2023-06-14
Orcel spiazzato da Messina sui salari
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
L’apertura dell’ad di Intesa all’aumento di 435 euro manda in tilt il mondo del credito Il ceo di Unicredit: le negoziazioni le gestisce l’Abi che ancora rappresenta le banche.Quando lunedì sul palco del congresso della Fabi l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha aperto all’aumento di 435 euro chiesto dai sindacati dei bancari, in un colpo solo ha spiazzato tutti. I vertici dell’associazione dei banchieri cioè l’Abi (cui ha revocato il mandato ad essere rappresentata nella vertenza per il rinnovo del contratto nazionale di settore, decidendo di rappresentarsi direttamente), Ilaria dalla Riva, presidente del Casl (il comitato sindacale dell’associazione da cui è uscita Intesa) nonché responsabile delle risorse umane di Unicredit, e l’amministratore delegato proprio di Unicredit, Andrea Orcel. Il quale ieri davanti alla fitta platea di bancari riuniti all’Ergife di Roma è stato subito incalzato dal leader della Fabi, Lando Sileoni. Se Messina dice sì all’aumento, cosa farà il capo dell’altra big italiana del credito? «Noi siamo ancora nel Casl Abi e quindi le negoziazioni relative al contratto nazionale vengono gestite in quella sede e non sarebbe corretto anticipare le decisioni. Abbiamo preso questa strada e la seguiremo fino in fondo», ha risposto Orcel. Ricordando poi che Unicredit dal 2021 è «la banca in Italia che paga meglio, ha aumentato i premi di produttività e i bonus e ha speso più di 100 milioni per dare un bonus inflazione ai colleghi delle fasce più basse». Insomma, al di là della cifra richiesta, bisogna guardare «a quanto il gruppo si impegna a tutto tondo anche sul fronte del welfare e della formazione». E, comunque, ha sottolineato, «sul principio e sulla sostanza non c’è un dibattito, su come arrivarci sì». Certo, in pochi si aspettavano che Orcel avvallasse la linea di Messina anche perché avrebbe voluto dire appiattirsi sulla posizione del suo principale concorrente. Meglio, dunque, giocare d’attesa rischiando però di rimanere invischiato nelle trattative tra Abi e sindacati che partiranno a luglio. Senza dimenticare che il presidente del comitato sindacale dell’Abi è presieduto da una dirigente di Unicredit, ovvero Dalla Riva. Con cui lunedì pomeriggio aveva fortemente polemizzato Sileoni («State preparando il terreno per non darci più soldi. Una parte delle banche vuole darci più soldi e una parte è per dire che 435 euro sono troppi!») dando un assaggio di come sarà la trattativa sindacale quando entrerà nel vivo. Mettendo sul tavolo il suo sì pesante agli aumenti, che i sindacati hanno subito definito un punto di partenza, il capo di Intesa Sanpaolo ha anche preso una direzione diversa rispetto a quella invocata dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha più volte chiesto alle parti sociali di «continuare a mostrare responsabilità» sulle richieste di aumenti di fronte all’inflazione per fare così la loro parte assieme alla politica monetaria e di bilancio. E ieri Orcel ha condiviso le preoccupazioni di Visco sul fatto che con il rientro dell’inflazione e la normalizzazione dei tassi d’interesse, le banche italiane ed europee vanno incontro a uno scenario di ricavi in calo e costi in crescita. «Credo che una delle preoccupazioni del governatore sia che oggi i nostri costi sono sostenibili, ma se i ricavi calano lo sono meno. Quindi l’obiettivo è bilanciare i costi, noi stiamo guardando come compensare questa compressione dei ricavi con altre leve», ha aggiunto. A farsi avanti con un ruolo di mediatore è stato poi nel pomeriggio l’ad della Banca del Piemonte nonché ex vicepresidente dell’Abi, Camillo Venesio: «L’unità è una forza certamente per la più piccola banca italiana, ma lo è anche per il più grande gruppo. Quindi cercherò di lavorare assiduamente per riportare nel Casl Abi anche la banca più grande. Una soluzione la troveremo», ha aggiunto Venesio. Definito non a caso dal segretario della Fabi, Sileoni, come «il Kissinger» dell’Abi.
Volodymyr Zelensky (Ansa)