2019-02-09
Oltre le curve della bella Valentina. Il Crepax sconosciuto in mostra
A Bassano del Grappa un evento per ricordare il disegnatore: c'è il suo celebre e conturbante personaggio, ispirato alla moglie Luisa. Ma anche le sue creazioni meno note, come quelle servite per famose pubblicità.È normale, nella storia dell'arte e del costume, chi vi siano autori che passano alla storia per la loro opera che, più di altre, ha bucato l'immaginario collettivo. Pensiamo al Federico Fellini di Satirycon o all'immortale Marilyn Monroe di Andy Warhol (e viceversa), tuttavia per pochi autori, come ad esempio Guido Crepax, sarebbe limitativo ricordarli solo come il creatore artistico di Valentina, la fotografa icona del fumetto, ammantata di una sensualità senza tempo che ha profondamente inciso nel costume italiano tra gli anni Settanta e Novanta. Questa è la sfida alla base della mostra attualmente in svolgimento presso il Museo civico di Bassano del Grappa, diretto da Chiara Casarin, con la regia dei tre figli dell'autore: Antonio, Caterina, Giacomo. Non a caso già il titolo «Valentina, una vita con Crepax» ne suggerisce una chiave di lettura inedita, mai sinora proposta, per ricordare questo importante e, per certi versi anomalo, maestro del secondo novecento italiano. «Bassano del Grappa ha una tradizione, nell'arte della grafica, che ha radici lontane, pensiamo all'opera dei Remondini, a cavallo tra Seicento e Ottocento, che resero popolari le opere di celebri incisori del loro tempo, uno per tutti Albrecht Dürer, quando, all'epoca, si comunicava per immagini, considerata la dilagante piaga dell'analfabetismo», ricorda la direttrice Casarin, «ecco che allora abbiamo voluto attualizzare la tradizione di questa città valorizzando la figura di Crepax attraverso un racconto in cui Valentina, la sua creatura più celebre, conduce per mano il visitatore a conoscere tutto il vasto e composito mondo che fa da cornice ad una figura di rara complessità e talento quale è stato Guido Crepax». In effetti la mostra è un percorso di scoperta che più di una volta apre al visitatore scenari inediti o, perlomeno, poco conosciuti. Personaggio talentuoso Guido nato Crepas, il 15 luglio del 1933, figlio di Gilberto, primo violoncellista della Fenice e della Scala poi. Per lui era normale, da bambino, giocare con coetanei quali Claudio Abbado, futuro direttore d'orchestra, o Emilio Tadini, per anni presidente dell'Accademia di Brera. Un talento precoce, il suo, tanto che già in età elementare si divertiva a modellare, ritagliandole dai giornali, figure quali una donna con cagnolino o altre. Tuttavia l'approdo al fumetto non fu immediato e nemmeno la sua prima vocazione, posto che l'arte fumettistica, per sua stessa ammissione, non lo aveva mai interessato più di tanto. Da ritagliatore di giornali, Crepax passò direttamente a disegnare le sue creature preferite, soldatini che gli servivano per ricreare atmosfere di battaglie che prima aveva studiato a lungo in ogni dettaglio, da Waterloo a Trafalgar, ma anche San Martino e Solferino e molte altre. Così come si divertiva a ricreare in casa battaglie di pugilato, in un ring immaginario. Una prima svolta professionale arriva grazie al fratello Franco, manager per la Ricordi e altre importanti case discografiche. Il giovane studente di architettura ebbe mano felice nel dare vita, in chiave grafica, alle armonie di Domenico Modugno («nel blu dipinto di blu») ma anche di Gigliola Cinquetti, Nicola di Bari, I Pooh, spaziando per ogni genere con una predilezione particolare per il jazz, tanto è vero che, ad un certo punto, decise di «farsi pagare in natura», la grafica di una copertina in cambio di dischi importati direttamente dagli Usa. Una mano felice che venne presto notata nell'ambiente, tanto che, grazie all'intuizione di Luigi Morisetti, venne ingaggiato dalla Shell per una campagna pubblicitaria che gli valse la Palma d'Oro della pubblicità, nel 1957. Il futuro architetto Crepax aveva 24 anni. Da lì arrivarono molte altre le fortunate campagne che dimorano ancora nella nostra memoria collettiva anche se forse nessuno mai le aveva collegate al suo autore. Marchi quali Campari, Esso, Omsa, Standa di cui molti esempi vengono riportati lungo le sale del museo di Bassano. Non mancarono le collaborazioni con la Rai, disegnando ad esempio la sigla tv «Diamoci del tu» con Caterina Caselli e Giorgio Gaber. Altra zampata d'autore iniziando la collaborazione con una rivista importante quale Tempo