2021-03-03
Ora Roma cerchi la sponda degli Usa
Joe Biden scalza Pfizer-Biontech con una partnership tra Merck e J&J: è un binario utile anche a noi. Oggi Giancarlo Giorgetti rivede Farmindustria, domani il capo della task force UeChe carte ha da giocarsi, l'Italia, nella sfida geopolitica attorno ai vaccini? In fondo, è stato proprio Mario Draghi, durante l'ultimo Consiglio europeo, ad assestare qualche sberla ai vertici Ue. E sarà il nostro Paese, da presidente del G20, a ospitare, il 2 maggio 2021, il Global health summit.Chiariamoci: nella la fase 1, cioè la prima ondata di vaccinazioni, l'emergenza può essere affrontata solo migliorando la macchina logistica interna e utilizzando le dosi - più che sufficienti - che continueranno ad arrivare nel secondo trimestre. Verso la fine dell'anno, potrà scattare la fase 2. A quel punto, dovremmo esserci organizzati per creare un contrappeso al Lebensraum germanocentrico, che Berlino sta conquistando: l'acquisto separato di 30 milioni di dosi di Pfizer, i contatti con la Russia, i «satelliti» austriaci e danesi che annunciano il tandem con Israele. Peraltro, in Germania si concentra la stragrande maggioranza dei siti da cui potrebbe nascere una catena produttiva autonoma. Le pedine si stanno già muovendo: Joe Biden ha annunciato che la tedesca Merck sosterrà Johnson & Johnson nella produzione del suo immunizzante. È un'entrata a gamba tesa, quella del presidente americano, il quale ritiene che il futuro sia un vaccino monodose, gestibile con una logistica meno impegnativa della catena del freddo di Pfizer-Biontech. È un de profundis, per il farmaco di queste due industrie. Dopo il via libera di Fda, l'ok a Johnson & Johnson da parte dell'Ema arriverà l'11 marzo. Ed è in questo binario americano, che il governo Draghi potrebbe inserirsi. Ma se volessimo del tutto smarcarci dalla Germania, avremmo pure la carta di Parigi. La francese Sanofi viene da uno smacco: ha dovuto rinviare la realizzazione del suo rimedio anti Covid a fine 2021. Per quel vaccino, doveva impiegare un adiuvante dell'americana GlaxoSmithKline, confezionato nello stabilimento di Siena. La fabbrica toscana, attualmente, produce un immunizzante contro il meningococco. Ma sul lungo periodo, si può pensare a un polo italo-franco-americano, che faccia da contraltare al sito belga, in cui invece Gsk svilupperà, con i soliti tedeschi di Curevac, un altro vaccino a mRna.E Sputnik? Secondo Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, lo stabilimento senese sarebbe già attrezzato per produrlo. Ma bisogna attendere l'ok di Ema e Aifa. Senza contare che, in ogni caso, si tratterebbe di avviare un processo dalla durata minima di 7 mesi. E l'intreccio politico è ancor più intricato. La Russia vede proprio nella Germania un partner economico tanto litigioso, quanto strategico. Per Angela Merkel e per chi, dal prossimo anno, la sostituirà, Mosca è «roba loro». Non è un caso se, a puntare su Sputink V, sono quei Paesi che gravitano attorno al baricentro di Berlino. Al contrario, i francesi potrebbero essere interessati a sfidare, insieme a noi, il primato tedesco. Certo, Farmindustria ha ammesso che al nostro sistema produttivo servono mesi per adeguarsi. Oggi, i rappresentati del settore incontreranno di nuovo Giancarlo Giorgetti al Mise, con il capo dell'Aifa, Giorgio Palù. Ci sarà anche il nuovo commissario straordinario, il generale Paolo Figliuolo. Domani, invece, Giorgetti vedrà il commissario Ue, Thierry Breton, responsabile della task force europea sui vaccini, per discutere della produzione. Sullo sfondo, c'è l'intervento di Matteo Salvini: «Non solo Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria. Ora anche Austria e Danimarca cercano vaccini senza aspettare l'Unione europea. L'Italia segua l'esempio». Da ultimo, arriverà la fase 3: pandemia sotto controllo, vaccini somministrabili come i comuni antinfluenzali. Allora, torneranno utili le potenzialità di Reithera, su cui aveva scommesso, ma con grave ritardo, Invitalia, finanziandola con 81 milioni. Il fiore all'occhiello, esibito da Nicola Zingaretti, è in ritardo di mesi. Ma il preparato di Reithera costerebbe poco e potrà essere distribuito nelle farmacie.La chiave, in fin dei conti, è questa: un pensiero di lungo respiro. Perché i vaccini, proprio come la guerra, sono la continuazione della politica con altri mezzi.