2024-08-07
Colpo di grazia: vermi nel cibo
La mensa del villaggio olimpico. Nel riquadro, Adam Peaty (Getty Images)
La clamorosa denuncia del fuoriclasse britannico Adam Peaty: «Hanno scaricato su di noi la narrativa della sostenibilità. Per migliorare l’impatto ambientale ci hanno tolto le proteine». Le critiche del nuotatore dopo quelle di moltissimi altri, tra cui Ceccon e Paltrinieri.Le Macroniadi non finiscono di stupire in negativo. Ieri il campione del nuoto britannico Adam Peaty ha denunciato la presenza di vermi nel pesce servito alla mensa degli atleti. Ma ha anche contestato la difficoltà di trovare alimenti ricchi di proteine, demolendo le fondamenta ideologiche di questi Giochi: «Per migliorare l’impatto ambientale, hanno ridotto del 60% i piatti a base di carne», ha detto. In questo modo «la narrativa della sostenibilità è stata scaricata sugli atleti». Ci sono due modi per inquadrare lo scandalo dei vermi nel pesce servito agli atleti alle Macroniadi. Una semplice fatalità, anche se per sconfiggere l’anisakis bastano congelatore e abbattitore. Oppure un effetto (si spera indesiderato) dei nuovi dogmi dell’alimentazione green. Già, perché il nuotatore britannico Adam Peaty, leggenda vivente dello stile rana, non si è limitato a raccontare che alla mensa del Villaggio è stato servito pesce con i vermi dentro, ma ha messo in discussione tutta l’alimentazione voluta dai francesi. Si aspettava la carne, perché per rifornire di energia i suoi muscoli aveva bisogno di carne, ma era razionata per motivi ideologici e allora gli hanno dato pesce e proteine vegetali. «La narrativa della sostenibilità è stata caricata sulle spalle degli atleti», la sintesi perfetta di Adam, un campione di 29 anni che già in passato ha dimostrato la stessa sincerità e la stessa mancanza di conformismo di un Novak Djokovic. Peaty ha fatto collezione di record mondiali per una decina d’anni, ma a Parigi ha dovuto inchinarsi a Nicolò Martinenghi nei 100 rana. Per partecipare alla sua terza Olimpiade, si è allenato da solo per mesi, anche per uscire da una forma di depressione che egli stesso aveva raccontato e spiegato pubblicamente con grande coraggio. Dopo le gare è risultato positivo al Covid e appena tornato nel Regno Unito ha svelato alla testata inglese I che razza di incubo è stata la permanenza nel Villaggio olimpico, che aveva già raccolto un mare di critiche per il caldo insopportabile, la scomodità dei letti e la pessima qualità del cibo. Il nuotatore carnivoro ha rivelato: «Mi piace anche il pesce, ma le persone hanno trovato i vermi. Non va bene. Voglio solo che le persone abbiano le migliori condizioni e penso che siano gli atleti a poter far conoscere meglio la situazione». Il pesce con i vermi era giusto quello che ci mancava. Troppo facile ipotizzare che l’abbiano pescato nelle limpide acque della Senna. Un portavoce degli organizzatori, appena la storia dei vermi è diventata di dominio pubblico, ha detto al Guardian: «Noi ascoltiamo gli atleti e raccogliamo i loro feedback molto seriamente. Il nostro partner Sodexo Live! ha lavorato in maniera proattiva per adattare le forniture alla domanda in aumento dei ristoranti del Villaggio. […] Le quantità di alcuni prodotti sono state significativamente aumentate». Per la cronaca, Sodexo è il gigante della ristorazione francese e, come si legge sul suo sito, «è leader nell’offrire soluzioni per un’alimentazione sostenibile e nel generare esperienze di valore in ogni momento della vita». Ecco, al di là dell’infortunio (grave) dei vermi denunciato da Peaty, qui la parola chiave è «sostenibilità». Nel prosieguo dell’intervista, il campione britannico racconta ben di più: «Il catering non era sufficientemente buono per il livello che ci si attende per degli atleti. Dobbiamo dare loro il meglio che si può. A Tokyo il cibo era incredibile, a Rio anche. Ma questa volta mancavano opzioni a sufficienza sulle proteine». Il sei volte «medagliato» olimpico ha anche alzato il tiro perché ha capito perfettamente da dove veniva una certa impostazione della mensa olimpica: «Per migliorare l’impatto ambientale, hanno ridotto del 60% i piatti a base di carne: ma io come faccio a seguire la mia dieta?». «Qui la narrativa della sostenibilità è stata scaricata sugli atleti. […] Io ho bisogno di carne per le mie prestazioni e di mangiare come mangio a casa quando mi alleno. Non capisco perché dovrei cambiare dieta». Se per un attimo ci si astrae dalle piscine, dai ristoranti del Villaggio olimpico e dal regime alimentare degli atleti, è facile notare che il discorso su chi debba pagare il conto della cosiddetta sostenibilità segue sempre le stesse dinamiche. Che si parli di case green, di auto elettriche o di cibo, l’incessante chiacchiericcio sulla sostenibilità in nome della difesa dell’ambiente copre una ristrutturazione economica, che comporta un gigantesco scaricabarile dei costi dal produttore al consumatore e dallo Stato al contribuente. Il messaggio di Adam Peaty è molto semplice e potremmo tradurlo così: caro Cio, cara Francia, caro Emmanuel Macron, volete la transizione green e volete ridurre i consumi di carne? Ok, ma non sulla pelle di chi poi deve performare in piscina, o in uno stadio di atletica. Nei giorni scorsi, Peaty si è anche tolto qualche sassolino dalle scarpe ed è intervenuto sulle polemiche che hanno investito i nuotatori cinesi della staffetta, capaci di battere americani, francesi e inglesi. «Non ha senso vincere se non vinci correttamente», ha detto, rispondendo a una domanda su un presunto doping.Quanto ai vermi nel pesce, vista la figuraccia olimpica è sicuramente da escludere che facciano parte del programma di avvicinamento dell’Unione europea al pieno sdoganamento dei vermi. Mentre alle prossime Macroniadi, se mai ce ne saranno delle altre, si potrebbe affidare il catering al celeberrimo chef inglese Gordon Ramsey. Che oltre ad avere 17 stelle Michelin è il suocero di Peaty e, soprattutto, conduce in Gran Bretagna il seguitissimo programma Cucine da incubo.