medico. Lì, dal 1958, non vi disegnò solamente centinaia di copertine, ma diede corpo a una fortunata serie, durata quasi trentanni, «Circuito interno», in cui si sfidava il lettore (medico, ma non solo) a individuare la diagnosi di casi complessi, una sorta di Dr. House ante litteram con un tratto che impose subito l'attenzione non solo sulla mano particolarmente felice del giovane Crepax, ma anche sul suo perfetto dominio di una costruzione grafica assolutamente originale, per il tempo. Campi lunghi alternati a immagini di primo piano con effetto blow up che portavano il lettore a seguire la storia come un film. E qui entrano in gioco altre passioni coltivate da sempre da Guido Crepax. Quando, ad esempio, adolescente, sfollato tra le calli veneziane durante il secondo conflitto, entrava nel buio delle sale cinematografiche per abbeverarsi dei cult movie del tempo, con una preferenza per l'horror. Da Il Vampiro di Theodor Dreyer al Dr.Jekill di Rouben Mamoulian. Storie che poi ricostruiva a casa, con i suoi primi albi in edizione singola. L'attitudine di ripensare la sceneggiatura applicata poi al fumetto testimonia la grande passione per l'arte che ha sempre caratterizzato l'opera di Crepax. Le figure sensuali e allungate di Valentina sono un rimando a Gustav Klimt, così come la struttura della tavola grafica, con le sue variazioni sempre dispari e asimmetriche, riconduce al genio di Piet Mondrian. Valentina oramai era nell'aria, anche se debuttò come supporto a Phil Rembrandt, una singolare figura di critico d'arte e investigatore nell'episodio «La curva di Lesmo», nel 1965. In breve Valentina bucò l'immaginario collettivo. Molte le caratteristiche che la resero unica. Quel caschetto nero che incise profondamente nel costume di allora, tanto che la stessa moglie, Luisa, cambiò pettinatura, anche se l'ispirazione all'autore venne da un'attrice oramai dimenticata, Luoise Brooks, che lo fulminò negli anni giovanili con il suo film «Il vaso di Pandora», di Wihelm Pabst. Una Valentina, fotografa non solo di moda, inedita per molti aspetti. Aveva un cognome, Rosselli, e una precisa data di nascita, 25 dicembre 1942, guarda caso lo stesso della moglie di Guido. Il suo studio sito in via De Amicis, cioè casa Crepax. E qui entrano in gioco altri incroci curiosi che portarono per lungo tempo Crepax a identificarsi con il mondo di Valentina, e viceversa. La dimensione del sogno di molte avventure, posto che Crepax aveva un'immaginazione fervida e fantasiosa, ma anche altre vicende, più terrene, quali la periodica anoressia, di cui aveva sofferto la sua Luisa. E poi continue citazioni, tra le tavole, di vicende familiari con oggetti disegnati, lungo le storie, che facevano parte della quotidianità domestica. Ed è qui la sfida vinta dalla mostra di Bassano del Grappa. Quella di illustrare la storia di un autore per certi versi unico nel panorama del nostro secondo novecento attraverso il suo personaggio più conosciuto. Una Valentina che, comunque, Crepax per primo non volle far diventare immortale e che invecchiava, seppur molto lentamente, assieme al suo autore. Ebbe un figlio e, a un certo punto, nel 1995, a 53 anni, Crepax la congeda dall'universo delle sue fantasie, dopo averla raccontata in 50 storie tradotte in tutto il mondo. In realtà era lui stesso che, minato dalla malattia, sentiva che il tempo stava cambiando. Creò altre opere, identificandosi in un genere erotico, descritto con eleganza, posto che la sua passione era sempre stato l'horror e dando luogo anche ad altre figure femminili: da Belinda a Giulietta, a Francesca, che rappresentavano un po' lo spirito di un tempo in perenne evoluzione. Nel frattempo le sue collaborazioni professionali lo avevano visto impegnato in molti settori. Dalla pubblicità, in cui gestiva magistralmente l'orchestra dei colori, al fumetto, dove usò sempre il linguaggio del bianco e nero, pubblicando su testate quali Linus, Corto Maltese, come Espresso più o il Corriere di informazione. Venne a mancare, dopo lunghi anni di lotta contro la sclerosi multipla, nel 2003 e riposa, presso il cimitero monumentale di Milano, accanto a Giorgio Gaber. Un'eredità importante, la sua, che vede testimoni i tre figli «un rarissimo caso di figli d'arte che non hanno litigato o querelato tra loro» i quali, attraverso l'Archivio Crepax, desiderano portare la testimonianza di un autore che ha dato molto alla cultura e alla grafica italiana.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)