2024-02-28
Paletti del governo sull’idroelettrico: gare in tutti i Paesi o stop in Italia
Chigi accoglie un Odg della Lega. Obiettivo: chiedere a Bruxelles che ogni Stato membro metta a bando le concessioni o cancellare il ricatto del Pnrr per non penalizzare Roma. Così si tutela la sovranità energetica.La via per la difesa delle dighe e del sistema idroelettrico tricolore appare sempre più come un calvario. Una lunga serie di stazioni che però avvicinandosi le Europee si spera non terminino al Golgota. Parliamo del decreto Sovranità energetica discusso per la prima volta in cdm lo scorso ottobre e poi approdato in Aula con l’inizio di quest’anno. Il testo originario prevedeva importanti deroghe alla scelta dell’esecutivo di Mario Draghi di mettere a gara i bandi per le dighe con l’aggravante del vincolo alla riscossione degli assegni del Pnrr. Caso unico in Europa, senza giustificazione tecnica e in totale contro tendenza rispetto alle indicazioni del Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) che come dice il nome si occupa di sicurezza nazionale. Una decina di altri Stati membri che si erano opposti alla liberalizzazione, messi sotto procedura da Bruxelles hanno vinto tutti i ricorsi. Per il semplice fatto che Paesi come la Francia non gradiscono che società straniere possano mettere il becco sulla gestione strategica dell’energia. Eppure il governo per non mettere in discussione il Pnrr sfila gli articoli relativi alla tutela dell’idroelettrico e processa un decreto più leggero. Le Regioni che avevano concordato il testo, sebbene in silenzio, non reagiscono bene, così come numerosi parlamentari della maggioranza. Tant’è che una volta arrivato in Aula il testo viene bombardato di emendamenti. Le modifiche - firmate da esponenti di Fdi, Fi, Lega, Noi moderati - prevedevano che, «pur salvaguardando condizioni economiche di mercato, le Regioni e le Province autonome» potessero, «in alternativa a quanto previsto e fermo restando il passaggio in proprietà delle opere», «riassegnare direttamente al concessionario scaduto o uscente» le concessioni «per l’uso dei beni acquisiti alla proprietà pubblica, delle acque e della relativa forza idraulica». A fronte di tale opportunità, le Regioni sarebbero state obbligate a chiedere ai concessionari scaduti o uscenti di presentare una proposta tecnico-economica e finanziaria per ciascuna concessione o gruppo di concessioni da riassegnare. Di fronte a questo salvagente offerto dalla maggioranza a un settore strategico per il Paese, il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto intorno al 10 gennaio aveva scritto ai capigruppo una lettera. Nel documento, il titolare del dossier Pnrr sottolineava che questi emendamenti (incluso l’identico di Iv) «contrastano con le previsioni del Pnrr ed espongono il Paese al rischio non solo di non ottenere il celere versamento della quinta rata del Pnrr (già richiesta nel mese di dicembre), ma anche di subire il taglio della stessa per le ragioni di seguito indicate». Insomma, Fitto ha ribadito bianco su nero le pressioni fatte in occasione del primo approdo del decreto sulla sovranità in cdm. Nonostante l’intervento a gamba tesa sono seguiti altri emendamenti. Tutti stoppati. Così arriviamo alla notizia d’attualità. La scorsa settimana la deputata leghista Vanessa Cattoi ha depositato un ordine del giorno per impegnare il governo a favore di una strategia di tutela dell’idroelettrico. Palazzo Chigi l’ha accolto. Nel testo si legge che vista la delicatezza e l’importanza del settore, il quadro normativo degli altri Stati e i paletti artificialmente fissati da Draghi , la strada da seguire sarebbe quella di aprire un tavolo con Bruxelles e chiedere che - nel rispetto del mercato comune e degli impegni presi in ambito Pnrr - anche gli altri Paesi avviino gare per la liberalizzazione degli asset. Nel frattempo, si legge sempre nell’Odg e con l’obiettivo di dare tempo a Bruxelles di decidere, bisogna mettere in deroga di almeno un anno le gare già scadute. Sulle quali pendono i ricorsi. Dopo l’Abruzzo anche la Lombardia, che per definizione ha il maggior numero di dighe, si trova costretto ad affrontare la causa davanti al Foro delle acque pubbliche a firma Edison e A2A. Chiedono congrua valorizzazione degli asset e riconoscimento degli investimenti. Le prossime gare in scadenza saranno nel 2029. Sembrano tanti anni, in realtà visto l’entità delle altre concessioni è il tempo minimo per preparare strategie e tutele. L’Odg leghista è quanto mai opportuno nella forma, nella sostanza e nelle tempistiche. La mossa sottintende un concetto: se Bruxelles non parifica le gare con gli altri Paesi di conseguenza nemmeno noi dovremo indirle, limitandoci a chiedere investimenti a maggior tutela degli asset. Secondo elemento, la maggioranza Ue sta cambiando e se dopo le elezioni di giugno Ppe ed Ecr si alleassero cambierebbero gli equilibri. Mettere a repentaglio un bene come l’acqua e l’energia che ne deriva a pochi mesi dal voto è una assurdità. Nel frattempo l’Italia è sempre più dipendente dall’energia estera. L’idroelettrico è la fetta più grossa delle rinnovabili e, se pure questa fonte passa in mani straniera, stiamo freschi d’inverno e al caldo d’estate. Inutile dire chi deciderà i prezzi delle bollette.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)