2024-05-31
Palazzo Chigi contro il governatore pugliese: impugnata la legge sugli acquedotti
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
E l’Antitrust ha bocciato la proroga dell’affidamento diretto: «È incostituzionale».Sulla gestione dell’acqua pubblica in Puglia è scontro tra Regione e governo. Il Consiglio dei ministri infatti ha impugnato la legge, cavallo di battaglia del governatore Michele Emiliano all’insegna di «acqua bene pubblico», approvata dal Consiglio regionale lo scorso marzo e che stabilisce il trasferimento ai Comuni del 20% delle azioni di Acquedotto Pugliese: un passaggio intermedio per disporre l’affidamento diretto ad Aqp del servizio idrico integrato, la cui concessione scade il 31 dicembre 2025. In questo modo, il sistema idrico potrà restare sotto la gestione pubblica di Acquedotto Pugliese senza essere messo a gara evitando dunque il rischio che possa subentrare una società privata. Il cdm però in base alle relazioni dei ministri Roberto Calderoli (Affari regionali), Raffele Fitto (Sud) e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) ha impugnato il provvedimento ravvisando profili di incostituzionalità, una valutazione supportata anche dal parere dell’Antitrust, che ha rilevato nella legge pugliese «profili di incostituzionalità oltre a porsi in contrasto con la normativa primaria posta a presidio della concorrenza. «L’atto del governo è una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini pugliesi ed italiani che credono nella proprietà pubblica dell’acqua. Un atto politico gravissimo contro cui reagiremo in maniera forte» ha attaccato Emiliano rivendicando che «la gestione pubblica del Servizio idrico integrato nell’esperienza pugliese ha garantito criteri di efficienza e sostenibilità, nel rispetto del principio dell’accesso equo alla risorsa idrica». Ma l’Antitrust, oltre a profili di incompatibilità con le previsioni comunitarie in tema di concorrenza, rileva in particolare, che la costituzione della cosiddetta «società veicolo», nella quale dovrebbero confluire le quote dei comuni pugliesi, «sembra rispondere alla sostanziale finalità di creare le condizioni per l’individuazione della modalità in house di affidamento del servizio idrico integrato in favore della medesima società veicolo e, quindi, della società Acquedotto Pugliese». A dirimere la questione sarà la Corte Costituzionale con una sentenza che non arriverà prima di un anno ma nel frattempo l’operazione di trasferimento delle azioni rimarrà bloccata. Nella serata di mercoledì il ministro, Fitto, a Bari per un evento elettorale, ha risposto al governatore: «Parlare di guerra in questo periodo per cose di questo tipo è abbastanza fuori luogo» e ribadendo che l’Antitrust «ha predisposto un parere molto indicativo e chiaro sulle ragioni dell’incostituzionalità di questa legge» ha ricordato che «l’Aqp è pubblico perché nel 2000 da presidente della Regione condussi una battaglia contro un governo che non voleva fare questo e che voleva addirittura un percorso opposto. Questi sono i fatti indiscutibili, il resto è polemica che non mi interessa». Per il capogruppo dem in senato, il pugliese Francesco Boccia «il ministro Calderoli ha fatto finta, in questi 19 mesi di governo, di non vedere norme chiaramente incostituzionali di regioni di destra, ma di fronte all’acqua pubblica interviene a gamba tesa con la regia di Palazzo Chigi e del ministro Fitto. Dietro questa scelta del governo, giustificata da una deformata lettura delle regole comunitarie sulla concorrenza, c’è la volontà di mettere le mani e di privatizzare il servizio idrico pubblico».
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