2020-10-28
Ora che è già partita la seconda ondata arriva la task force per il tracciamento
Al bando della Protezione civile rispondono in 50.000, ma ormai è tardi. I medici di base si fanno pagare per effettuare i tamponi.Sergio Mattarella preoccupato per l'ordine pubblico convoca il Consiglio supremo di Difesa.Lo speciale contiene due articoli.In due giorni quasi 50.000 giovani hanno risposto al bando pubblicato sul sito della Protezione civile che cercava 2.000 addetti da coinvolgere nell'attività di tracciamento dei contatti dei positivi al Covid-19 (contact tracing). Una buona notizia, ma che arriva puntualmente in ritardo, visto che di tracciamento e isolamento dei positivi si parla da marzo e che da agosto giace, inascoltato, al ministero, almeno un piano per la gestione degli asintomatici, vero nodo nevralgico nella diffusione del virus. Lascia alquanto perplessi inoltre il numero di persone richieste per un'azione così capillare come raggiungere e monitorare ogni contatto di un positivo. Davvero in tutta Italia, con l'impennata di positivi, ci mancano solo 2.000 operatori? Il ministero degli Affari regionali infatti cercava 1.500 unità tra personale medico e sanitario e 500 addetti all'attività amministrativa da impiegare, su base territoriale, per rafforzare l'attività di ricerca e gestione dei contatti dei casi positivi. Si sono presentati 48.736 candidati giovani e studenti: 9.282 medici, 2.717 infermieri, 1.982 assistenti, 8.210 studenti e 26.545 amministrativi. In una nota il ministero ha elogiato la «risposta importante» e «il senso di responsabilità e partecipazione collettiva nell'affrontare l'emergenza» e ha ringraziato i candidati: medici abilitati e studenti degli ultimi anni delle lauree triennali in infermieristica e assistenza sanitaria. Ora le Regioni provvederanno a fare le liste per le assunzioni, ma le polemiche non mancano. «È sconfortante apprendere quanto sta accadendo in seno al dipartimento della Protezione civile», dice Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing up, secondo cui, nel ricercare studenti non ancora abilitati «si mette una toppa alla più volte denunciata e pericolosa carenza di personale nel Ssn». Tardi arriva questa ennesima pezza per contenere l'epidemia. Questi 2.000 operatori infatti non sono inseriti in un piano definito da stanziamenti economici, risorse e tempi. Senza una strategia, come dicono gli esperti, ci troviamo a rincorrere il virus, ma in questo modo non si doma l'onda dei contagi, piuttosto si rischia di esserne travolti. Tra due settimane, se la curva dei positivi si abbasserà, per non farla risalire sarà fondamentale il lavoro di tracciamento. In una situazione territoriale già disorganizzata, con solo 2.000 persone in più in tutta Italia, ci si domanda se si potrà davvero contattare i possibili contagiati e monitorare le loro condizioni di salute. Certo, non manca la buona volontà (a pagamento) nemmeno nei medici di medicina generale e pediatri del territorio. Il progetto per i tamponi rapidi direttamente dal medico di famiglia e dal pediatra è in fase di firma. Ministero della Salute e sindacati dei medici starebbero infatti definendo l'intesa che stabilisce come, per tutta la durata dell'emergenza Covid, si occuperanno di effettuare tamponi rapidi o altro test di sovrapponibile capacità diagnostica prevedendo l'accesso dei pazienti su prenotazione e previo triage telefonico. L'accordo, che dovrebbe alleggerire l'accesso ai pronto soccorso, presi d'assalto in questi giorni, prevede una remunerazione media di 15 euro. Medici di famiglia e pediatri riceveranno 12 euro se il tampone rapido antigenico viene effettuato al di fuori dallo studio (ad esempio nelle Case della salute, in locali predisposti dalle Asl, nei tendoni della Protezione civile, eccetera), mentre avranno 18 euro se il test viene eseguito nello studio del medico o del pediatra, adeguatamente organizzato. È prevista anche la possibilità di fare i test presso il domicilio del paziente. Per remunerare i medici il ministero della Salute ha garantito che, molto probabilmente nel decreto Ristori, saranno stanziati 30 milioni di euro fino al 31 dicembre 2020. Si stimano quindi circa 2 milioni i tamponi rapidi a disposizione dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. La fornitura, ancora una volta, sarà affidata al commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. La via comunque non è rapida per l'attuazione di questo ennesimo tentativo del governo di tamponare l'emergenza che, a differenza di marzo, era attesa. Una volta raggiunto l'accordo con i sindacati, la palla passerà nuovamente al Comitato di settore, quindi alla Corte dei conti e in Stato-Regioni dovrebbe esserci il via libera definitivo. Ottimisticamente l'intenzione è di terminare l'iter direttamente questa settimana in modo che già dai primi di novembre i medici di medicina generale e i pediatri possano fare i test. Nell'accordo si amplierebbe ai medici la possibilità di fare la diagnostica di primo livello, prevista dalla scorsa legge di Bilancio in cui furono stanziati 235 milioni. A curare l'acquisto delle apparecchiature come ecografi, dispositivi per l'elettrocardiogramma, holter, spirometro, eccetera, sarà come detto Arcuri, sperando che stavolta ci sia una gestione migliore di quanto fatto con mascherine e banchi a rotelle.