2020-03-09
«Ora i vescovi si comportano come ministri della Salute»
Riccardo Cascioli (La Bussola Quotidiana)
Il direttore della Bussola Riccardo Cascioli: «Non chiedono a Dio di intervenire: danno consigli sanitari. Le messe? Sbagliato vietarle. Non sono state sospese nemmeno in Africa con Ebola».Riccardo Cascioli, 62 anni, giornalista, scrittore, dal 2012 è direttore della testata online La Nuova Bussola quotidiana, che vuole offrire una «prospettiva cattolica nel giudicare i fatti».Partiamo dalle chiese chiuse: è d'accordo che sia per il bene comune nell'emergenza coronavirus?«No, stando alle ordinanze non c'era la necessità. Non furono sospese in Africa nemmeno con il virus ebola. Altri luoghi di aggregazione rimangono aperti. Se il problema è l'assembramento, bastava spostare i banchi, fare celebrazioni più brevi, evitare il gesto di pace, mettere in atto altri accorgimenti. Giusto invitare le persone più anziane a rimanere a casa, già eliminiamo la metà dei frequentatori delle chiese. Ma è il messaggio, brutto. La messa non può passare per un semplice evento comunitario, è di affidamento della propria persona a Dio. Nella tradizione della Chiesa, davanti a epidemie o catastrofi naturali le messe sono state un punto di riferimento forte di conversione personale. Il decreto del governo non le vieta, non potrebbe, l'interpretazione che ne ha fatto la Cei risulta rigida e ingiustificata».Niente messe ma nemmeno più confessioni.«Ci sono mille modi per evitare un contatto ravvicinato. Credo che la grande maggioranza dei sacerdoti continui a celebrare messe privatamente e a confessare, altri preti si saranno presi una vacanza. Colpisce, nei comunicati dei vescovi, l'assenza di un invito alla preghiera per fermare questa epidemia».Preghiera, digiuno, penitenza non sarebbero più strumenti efficaci nella lotta a flagelli, scandali, eresie? «Lo sono ancora, sicuramente, è che nella Chiesa non ci crede quasi più nessuno. I vescovi invitano a pregare per le famiglie, per i medici, non per chiedere un aiuto diretto al Signore perché fermi il virus dilagante. I vescovi non sono ministri della sanità, non devono dire che è importante la salute. La loro attenzione, invece, risulta concentrata sul piano terreno, oggi prevale una teologia in cui Dio non interviene sulle leggi della natura». Ha scritto che il Vaticano ha dichiarato guerra al vescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen, per aver criticato l'accordo segreto del settembre 2018 tra Cina e Santa Sede, che sta costando l'aumento della persecuzione nei confronti dei cattolici.«La Chiesa ha sempre cercato, senza riuscirci, di arrivare a una riconciliazione, di recuperare la spaccatura tra i cattolici che si sono piegati alle Associazioni patriottiche e gli altri, i clandestini, che hanno subìto persecuzioni violentissime. Papa Francesco ha una concezione del socialismo molto diversa dai suoi predecessori, mostra simpatia e benevolenza verso quei regimi, lo si vede in Sud America così pure in Cina. Questo Pontificato ha voluto arrivare molto velocemente a un accordo con il governo cinese sulla nomina dei vescovi, tra l'altro in una situazione contingente sfavorevolissima, perché il presidente Xi Jinping ha dato una sterzata molto dura al regime e si sono intensificate le persecuzioni religiose. A questa volontà di accordo, segreto, si è sacrificata la fede dei cattolici cinesi che sono invitati a registrarsi all'Associazione patriottica che non ha cambiato indirizzo, anzi è di un nazionalismo esasperato che esclude ogni collegamento con il Papa». Arriviamo all'attacco del decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, contro Zen.«Qualche vescovo ha criticato l'accordo, il cardinale Zen si è fatto interprete dell'ingiustizia che vivono i cattolici: prima i fedeli al Pontefice erano quelli che resistevano al regime comunista, adesso lo sono diventati quelli iscritti a organismi legati al Partito comunista. Il cardinale è venuto a Roma molte volte, non è mai stato ascoltato, alla fine ha spiegato in una lettera come le ultime norme pastorali “uccidano la Chiesa in Cina". Per il nuovo decano del Sacro Collegio, è invece Joseph Zen un ostacolo per la Chiesa in Cina».Il cardinale Re ha dichiarato che «c'è una profonda sintonia di pensiero e di azione degli ultimi tre Pontefici». L'accordo porterebbe anche la firma di Benedetto XVI.«Solo una persona incompetente può rilasciare una simile affermazione. Un conto è desiderare di salvare la Chiesa, altra cosa sono i termini che si accettano. