetto ai due o tre che l'hanno preceduto. Tra le righe si trovano parecchie fiammate in più, lo stile si è fatto ancora più tagliente. Se altri volumi erano romanzi d'avventura, questo è sicuramente un thriller. Questo nuovo uscito s'intitola Il Dittatore. Matteo Salvini: ritratto irriverente di un seduttore autoritario, e segna il ritorno di Pansa al pamphlet. È un libello parecchio ruvido, per altro. Talvolta, nel corso delle pagine, al fioretto si sostituisce la sciabola, e poi la scimitarra, quindi il machete, in un crescendo di colpi che arrivano in profondità. Come saprete già, a Pansa il ministro dell'Interno proprio non piace. E infatti nulla gli viene risparmiato. «Ha una struttura fisica che pochi suoi coetanei possono vantare», leggiamo. «E soprattutto si è dato una missione: diventare il leader della politica italiana. Il suo è un progetto esistenziale che autorizza l'uso di qualsiasi mezzo per riuscire a realizzarlo. Prima di Salvini in Italia ci ha provato un uomo solo: Benito Mussolini, il Duce del fascismo che oggi sta ritornando di moda e viene osannato su tante piazze». ma quale fascismoSe frasi di questo tipo le avesse scritte chiunque altro, probabilmente non andremmo oltre a leggere. Che Salvini sia un pericoloso estremista, un fascio intollerante e un aspirante caudillo lo leggiamo ogni giorno su Repubblica. Il fatto, però, è che le frasi di cui sopra le ha scritte Giampaolo Pansa, e allora bisogna leggerle. Perché un maestro va seguito anche quando sostiene qualcosa che non piace. Un maestro va comunque letto, se non altro per farsi venire il dubbio e chiedersi: ma non è che ha ragione lui? Anche se immaginare di veder sorgere una dittatura in Europa all'alba del 2020 risulta piuttosto inverosimile, dopo tutto è Pansa. Dal fronte unico dei cronisti progressisti sappiamo che aspettarci: reiterate accuse di fascismo e razzismo, bordate a prescindere. Probabilmente, infatti, a sinistra Il Dittatore sarà parecchio apprezzato, anche dai tanti che - negli anni passati - si sono permessi di trattare Pansa come un traditore per i suoi clamorosi bestseller sulla Repubblica sociale e i vinti della storia. Ma è proprio qui che sta la differenza tra Pansa e tutti gli altri. Quelli ti lisciano finché scrivi ciò che fa comodo a loro; ti censurano e ti infamano non appena esci dal sentiero già tracciato. Pansa, invece, quel sentiero lo imbocca per vocazione, e non ha avuto paura di affrontare chicchessia, figuriamoci se poteva temere i Gendarmi della memoria. E allora leggiamo il pamphlet su Salvini, una pagina dopo l'altra. Ed è una lettura avvolgente, come sempre. Anche se spesso viene da fermarsi e fare obiezioni. In fondo - scrive lo stesso Giampaolo - «il futuro dell'Italia e del leader leghista è ancora tutto da scrivere. Nessuno lo conosce». Anche se poi insiste: «Nessuno sa dire se a salvarci da una dittatura saranno i 5 stelle o qualcun altro che non sappiamo chi sia». Terminiamo la lettura e dobbiamo dire che questa volta la tesi del maestro non ci ha convinto. Ma teniamo la porta aperta al dubbio che ci ha instillato, ci faremo i conti poi. Su un passaggio però, ci permettiamo di formulare subito un'obiezione, avendo un poco d'esperienza diretta. Pansa sostiene che i media italiani siano ormai in balia del capo leghista. «Anche testate e conduttori di solito equilibrati hanno ceduto alla lusinga di fare da coro al vincitore annunciato: Matteo Salvini. Ora il vincitore non è più annunciato e si muove da unico padrone nei confronti della Rai», scrive Giampaolo. «Sapranno i media privati resiste alla forza d'urto del Dittatore? Saprà il patron di La7 e del Corriere sfuggire alla sottomissione?». Ecco, non riusciamo proprio a capire dove Pansa trovi tutto questo asservimento. Chissà, forse guardiamo programmi tv diversi, o magari le stesse trasmissioni cambiano di segno a seconda dell'apparecchio da cui le si guarda. Anche ammettendo che Salvini sia un dittatore, beh, è un dittatore che ha ancora di farne, di strada. La stragrande maggioranza dei quotidiani - di sinistra come di destra - ogni giorno bastona il suo governo. Bastonare è il compito della stampa, come no. Eppure qua si mena a prescindere: non conta il merito, ma la persona, il partito, la tesi. I titoloni si sprecano, da mesi ci viene ripetuto che la guerra atomica è alle porte, l'Apocalisse sta arrivando, ecco risuonare gli zoccoli dei quattro fatali cavalieri. Salvo un paio di eccezioni - tra cui il giornale che tenete in mano - i quotidiani hanno scelto la linea unica, a costo di raccontare frottole o nascondere le notizie. E la tv? Forse è peggio. Un tempo, il parterre dei talk show era composto più o meno così: due esponenti del governo di centrosinistra, un giornalista di sinistra, un giornalista di destra. Più il conduttore schierato con il governo. talk di parteOggi che al governo ci sono i populisti, si propone un nuovo schieramento: quando va bene un esponente del governo (ma più spesso nessuno), un giornalista di sinistra, un conduttore di sinistra, un esponente dell'opposizione di sinistra, uno dell'opposizione di centrodestra e poi, di solito solo e mal sopportato, qualcuno che non sia pregiudizialmente ostile al governo. Sulla tv pubblica e su quelle private è sostanzialmente ovunque la stessa storia. Del resto, si fa presto a fare i conti: provate voi a calcolare, sul totale dei talk show, quanti simpatizzino per forze antigovernative, per un verso o per l'altro. Non diciamo che sia sbagliato: in democrazia la critica, anche serrata, dev'essere sempre bene accetta. Anche La Verità, del resto, non risparmia bordate a destra e a manca. Diciamo solo, però, che l'informazione italiana continua a pendere sempre dalla stessa parte, la stessa a cui appartengono i Gendarmi della memoria che hanno infierito su Pansa. Costoro applicano sempre lo stesso atteggiamento: il popolo non deve sapere, non deve conoscere la realtà dei fatti. E allora si occulta, si censura, si mistifica. Tutto, pur di imporre la propria visione. Oddio, può darsi che Salvini sia un ducetto, e magari un giorno ce lo troveremo a torso nudo a mietere il grano. Ma se i legastellati stanno instaurando una dittatura, allora bisogna che qualcuno lo ricordi con urgenza a giornali e tv: sono proni al regime, ma non a quello sovranista. Non è bello: una dittatura a cui tutti i media sparano addosso rischia pure di farci fare brutta figura in Europa. All'estero, infatti, quando il tiranno comanda, tutti obbediscono. Qui, invece, si obbedisce ai tiranni altrui.