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ora-che-e-gia-partita-la-seconda-ondata-arriva-la-task-force-per-il-tracciamento-2648523826.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="rischio-proteste-e-caos-sanitario-il-colle-vuole-schierare-lesercito" data-post-id="2648523826" data-published-at="1603850114" data-use-pagination="False"> Rischio proteste e caos sanitario. Il Colle vuole schierare l’esercito È incominciato con un ringraziamento alle Forze armate impegnate nell'affrontare l'emergenza sanitaria, il Consiglio supremo di Difesa convocato ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si tratta di un messaggio chiaro di riconoscenza, che il Consiglio ha rivolto «a tutte le articolazioni della Difesa, che stanno fornendo il loro prezioso contributo, con assetti sanitari, logistici e operativi, alla risposta nazionale alla pandemia da Covid-19». Poi è stato fatto anche un punto della «situazione sulle principali aree di instabilità e sulla presenza delle Forze armate nei diversi teatri operativi». Come anticipato dalla Verità, infatti, lo sforzo dei nostri militari aumenterà nelle prossime settimane, sia per garantire l'ordine pubblico sia per aiutare le strutture sanitarie nel tracciamento dei malati di Covid-19. Sul primo punto - come evitare il divampare delle proteste nelle principali città italiane contro i decreti del governo - se ne saprà di più oggi pomeriggio, dal momento che il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha convocato «il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica». Parteciperà anche il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, segnale evidente che le nostre Forze armate saranno impegnate sul territorio in appoggio alle altre. Non è detto che possano essere varati nuovi provvedimenti, come per esempio un rafforzamento dell'operazione Strade sicure. Per l'aiuto alle strutture sanitarie partirà invece nel fine settimana l'operazione Igea, che potrà garantire almeno 30.000 tamponi al giorno alla popolazione, grazie sempre allo sforzo dei nostri militari. Del resto, come scrive il Colle nella nota al termine del comitato, «l'emergenza sanitaria ha prodotto una crisi globale con conseguenze di natura sociale ed economica che rischiano di accentuare la conflittualità in diverse aree del mondo». Per il Quirinale, «è indispensabile in questa fase un rilancio del multilateralismo, della solidarietà e della cooperazione in tutti i campi». Anche perché «il terrorismo transnazionale resta una minaccia, soprattutto nelle aree più fragili. La criticità dell'attuale situazione impone di non abbassare la guardia e di continuare a contribuire con decisione alle iniziative tese a contrastare il fenomeno». Particolare attenzione da parte del comitato è stata data anche alla situazione del Mediterraneo orientale e della Libia, in particolare dopo l'avanzata della Turchia. «Il Consiglio ha auspicato il rispetto delle convenzioni internazionali e un'azione coordinata volta a scongiurare i rischi di escalation, al fine di garantire la stabilità di un'area strategica per gli interessi nazionali». Si auspica poi uno sforzo congiunto sotto l'egida dell'Onu per risolvere la situazione libica. Viene espressa vicinanza al popolo del Libano e si conferma che «la Nato e l'Unione europea restano i pilastri della politica di sicurezza e di difesa nazionale. L'Italia è impegnata con convinzione nel preservare e rinnovare la valenza delle due istituzioni, fondamentali per la pace e la prosperità dei popoli. In un contesto reso più instabile dagli effetti della pandemia, la saldezza di questi organismi costituisce un punto di riferimento per il rilancio dei Paesi membri». Particolarmente importante poi il finale della nota del Colle, dove si fa riferimento alla «necessità di effettuare una verifica della legge 244/2012 “Revisione dello strumento militare nazionale", al fine di individuare eventuali correttivi in relazione al mutato contesto di riferimento, e di procedere al completamento del processo di riforma della Difesa in senso unitario e interforze, in linea con i dettami della legge 25/1997». La legge del 2012 prevedeva entro il 2024 «una riduzione generale a 150.000 unità di personale militare delle tre Forze armate (Esercito, Marina militare ed Aeronautica militare) dalle attuali 190.000 unità».
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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