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno detto con molta chiarezza che non si possono fare accordi che limitano la libertà religiosa e l'identità della Chiesa, incluso la libertà di nominare i vescovi. Nella lettera ai cattolici cinesi del 2007, Benedetto XVI definiva gli statuti dell'Associazione patriottica “inconciliabili con la dottrina cattolica". Non ci può essere una Chiesa indipendente come Pechino rivendica, lo diceva chiaramente, mentre l'accordo attuale lo prevede. L'Associazione, infatti, non ha cambiato gli statuti, i fedeli cinesi continuano a essere guidati da organismi legati al Partito comunista e non dal Papa. Dare del doppiogiochista a Benedetto XVI, inoltre, è di una gravità inaudita».Il segnale più preoccupante nasce dall'affermazione di indipendenza della Chiesa cinese. Quale scenario si aprirebbe?«È una resa incondizionata della Chiesa, una svendita completa. Stabilisce un criterio di indipendenza delle chiese nazionali con dei cambiamenti dottrinali che possono valere non solo per la Cina e che non si conoscono, perché restano segreti. Roma non dice nulla per non disturbare l'accordo, tace pure su quello che accade a Hong Kong dove pare sia già stato nominato un prete filo regime cinese. Altre chiese potrebbero dire “siamo indipendenti ma sempre in comunione con Roma"». Lei ha ribadito più volte che il problema non è se papa Francesco piaccia o meno, ma la crisi di fede nella nostra Chiesa.«Questo Pontificato può essere considerato provvidenziale perché sta facendo emergere un processo di apostasia, di adeguamento alle logiche mondane, in atto da tempo. Si è messo in discussione il fatto che la Chiesa abbia un insegnamento valido eternamente, tutto invece dipenderebbe dalle circostanze. Pensiamo all'atteggiamento nei confronti del matrimonio, dell'omosessualità. Si dovrebbe prendere atto che la società è cambiata, si ragiona con altre categorie. Ma anche Cristo è finito in croce perché non era in linea con le esigenze mondane».Sono sempre sue parole: «Abbiamo pastori che hanno smarrito il senso della loro missione». In che cosa sbagliano i nostri vescovi?«Non devono accontentare le persone “in qualche modo". Il cristianesimo non deve risolvere i problemi, il Signore ci chiama alla conversione, a un cammino di santità anche attraverso croci che non possiamo immaginare. I vescovi guardano ai migranti sostituendosi ai governanti nel dire come accoglierli, ma non provvedono affinché, oltre a un tetto, queste persone incontrino pure Cristo. Abbiamo mandato per secoli missionari nel mondo, adesso che popolazioni non cristiane arrivano da noi, la Chiesa non fa nulla?».Richiamare la dottrina cattolica è diventata una colpa? «Il cristianesimo non è una serie di regole fredde, la dottrina è quello che Cristo ha rivelato. Non si può essere attenti agli uomini senza aver chiara “la verità". Oggi è di moda dire che bisogna accompagnare. Sì, ma dove? Il cedimento al mondo è totale, quello che la Chiesa ha insegnato non vale più. Guardiamo all'atteggiamento nei confronti degli omosessuali, nessuno ha mai detto che vadano discriminati, però la tendenza della Chiesa è di accompagnarli. Si accompagnano pure i gruppi Lgbt, andrebbero bene “così"».Che cosa dovrebbe fare questo Pontificato, per rassicurare i fedeli disorientati e per arrestare la spaventosa crisi spirituale della nostra epoca?«La Chiesa deve fare una grande opera di conversione a Dio. Innanzitutto la devono fare i pastori, che hanno paura di andare contro il mondo. La Chiesa ha paura della croce. Se uno sta fermo nella verità, ci pensa il mondo a venirti addosso. Immagini che cosa succederà con la legge sull'omofobia, se continueremo a la dire che la famiglia naturale è fondata sul matrimonio tra uomo e donna non ci sarà bisogno di partire per le crociate: ci verranno a prendere a casa. Per questo molti vescovi non lo dicono più».Anche la Santa Sede ha molto a cuore lo sviluppo sostenibile. È diventato un nuovo dogma di fede?«L'ideologia dell'ecologismo è una religione di fatto. Nella Chiesa è entrata in modo subdolo, senza quasi resistenza, mentre credo che sia molto pericolosa. Cambia l'antropologia, nella concezione cattolica l'uomo è al vertice del creato, di come lo usa risponde a Dio. Secondo la Carta della terra, invece, l'uomo è parte di una comunità di vita, assieme alle piante e agli animali, però a loro differenza interviene e danneggia, tendenzialmente fa male. Questa mentalità panteista si ritrova anche nella Laudato sì, in modo un po' soft e c'è anche nel recente Sinodo sull'Amazzonia».Che cosa è il male, oggi?«Quello che è sempre stato, la lontananza da Dio».