2025-04-17
L’Oms trova l’accordo sulle future pandemie. E Gates si aggiudica la gestione dei fondi
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)
Nel documento si riconosce la sovranità degli Stati su eventuali lockdown e vaccini. A maggio il voto dell’assemblea generale. Che il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus e la Commissione europea lo abbiano accolto come un accordo «storico» non è un buon auspicio e tra le righe si può capire il perché. Ma un punto (l’unico) positivo va sottolineato: il consenso raggiunto martedì alle due di notte in seno alla commissione negoziale Inb dell’Oms sull’Accordo pandemico, «riaffermando il principio della sovranità degli Stati nell'affrontare questioni di salute pubblica», non prevede - almeno formalmente - obblighi, chiusure o gestione sovranazionale delle emergenze sanitarie. All’articolo 24 i membri della commissione negoziale hanno infatti scritto nero su bianco che «nulla dell’Accordo pandemico deve essere interpretato come se si conferisse al segretariato dell’Oms, incluso il direttore generale dell’Oms, una qualsiasi autorità per dirigere, coordinare o comunque regolare gli ordinamenti nazionali né per imporre qualsivoglia requisito come obblighi di vaccinazione, restrizioni alla mobilità, misure terapeutiche o diagnostiche o attuazione di lockdown». Le buone notizie, però, sono finite qui, perché le discussioni in corso sul nuovo Regolamento Sanitario Internazionale, viceversa, marciano in parallelo all’Accordo ma in direzione opposta. E la neonata «Conferenza delle Parti», organo decisionale istituito nell’ambito dell’Accordo pandemico, si configura come una nuova stanza dei bottoni con pieni poteri ma poca trasparenza, considerato che il documento approvato non specifica chi ne farà parte, né con quali criteri saranno selezionati i suoi membri: l’Accordo sembra esser stato concepito più nell’interesse dell’industria farmaceutica (e delle lobby che vi gravitano intorno) che dei cittadini.Basti leggere, ad esempio, l’articolo 20 sul cosiddetto «Finanziamento sostenibile», che ricorda un po’ il Mes europeo, un po’ il Mes militare di cui i leader europei stanno discutendo in vista del riarmo: «Le Parti rafforzeranno il finanziamento sostenibile e prevedibile nella misura possibile», e fin qui può anche andare. «A questo proposito», recita il testo, «ciascuna Parte, fatta salva la legge nazionale, deve mantenere o aumentare i finanziamenti per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie; lavorare per mobilitare risorse finanziarie aggiuntive» e, attenzione, «promuovere, a seconda dei casi, nell’ambito dei pertinenti meccanismi di finanziamento bilaterali, regionali e/o multilaterali, misure di finanziamento innovative». È in nome di questo articolo che - dopo l’approvazione dell’Accordo pandemico prevista a fine maggio nel corso dell’Assemblea generale annuale dell’Oms - gli oltre 190 Stati che aderiscono all’Organizzazione mondiale della sanità accetteranno l’istituzione di un «meccanismo finanziario di coordinamento (il Meccanismo) per promuovere un finanziamento sostenibile per l’attuazione del presente Accordo, al fine di sostenere il rafforzamento e l’espansione delle capacità di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie e contribuire alla pronta disponibilità della risposta, all’aumento del finanziamento necessario a partire dal giorno zero». Chiaro? «Il Meccanismo sarà utilizzato per finanziare il presente accordo […], funzionerà sotto l’autorità e la guida della (eletta da chi?, ndr) Conferenza delle Parti e ne sarà responsabile […] e può essere sostenuto da una o più entità internazionali da selezionare dalla Conferenza delle Parti. La Conferenza delle Parti può adottare le necessarie disposizioni di lavoro con altre entità internazionali».Quali potrebbero essere queste «entità internazionali» non è dato sapere ma è facile da immaginare: dopo che il primo contribuente netto dell’Oms, l’America di Donald Trump, è uscita dall’organizzazione facendo mancare a Ghebreyesus quasi un miliardo di dollari tra quota di adesione (260,626 milioni) e contributi volontari (697,888 milioni) su un bilancio totale di 6,83 miliardi per il biennio 2024-25, è lecito ipotizzare che ad occuparsi del finanziamento per l’approvvigionamento dei prodotti farmaceutici e sanitari saranno la Bill and Melinda Gates Foundation che è il secondo ente (privato) che sostiene l’Oms con un contributo volontario di 689,617 milioni di dollari, pari al 13,67% del totale e la Gavi Alliance - lanciata e finanziata dallo stesso Bill Gates con l’obiettivo dichiarato di «vaccinare tutto il mondo» - che è terzo finanziatore dell’Oms con 500,7 milioni di dollari, pari al 10,49% del totale. Gates si aggiudica ancora una volta, insomma, la gestione dei miliardi che verosimilmente saranno mobilitati in caso di futura pandemia, data già da Ghebreyesus per «sicura».Non è tutto: altri punti dell’Accordo, a cominciare dall’articolo 11, vanno a toccare la catena di approvvigionamento dei «prodotti sanitari» di cui gli Stati potranno avvalersi nell’ambito di un sistema di gestione multinazionale. E non si tratta soltanto di «medicinali e vaccini» ma anche di «diagnostica, dispositivi medici, prodotti di controllo vettoriale, dispositivi di protezione individuale, prodotti di decontaminazione, prodotti di assistenza, antidoti, terapie basate su cellule e geni e altre tecnologie sanitarie». Big Pharma, insomma, non resterà a bocca asciutta, e neanche Gates. Si fanno però i conti senza l’oste: dopo le scelleratezze perpetrate in pandemia, la risposta dei cittadini non può essere più data per scontata. L’esitazione vaccinale cresce ovunque nel mondo e non certo per la presunta «disinformazione» di chi chiedeva più dati ma per quella di chi non voleva renderli pubblici.
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