2019-05-03
Ogni anno l’Inps mette le mani su 1 miliardo dovuto alle famiglie
Durante la gestione di Tito Boeri, parte dei 6 miliardi versati dalle aziende a favore dei dipendenti con figli è stata usata per altri scopi. Pasquale Tridico: «Voglio capire». Dei 6 miliardi di euro annui destinati agli assegni familiari ne sono stati erogati dall'Inps poco più di 5. Bufera. Sei miliardi in meno alle famiglie. Dal 2012 al 2017 dei circa 6 miliardi di euro annui destinati agli assegni per i nuclei familiari dei lavoratori dipendenti ne sono stati erogati poco più di 5. Un miliardo all'anno, più o meno il 16%, è stato destinato dall'Inps ad altri capitoli di bilancio e non è finito nelle tasche di chi ne aveva diritto. L'ex presidente Inps, Tito Boeri, rintracciato dalla trasmissione Le Iene si è limitato a dire che non è più il responsabile dell'istituto e che non è tenuto a parlare. Il neo commissario, Pasquale Tridico, si è invece impegnato a verificare dove siano finiti tutti questi soldi. Un promessa da segnarsi sul taccuino, sebbene il tema - scopriamo - fosse già emerso in Parlamento e purtroppo caduto nel vuoto. «Spero che la denuncia fatta dalla trasmissione di Mediaset che ha dedicato una puntata al tema e ora da un organo di stampa, valga più di quella di un parlamentare durante un question time», spiega alla Verità il presidente dell'Associazione famiglie numerose Mario Sberna che racconta tre anni di battaglie portate avanti, prima dentro e poi fuori Montecitorio, al fine di rimettere nei portafogli delle famiglie italiane i sei miliardi di assegni destinati dall'Inps ad altro. La vicenda è stata resa nota al grande pubblico nella trasmissione televisiva dello scorso 30 aprile, ma a scoperchiarla per primo è stato proprio Mario Sberna in un'interrogazione in aula del 24 maggio 2016 all'allora ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. In pratica Sberna, che nella legislatura 2013 - 2018 ha militato tra le fila di Democrazia solidale (formazione di parlamentari cattolici che ha sostenuto i governi di coalizione), ha studiato tutti i bilanci sociali dell'Inps diffusi dal 2012 scoprendo che ogni anno, fino al 2017, l'Istituto nazionale di previdenza ha erogato assegni al nucleo familiare (Anf) in maniera minore rispetto a quanto raccolto dal fondo di solidarietà preposto per questo tipo di servizio, in cui versano tutti i lavoratori dipendi sia con figli che senza figli. Dati alla mano, Sberna ha osservato che annualmente tutti i lavoratori versano circa 6 miliardi di euro, trattenuti dai loro stipendi per gli assegni famigliari, che poi l'Inps riversa ai lavoratori con figli per un totale, però, di circa 5 miliardi. Tutto questo si concretizza con assegni familiari decurtati per una media del 16%, con cifre che, però, diventano molto sostanziose soprattutto per quelle famiglie numerose che sono lasciate sole, sia economicamente che culturalmente, nello sforzo titanico di invertire la rotta dell'inverno demografico italiano che porta sconquassi tanto alle casse delle previdenza quanto al tessuto sociale del Paese. «Questo miliardo l'anno di ammanco per una famiglia con cinque figli si traduce con un assegno familiare più leggero di 1.200 euro in una anno, per una con tre figli la perdita annua è invece di 600 euro», ripete Sberna alla Verità dopo aver già snocciolato questi dati alle Iene, «se consideriamo i sei anni dal 2012 al 2017, una famiglia numerosa si è vista scippare in media circa 7.000 euro». Sberna riferisce inoltre che gli esperti dell'Associazione delle famiglie numerose, dopo aver studiato con attenzione tutti i bilanci dell'Inps, ipotizzano che i soldi non sarebbero andati a finanziare gli assegni familiari di alcune categorie «scoperte» come contadini, colf e badanti ma che probabilmente siano andati alimentare il fondo pensioni generale che è perennemente in rosso. Tra l'altro, considerando che l'Inps pubblica i suoi bilanci solo dal 2012, Sberna non si sente di escludere completamente che il gioco dello storno di questo miliardo sia avvenuto anche in passato per molti anni, con buona pace di milioni di famiglie italiane. «L'unico risultato che ha avuto la mia interrogazione a Poletti è stato che dal 2017 il bilancio dell'Inps è diventato meno trasparente i dati sono presentati in maniera aggregata e sono meno comprensibili», denuncia ancora l'ex deputato, «sempre nel 2017, in occasione del congresso nazionale delle famiglie a Roma, feci le stesse rimostranze a Tito Boeri, il quale si limitò a farmi un sorriso senza nemmeno degnarmi di una risposta». Risposte che adesso Sberna insieme ad altre associazioni familiari cerca dal futuro presidente dell'Inps Pasquale Tridico che davanti ai microfoni delle Iene ha promesso che in un mese farà luce sulla destinazione presa da questi fondi. Nel frattempo proprio in riferimento all'avanzo di cassa strutturale di circa un miliardo di euro, il senatore della Lega Simone Pillon nelle scorse settimane aveva presentato un emendamento alla finanziaria per aumentare del 100% gli assegni alle famiglie con quattro o più figli e del 50% a quelle con tre. L'emendamento non è stato ammesso ma l'interessato garantisce che ci saranno nuovi incontri sul tema tra i ministri competenti. Vedremo. Basterebbe comunque fare luce su questo giallo. E garantire l'assegno pieno a chi spetta. Andando a spulciare i dati relativi al 2017 si evince che dei circa 6,14 miliardi di euro raccolti dal fondo destinato ai nuclei familiari dei lavoratori dipendenti poco più di 5,07 miliardi finiscono nelle tasche della medesima categoria. Circa 729 milioni finiscono alla voce «Pensioni per carichi familiari», pochi spicci sono destinati agli assegni familiari dei braccianti agricoli, mentre 124 milioni riguardano il sostegno dei figli dei collaboratori domestici e delle badanti. In ogni caso, non si capisce perché la contribuzione che arriva dai lavoratori dipendenti non sia integralmente destinata a loro e venga ripartita al sostegno di agricoltori, artigiani e commercianti le cui casse non sono sufficientemente capienti. Tali capitoli dovrebbero essere trattati come ammortizzatori sociali, il che ci riporta al punto di partenza. Anche se nel 2017 i soldi non sarebbero finiti alla voce generica pensioni, ballano comunque sei miliardi che prima o poi andranno restituiti alle famiglie dei lavoratori dipendenti. Il vicepremier Luigi Di Maio ai tempi dell'interpellanza di Sberna aveva lanciato l'allarme. Ora è anche ministro del Lavoro e ha tutti le armi per fare chiarezza.