2022-08-27
Ora spunta l’ipotesi ricatto per il video su Ruberti. Interrogati dai pm 10 testi
Procura a caccia di chi ha diffuso il filmato sulla lite dell’ex braccio destro di Gualtieri: ci sono già due sospettati. Una pista porta alla Regione Lazio per la faida tra dem.Nel caso di Albino Ruberti è partita la caccia a chi ha diffuso il video. La lotta di potere interna al Partito democratico ha portato a galla dissapori e fratture tra le varie componenti dem ormai insanabili. Sullo sfondo le elezioni regionali, ma non solo. Albino Ruberti, ex capo di gabinetto di Zingaretti prima e del sindaco di Roma Gualtieri poi, per qualcuno era diventato troppo potente ed ingombrante, oltre che, secondo alcuni, troppo fedele alla corrente di Goffredo Bettini. Da tempo, nella sua qualità di capo di gabinetto di Gualtieri, Ruberti aveva in mano anche i dossier riguardanti la parte del progetto «caput mundi» del Pnrr che riguarda direttamente il Comune di Roma per i quali il Campidoglio segue da vicino la fase iniziale e per i quali Gualtieri è commissario, così come lo è per il termovalorizzatore, un’altra patata bollente che era sulla scrivania di Ruberti. I fondi del Pnrr, che valgono complessivamente 500 milioni, collegano Ruberti ad un’altra figura presente alla cena, l’ex europarlamentare Francesco De Angelis, attuale presidente del Consorzio unico industriale del Lazio, anche lui impegnato, su altri fronti, nella partita del Pnrr. I limiti caratteriali di Ruberti sono noti. La scena immortalata nel video girato a Frosinone è solo il più eclatante tra gli episodi di dominio pubblico. Se qualcuno ha deciso di sfruttare il video-scandalo per ottenere vantaggi politici ha però sottovalutato gli effetti collaterali e soprattutto rischia di non farla franca.Le indaginiInfatti il filone più sostanzioso dell’inchiesta aperta dalla Procura di Frosinone sembra proprio quello che riguarda la diffusione del video, dopo che quello su una presunta corruzione sembra lentamente sgonfiarsi. Il direttore generale della Asl di Frosinone, Angelo Aliquò, ha già ridimensionato la pista che porta alle polizze firmate dall’ente con il fratello di Francesco De Angelis, Vladimiro. Secondo quanto riportato ieri dall’agenzia di stampa Nova, il fascicolo di indagine al momento è aperto a modello 45, quindi senza alcuna ipotesi di reato, ma ha permesso agli inquirenti di Frosinone di ascoltare, come persone informate sui fatti, meno di dieci testimoni tra i quali non figurano ancora i personaggi principali della lite: Ruberti, Vladimiro De Angelis, il fratello Francesco, e Adriano Lampezzi, sindaco di Giliano di Roma, contro il quale Ruberti si è inizialmente scagliato. A loro si arriverà quando il quadro sarà più chiaro. Il lavoro più voluminoso fatto fino ad oggi dagli investigatori è legato ai collegamenti tra Ruberti e Vladimiro De Angelis, per «decodificare» la frase detta dallo stesso De Angelis «Io me te compro» e che ha innescato la furiosa reazione dell’ex capo di gabinetto portandolo a minacciare di raccontare cosa, Vladimiro, gli aveva chiesto poco prima. Frasi concitate annebbiate dalla rabbia e forse dal vino, come sostenuto da più di qualche testimone, ma che lasciavano intendere tutto, senza neanche poter escludere richieste illecite. Caccia alle polizzeProprio per questo, gli investigatori hanno setacciato tra le fortunate polizze che l’assicuratore aveva stipulato con la Asl di Frosinone. Individuare reati, però, in quei contesti, qual ora ci fossero, dovrebbero essere trovati nelle modalità di affidamento del servizio assicurativo in un periodo caratterizzato dalla emergenza Covid. Per gli inquirenti, quindi, è tempo di riflettere e valutare gli elementi raccolti per stabilire che linea dare all’indagine che, in questo momento, ancora non c’è. La ricostruzione investigativa fatta dagli agenti della squadra mobile di Frosinone, ha toccato anche la condivisione di quel video che, realizzato il primo giugno, era registrato da tempo nella memoria di cellulare di un numero imprecisato di persone appartenenti a livelli politici, anche alti, della Regione Lazio che lo avevano ricevuto. Perché sia rimasto nel cassetto per uscire in vista delle elezioni politiche resta un mistero da svelare.Il pm incaricato delle indagini, Adolfo Coletta, avrebbe già messo nel mirino questa dichiarazione rilasciata a caldo dall’ex sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani: «Quel video girava già dalla notte del primo giugno dopo che Letta aveva arringato la scarsa folla presente a Piazza Garibaldi nel comizio a sostegno del candidato a sindaco del Pd, nelle elezioni poi vinte dal centrodestra. Era stato proposto e segnalato per la diffusione in quella campagna elettorale anche agli ambienti del centrodestra, che hanno rinunciato a diffonderlo, perché le campagne elettorali si vincono sui contenuti, sullo stile e sul metodo».Quell’offerta è caduta nel vuoto e quel video ha continuato a girare di chat in chat senza grossi risultati almeno fino a quando Mario Draghi è caduto e non si è aperta la campagna elettorale.A quel punto il filmato ha iniziato a girare a Roma ed è stato pubblicato sulle colonne online dello stesso giornale a cui il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, aveva concesso l’esclusiva sulla sua futura discesa in campo per le elezioni politiche.Le nuove pisteAdesso Coletta, insieme con il procuratore Antonio Guerriero, potrebbe cercare di capire chi e perché abbia deciso di divulgare quel video che a livello locale era stato respinto al mittente. Una parziale conferma alle indiscrezioni sulla diffusione del video arriva a questo giornale da una fonte qualificata. La mattina del 2 giugno, il giorno dopo la rissa ripresa nel video, Mauro Buschini, ex presidente del Consiglio regionale del Lazio, ha incontrato Francesco De Angelis durante le celebrazioni pubbliche della Festa della Repubblica a Frosinone e gli avrebbe raccontato, per filo e per segno, quello che era accaduto durante la notte in via Cavour. Un episodio di cui, al contrario di De Angelis, non era stato testimone oculare. Buschini giocherebbe a calcetto con il sindacalista Franco De Bellis che abita nello stabile dal quale sono state girate le immagini, forse proprio dalle sue finestre, anche se con questo giornale De Bellis ha negato.Gli inquirenti potrebbero quindi voler verificare l’eventualità che a portare il video in Regione sia stato proprio Buschini, eletto a Frosinone.Ma c’è anche un altro nome che circola nel capoluogo ciociaro e che potrebbe essere ascoltato in Procura nei prossimi giorni. Si tratta di un esperto di comunicazione, in stretti rapporti con alcuni politici del centro-destra, che potrebbe aver offerto il video a Ottaviani e che potrebbe essere il primo tassello fondamentale per ricostruire il tortuoso percorso fatto dalle immagini che hanno travolto la carriera dell’ormai ex capo di gabinetto. Al momento non sembra esclusa la possibilità che Ruberti fosse ricattato per quel video ma fonti investigative spiegano che l’ipotesi del ricatto prenderebbe piede solamente se l’interessato lo denunciasse.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.