
La logica tedesca è sempre la stessa: quando l'Unione pesta i piedi a qualche Stato, sono europeisti. Quando invece tocca a loro è Bruxelles che sbaglia. Ma così è troppo comodo. Per evitare che salti tutto, servono degli statisti che al momento non si vedono.C'era un signore che soffriva molto di mal di piedi e imprecava contro tutti quelli che glieli pestavano. Una volta li pestò lui a un altro che, conoscendolo, gliene disse di tutti i colori. Il nostro sostenne che era colpa dell'altro perché non era lui ad averlo pestato, ma l'altro che aveva messo il piede sotto il suo. La Germania, in Europa, da sempre, si comporta così nei confronti degli altri Stati membri: quando l'Unione pesta i piedi a qualche Stato la Germania è sempre europeista, quando l'Unione medesima pesta i piedi a lei (cosa che avviene molto raramente perché in Europa comanda la Germania, con temporanea e intermittente partecipazione della Francia), allora, in quei rarissimi casi, l'Europa sbaglia. In altre parole finché c'è da trovare il pelo nell'uovo degli altri la Germania fa la frittata, quando le uova sono le sue non si trovano più neanche i gusci.È avvenuto così con il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca nel quale sostiene che la Bce, comprando i titoli del debito pubblico dei Paesi europei, ha fatto qualcosa che va al di là dei suoi poteri e, quindi, illegittimo. Sbagliato. La sentenza riguarda l'operato della banca da Draghi oggi, lo stesso Draghi che, durante la crisi del 2012, a un giornalista che gli chiese cosa avrebbe fatto la Banca centrale europea per aiutare l'Europa a superare la crisi, rispose con il famoso «whatever it takes», qualsiasi cosa ci sia da fare, la aiuteremo a qualunque costo. La Germania, Draghi, non lo ha mai digerito un granché, e sapete perché? Perché faceva quello che doveva fare, agiva in modo autonomo rispettando il mandato che gli era stato dato, senza rispondere ai diktat della Germania stessa. Che strano che la sentenza sia arrivata poco dopo che Draghi ha lasciato, pensa un po'. Certo la presidenza della Lagarde è più debole di quella Draghi e la Germania, ora, si sente più forte. Perché deve preoccuparci molto questa sentenza? Che effetti può avere? Cosa potrebbe voler dire per l'Italia? C'è da notare che la Corte europea di giustizia aveva sentenziato, al contrario della Corte tedesca, a favore dell'operato della Bce. Ebbene, la Germania, attraverso il suo presidente della Corte costituzionale tedesca ha mandato a dire in Lussemburgo, dove ha sede la corte europea, che ha sbagliato e che l'interpretazione tedesca è quella giusta. Insomma la Corte europea è nata con lo scopo di controllare se gli atti dell'Unione e delle istituzioni non vadano contro i Trattati europei firmati da tutti gli Stati membri. Diciamo che è la Corte costituzionale europea. Ecco la Germania ritiene la propria Corte, di fatto, sia superiore a quella europea. Sarebbe come se il Piemonte sostenesse che una sentenza della Corte costituzionale sia meno importante di una sua legge e che alla sua legge debba conformarsi la Corte costituzionale, e non il contrario. Capite la gravità? Almeno fino ad ora la Germania dettava legge - lo sanno anche le pietre -, ha fatto sempre quello che le è parso, ma ha sempre rispettato un po' di galateo. No, da questa sentenza, ha deciso che la sua legge è superiore alla legge europea. Quindi vorrebbe influenzare la politica della Bce sui suoi interessi e non su quelli degli Stati europei, meno ancora su quelli degli Stati in difficoltà. Quindi vorrebbe sospendere o ridurre l'acquisto dei titoli di Stato mettendo potenzialmente in ginocchio l'economia di vari Paesi tra i quali il nostro, solo per il fatto che essa non ne ha un gran bisogno.Da quando esiste l'Unione europea, a tanto non si era mai arrivati. In molti si sono svegliati dal sonno, ultimamente, affermando che il coronavirus metterà in gioco l'Europa, perché si vedrà se c'è per fare qualcosa di utile o no. Questa sentenza tedesca è, per certi versi, peggio ancora, perché mina le basi stesse del diritto europeo, la cui creazione è stata tutt'altro che facile. Saprà rispondere l'Europa? Certo di Kohl, Delors, Mitterand non se ne vedono in giro e quando non ci sono leader chiunque si sente incaricato di alzare la voce. Son gridolini, e pure stonati, ma emessi da chi ha le leve del potere. Speriamo in bene.
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.






