2024-07-28
Orlando incassa il sì di tutto il campo largo. Ma occhio alla Furlan
Andrea Orlando (Getty Images)
Pure Azione pronta a convergere sullo spezzino. L’ex segretario Cisl vuole correre. Il Pd manettaro fa adirare esecutivo e forzisti. Dopo le dimissioni di Giovanni Toti, sono iniziati i contatti tra l’ufficio Affari giuridici della Regione Liguria e la Corte d’appello per definire la data delle prossime elezioni regionali, che potrebbe essere ufficializzata già domani: «La finestra temporale per indire le elezioni», spiega il presidente facente funzioni, Alessandro Piana, «è di 2-3 mesi, oltre non si può andare». L’unica incognita è la possibilità che il governo decreti un election-day per Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna (quest’ultima andrà al voto, è già stato deciso, domenica 17 e lunedì 18 novembre 2024).Centrodestra e centrosinistra sono all’opera per individuare i candidati alla presidenza. Nella maggioranza di governo si andrà alla ricerca di una candidatura civica: «La magistratura ha preparato la campagna elettorale alla sinistra», dice alla Verità il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, «grideranno: “ladri!” e avranno risolto. Con un candidato civico potremo allargare la coalizione e valorizzare il buon lavoro fatto da Toti in Liguria. Non è una battaglia facile visto il clima che si è creato, ma la combatteremo fino in fondo perché non la consideriamo persa, nonostante giochiamo contro i nostri avversari politici e contro la Procura, che è chiaramente scesa in campo politicamente schierata da una parte. Questo è chiarissimo. Ricordiamo», aggiunge Gasparri, «l’ex procuratore Cozzi sulla barca di Aldo Spinelli».La ricerca del «civico» è anche dovuta al fatto che, essendo la gara tutta in salita, nessun big del centrodestra ha intenzione di andare allo sbaraglio.Sul versante opposto, la candidatura naturale alla presidenza della Regione Liguria è quella di Andrea Orlando. L’ex ministro dem della Giustizia, dell’Ambiente e del Lavoro, spezzino, ha già il via libera di Elly Schlein e di Giuseppe Conte, con il quale è in eccellenti rapporti, e l’ok di Avs e Italia viva. «Orlando ci farà sapere. Agiremo nello spirito proposto da Schlein e raccolto da Matteo Renzi», dice al Qn la leader regionale dei renziani, Raffaella Paita, «senza veti posti né subiti». Secondo quanto riferisce alla Verità una fonte di primo piano di Azione, anche il partito di Carlo Calenda sarebbe orientato ad allearsi con il centrosinistra, seppure ci sono ancora ragionamenti in corso: «Dipende dal quadro complessivo», dice il nostro interlocutore.Tornando a Orlando, il ragionamento che si fa ai piani alti del Pd è che il suo nome è sicuramente il più adeguato alla sfida elettorale. Occorre un percorso che parta dall’unità della coalizione e dalla unanimità di intenti sul programma e sulle priorità. Orlando si tiene cauto, aspetta che i partiti facciano i loro ragionamenti, mentre fa trasparire la sua intenzione di correre per la candidatura, attraverso delle interviste, la senatrice dem ed ex segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.«Il tema» dice alla Verità un big del centrosinistra alle prese con il dossier-Liguria, «è che la partita non può e non deve essere considerata già vinta, c’è bisogno di una coalizione unita, con un programma chiaro e la consapevolezza che, se vinceremo, ci troveremo a fronteggiare una situazione disastrosa». Fa ancora discutere la ruvida dichiarazione rilasciata dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, sulle dimissioni di Toti: «Finalmente si è dimesso», ha detto la Schlein, «anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta ai domiciliari con lui». Durissimo il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, di Forza Italia: «Toti è stato messo nelle condizioni di scegliere con una pistola sul tavolo», attacca a Giornale Radio, «che era la richiesta della Procura di andare a processo immediato in regime di custodia cautelare per almeno un anno. Di fronte a questa pistola, Toti ha preferito fare il passo indietro e non mettere la testa sul patibolo. Una scelta costretta? Sì, parlo esattamente di questo. Il corso della democrazia popolare è stato deviato da una imposizione. Nel caso Toti», aggiunge Mulè, «lo Stato di diritto, lo Stato delle garanzie, ha fatto un passo indietro in favore dei manettari e di chi vende la giustizia un tanto al chilo».Pesanti anche le considerazioni del ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani: «Mettere Toti nella condizione di scegliere tra le dimissioni e l’uscita dagli arresti domiciliari», dice alla Stampa, «rappresenta in tentativo di condizionare il voto dei liguri. Quella di Toti è una scelta personale, ma ciò che mi preme dire è che questa vicenda rischia di condizionare il voto dei liguri. E se Toti al processo sarà assolto? Cosa accadrebbe? La magistratura in questo modo ha provocato le elezioni anticipate. Sono d’accordo con Nordio quando dice che si tratta di un’anomalia. Non è Toti a dover dimostrare di essere innocente, ma i giudici devono dimostrare che è colpevole. In questo caso», sottolinea Tajani, «invece, mi sembra che ci troviamo davanti a una forzatura. Dobbiamo trovare un candidato vincente. A me non dispiacerebbe un civico ma non ho certo pregiudizi nei confronti di candidati politici».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)